Anthrax – Among The Living – Bella vita di merda in mezzo ai vivi.

Anthrax – Among The Living

Anno: 1987

Paese di provenienza: USA

Genere: thrash metal

Membri: Scott Ian – chitarra; Charlie Benante – batteria; Frank Bello – basso; Joe Belladonna – voce; Dan Spitz – chitarra

Casa discografica: Island Records

  1. Among The Living
  2. Caught In A Mosh
  3. I Am The Law
  4. Efilnikufesin (N. F. L.)
  5. A Skeleton In The Closet
  6. Indians
  7. One World
  8. A. D. I./ Horror Of It All
  9. Imitation Of Life

Spargere il morbo. Come il disco precedente titolava, così parte Among The Living. C’è un’ispirazione kinghiana dietro l’attrazione per gli aspetti pandemici della pazzia umana. La title track parla infatti di Randall Flagg, l’antagonista principe dell’Ombra Dello Scorpione (1978); ed è solo l’inizio di una scaletta in cui i riferimenti letterari si fanno spesso notare. Allo stesso tempo è il principio martellante di un trittico micidiale: Among The Living – Caught In A Mosh – I Am The Law. Una sostanza simile forse è stata eguagliata solo dagli Exodus di Fabulous Disaster (1989). Among The Living insegna che non c’è più spazio per le partiture nostalgiche di Spreading The Disease, eliminate in favore di un fuoco hardcore thrash riottoso e sgomitante. Caught In A Mosh è un inno dedicato proprio alla danza belluina a cui tutti gli avventori di un concerto thrash prendono parte; d’altronde con un ritmo del genere come si può evitare? Da una dimostrazione reale di fisicità spinta alla sua esasperazione ad una visiva: I Am The Law si ispira al fumetto del controverso Giudice Dredd, lo stesso personaggio del film con Stallone (ugualmente ambiguo). In ogni caso il pezzo, tra cori fomentanti e riff ultra veloci, è una manna dal cielo per tutti gli headbangers del pianeta. Il genio di Dan Spitz e soci viene però allo scoperto in tracce come Efilnikufesin (N. F. L.), prove di un suono ormai forgiato in serpeggianti e concentrici ipnosi chitarristiche di assoluta personalità. Il titolo è da leggere al contrario in modo da ottenere ciò che rappresenta la sigla: Nice Fucking Life. Un esempio dell’ironia amara che accompagna gli Anthrax più maturi, ormai lontani dalle banali esibizioni di rabbia giovanile e sempre più addentrati in una critica sociale più aspra.

Tra i momenti più aggressivi e cerebrali di Among The Living c’è A Skeleton In The Closet, una pioggia di chitarre deturpate da plettrate iper soniche. Anche in questo caso Stephen King è il punto di partenza con il racconto Un Ragazzo Sveglio della raccolta Stagioni Diverse (1982). Fantastica unione di eleganti melodie e furiose cavalcate, Indians è un tributo ai veri e segregati americani, in cui il gruppo di New York certifica una crescita sia musicale che testuale. Come A Skeleton In The Closet, One World è, da un punto di vista prettamente tecnico, uno degli episodi più riusciti del disco. Una scorribanda thrash inappuntabile in cui ogni riff e ogni cambio di ritmo è gestito alla grandisima, esempio della perfezione che il genere aveva ottenuto in quegli anni, vedasi gruppi come Forbidden o Vio – lence. Quasi a mò di suite, A. D. I./Horror Of It All riprende il mood del disco con tanti riff e intrichi sempre interessanti, andando a sfiorare gli otto minuti di durata; mentre in conclusione Imitation Of Life suggella la furia punk hardcore con le urla di Belladonna, a metà tra un disperato richiamo primordiale e un assalto metropolitano underground. Among The Living venne interamente dedicato alla morte di Cliff Burton, musicista compianto da praticamente tutto il mondo del metal. La sua importanza comunque deriva soprattutto dal fatto che è un fottutissimo capolavoro.

Voto: 10

Zanini Marco

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