Recensione: “La frana” – Silvana Mulas – Catartica Edizioni

Recensione: “La frana” – Silvana Mulas – Catartica Edizioni

 

“La frana” è un romanzo scritto da Silvana Mulas che si sviluppa durante il 1951, e che oltre a riportare in modo oggettivo il dramma della frana (come il titolo lascia intuire) avvenuto nel paese di Orsini in Sardegna esattamente nel 1951, permette di rivivere la condizione della donna in quel periodo storico e in quelle circostanze emergenziali,  ma non solo.

Innanzitutto ci ricorda (cosa a cui capita spesso di non pensare) di quanto fosse diverso il mondo 70 anni fa, quando la tecnologia come la conosciamo oggi era pressoché assente. Silvana Mulas punta i riflettori prevalentemente sulla situazione dell’universo femminile, a partire da Luisa la protagonista del romanzo, ma anche su tutte le altre donne che in qualche modo entrano nella sua vita, non solo relativamente ai loro vissuti e al ruolo della donna in famiglia, ma anche al loro modo di agire e reagire, alla restrittiva credenza dell’epoca, con uno sguardo determinato verso l’emancipazione.

Purtroppo le donne stesse non sempre erano solidali verso chi si ribellava, anzi potevano divenire più crudeli degli uomini stessi, dando il via ad una serie di pettegolezzi e denigrazioni.

A tutto questo va a sommarsi, come detto, il disastro della frana, rompendo di colpo gli equilibri, per quanto precari, esistenti.

Dopo il disastro la situazione morfologica e la vita del paese, è mutata: chi resta, chi deve andar via, chi decide di ospitare quelli a cui la casa è stata distrutta.

Gli aiuti degli Enti, seppur gestiti da graduatorie, non riescono a placare i malumori di chi,  per svariati motivi, si sente vittima.

Tutto questo porta ad un ulteriore aggravamento nella situazione delle donne, infatti famiglie che prima riuscivano tranquillamente ad autogestirsi, ora si vedono costrette a far lavorare le figlie come domestiche, presso le famiglie più abbienti o più fortunate.

Nel romanzo spicca la figura della maestra di scuola, ruolo che rappresenta per l’epoca un modello di emancipazione femminile.

Un libro modello per riflettere anche sulla figura femminile, sulle difficoltà incontrate, sui giudizi e sugli stereotipi di genere tanto forti ancora oggi ma per fortuna, un po’ meno radicati rispetto al passato.

Un libro, dunque, che fa vedere una società attraverso i tempi e le difficoltà naturali e non, ma anche in grado di far notare somiglianze e divergenze ad esempio con l’alluvione del Vajont dove, per una causa o per l’altra, la terra e l’acqua hanno interagito improvvisamente, con violenza tale da trasformare i paesani in nuovi esuli.

Dolore, gioia, frustrazione, tristezza, rabbia, rassegnazione, rimprovero, amarezza e tanto altro, tra cui anche la speranza in una vita migliore e la realizzazione di se stessi, e molto altro ancora, accompagneranno il lettore durante la lettura.

Una sorta di  viaggio alla riscoperta del passato, delle origini, con un pensiero continuo agli atti umani sul territorio e sulle emozioni, nel rispetto dei ruoli e dei generi sociali, in un viaggio crepitante di stati d’animo ed emozioni.

Consigliato vivamente a tutti i lettori d’ogni tempo e d’ogni luogo, per non dimenticare e per lavorare su una nuova e migliore società, partendo innanzitutto da sé stessi e dal proprio comportamento.

Buona lettura.

 

 

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