Intervista a Francesco Savio – Felice chi è diverso – Fernandel

Intervista a Francesco Savio – Felice chi è diverso – Fernandel

Abbiamo da poco recensito il romanzo di Francesco Savio – Felice chi è diverso edito da Fernandel, e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore.

 

Ciao Francesco benvenuto sulle pagine de i gufi narranti possiamo darci del tu?

  • Quanto di autobiografico c’è in questa tua opera?

Ciao. I miei romanzi partono sempre da uno spunto autobiografico. Percepisco la mia scrittura come un iceberg, con una parte in superficie (autobiografica) e l’altra sommersa (non autobiografica). Le masse di ghiaccio poi nei miei libri si confondono, tanto che alla fine della storia non so più cosa mi sia accaduto veramente e cosa invece sia capitato al protagonista del mio romanzo.

  • Spesso i giovani non amano né leggere né studiare: cosa si può fare per avvicinarli a questo mondo meraviglioso che è la letteratura?

Nel mio lavoro quotidiano di scrittore e libraio cerco di consigliare buoni libri, libri che non siano solo prodotti di consumo e intrattenimento.

  • La vita quotidiana è piena di esigenze e, per potersi guadagnare da vivere, non sempre (cause circostanze avverse e/o scelte sbagliate) si può fare ciò che ci rispecchi veramente: cosa ti senti di dire a costoro per aiutarli a superare almeno un po’ questo senso di frustrazione?

Una soluzione può essere ritagliarsi all’interno di ogni giorno, o quasi, dei momenti di bellezza. Leggere un libro, scrivere, guardare dei film di qualità. Pensando al vagabondo delle stelle di Jack London che anche in prigione “immaginava mondi” dentro la sua testa, e queste fantasie gli consentivano di vivere.

Come ti sei avvicinato alla lettura? Hai sempre amato leggere oppure è stata una scoperta tardiva?

Mi sono avvicinato alla lettura in modo serio durante il servizio militare, quando ho iniziato a cercare delle risposte in grado di giustificare la mia diversità e il mio amore per la solitudine. Mi sono sentito diverso fin da bambino, anche a causa della prematura perdita del padre. Poi non ho più smesso, di leggere, e ho trovato nella scrittura la mia forma di espressione, priva di vanità.

  • Nel tuo libro il protagonista risulta critico verso le scuole di scrittura creativa, come dovrebbero essere impostate per essere di qualche giovamento agli aspiranti autori?

Penso che le scuole di scrittura, in Italia, siano utili a creare lo scrittore-prodotto, capace di creare il libro-prodotto di consumo, tipologia di libro che non m’interessa. E che siano utili come fonte di sostentamento economico per alcuni insegnanti-scrittori. Si è scrittori, oppure no. La scuola di scrittura non è necessaria. Mi riferisco all’essere uno scrittore autentico, non a quelle persone che assumono la posa dello scrittore, senza esserlo. Leggere, studiare i libri di altri scrittori credo sia la migliore scuola di scrittura esistente. Poi dipende dal talento individuale.

  • Come giudichi la figura dello scrittore-ombra?

Sinceramente non mi sono mai posto la domanda, è un tema che non m’interessa.

  • Quali sono i tuoi generi letterari preferiti?

Il romanzo autobiografico è il mio genere letterario preferito, ma ultimamente leggo meno narrativa e più saggistica, soprattutto filosofia. In questo 2023 gli autori che ho letto con maggiore soddisfazione e piacere sono stati Martin Amis, Luigi Zoja e Byung-Chul Han.

  • Sei già all’opera su qualcos’altro?

Al momento no. Come sempre quando pubblico un libro penso che sia l’ultimo. Felice chi è diverso sarà quindi il mio ultimo romanzo…

  • Da autore, ti senti coraggioso nell’esporre pensieri e tematiche che magari possano non riscontrare il favore del pubblico e della critica e forse suscitare addirittura polemiche?

Certamente sì. Ho faticato a trovare un editore per Felice chi è diverso, anche perché si tratta di un romanzo che, tra le altre cose, prende in giro il sistema editoriale italiano. E non tutti amano farsi prendere in giro. In generale le persone sono permalose, e si prendono molto sul serio. Basta sfogliare i social network. Il protagonista del mio romanzo è il primo a mettersi a nudo, a svelare le proprie insicurezze, e fa lo stesso con ciò che lo circonda. Cerca di essere ironico, e autoironico. Se avessi scritto un romanzo furbo su alcune tematiche alla moda, un romanzo-polpettone in grado di rispondere alle momentanee esigenze del mercato, probabilmente avrei trovato un grande editore disposto a pubblicarlo. Ma francamente io scrivo quello che voglio, quello che sento. Cerco di scrivere libri necessari, almeno per me. Altrimenti leggo. Nel variegato mondo degli scrittori italiani penso di essere un outsider, figura analizzata in modo esemplare dal noto libro di Colin Wilson. Ed essere un outsider comporta un prezzo da pagare. Per come la vedo io essere uno scrittore autentico vuol dire camminare nudi per strada. Ci vuole quindi coraggio, in mezzo a tanti altri vestiti.

  • Cosa pensi quando libri come ad esempio Il Codice da Vinci vengono pesantemente criticati? È comunque giusto che vengano presi fra le mani? Esistono una letteratura di serie A e un’altra di serie B?

Come scrivo nel mio romanzo, non amo i libri d’intrattenimento. Per intrattenermi preferisco fare altro, non leggere. La lettura per me deve essere elevazione. Un libro mi deve emozione e stupire, mi deve commuovere e far sorridere. Da un libro io devo imparare e migliorare. Io studio i libri che leggo. Purtroppo molti leggono per intrattenersi o non hanno le basi per leggere testi profondi. Non giudico chi lo fa, ma se una persona legge solo per intrattenersi, non sa quello che si perde. Peggio per loro!

  • Tristemente, molte librerie tradizionali chiudono: come si può fare per rispondere a questa crisi?

Disgraziatamente, non c’è molto da fare. Lo Stato dovrebbe aiutare i proprietari di librerie nel pagamento degli affitti dei locali o farsi carico di altre agevolazioni, e una libreria dovrebbe essere vista come un luogo sacro e indispensabile, un bene fondamentale per la comunità. In ogni quartiere dovrebbe esserci una libreria. Invece non è così, perché la Cultura in verità non interessa. Molti si riempiono la bocca con la parola Cultura spesso solo avere qualche vantaggio economico personale. Ai governi conviene avere un popolo ignorante. I libri permettono di scoprire e cambiare la visione del mondo, per questo sono fastidiosi. Emblematico, in senso negativo, la scelta di Meloni di togliere ai ragazzi di diciotto anni la possibilità di spendere 500 euro all’anno in libreria grazie alla 18app. Hai mai sentito Meloni parlare di un libro? Salvini emozionarsi per un libro letto? La Russa, Gasparri?

  • Come ti poni di fronte al discorso del formato di un testo? Basta che si legga oppure preferisci che sia cartaceo o digitale?

Preferisco nettamente il cartaceo, il digitale lo uso solo per lavoro, per leggere manoscritti inediti da valutare per alcuni editori.

Ringraziamo Francesco Savio per la disponibilità e gli diamo l’arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti

Matteo Melis

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.