Recensione: Uru – Fabio Carbone – Fernandel

Recensione: Uru – Fabio Carbone – Fernandel

 

Il romanzo breve (poco più di un centinaio di pagine) di Fabio Carbone affonda le sue radici nella tradizione Salentina dove tra le varie leggende c’è quella dell’Uru (conosciuto anche con nomi diversi).

La storia proposta rimbalza tra la monotonia di una vita quotidiana frustrante e la presenza di qualcosa di sovrannaturale e incomprensibile che il protagonista deve affrontare e comprendere, anche  grazie alla collaborazione di chi, ognuno a suo modo, pensa di poter risolvere “l’enigma”.

Il racconto è ambientato nei primi anni del 2000, la scrittura fluida e colloquiale rende la lettura godibile e accattivante.

Non posso definirlo un libro dell’orrore (ci sarebbe da disquisire  però su cosa lo sia) Uru è piuttosto l’intrecciarsi di esperienze oniriche, o oniriche solo apparentemente, che  danno al romanzo sicuramente un’atmosfera che definirei, come minimo, soprannaturale.

È un libro molto più profondo di quanto il titolo e la copertina potrebbero far pensare perché parla di vita, di sofferenza e dell’impotenza  di chi la sofferenza è costretto a vederla e viverla sulla pelle “solo” di “rimbalzo”, con tutto quello che ne segue.

Uru è il classico libro che non ti aspetti, che è esso stesso un colpo di scena nel colpo di scena.

Il personaggio principale è uno solo, attorno al quale ne ruotano altri, ma non troppi e non si rischia di far confusione come ogni tanto può accadere quando i nomi che si presentano sono molteplici a volte anche più del necessario.

Avvicinatevi a Uru con convinzione perché è un testo che vi fa immergere nella realtà del libro e non delude neanche un attimo, sia i lettori che amano le storie diciamo “fantastiche” che quelli il cui gusto letterario è più favorevole a storie di vita reale perché in Uru c’è tutto.

PS vorrei fare i complimenti a Stefano Bonazzi, vecchio amico del blog, per la sua stupenda copertina che è per il libro la classica ciliegina sulla torta!

 

Sandra Pauletto

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