Il rapporto padri / figli nella vita e nelle opere di Stephen King

Quello che segue e un rapido e parziale excursus sulle figure paterne nella vita di King e nelle sue opere, mi sono concentrato solo su alcune figure perché prenderle in considerazione tutte sarebbe diventato più un lavoro per un saggio che un articolo per un blog, ma non escludo di integrarlo nel tempo aggiornandolo man mano.

Buona lettura.

Il rapporto padri / figli nella vita e nelle opere di Stephen King

 

Donald Edwin Pollock nasce a Peru (Indiana, Stati Uniti d’America) nel 1914, da una famiglia di origini scozzesi-irlandesi.

Lui e sua sorella Betty rimangono orfani di padre molto presto (Donald ha 4 anni), a causa di una malattia respiratoria che è degenerata in una pandemia che miete milioni di vittime.

In età edulta, svolge diversi lavori per guadagnarsi da vivere: marinaio mercantile (è arrivato al grado di capitano) nella Seconda Guerra, impiegato presso un’azienda di elettrodomestici, venditore ambulante di aspirapolvere; inoltre, ha anche una grande passione per la letteratura ed addirittura fa qualche tentativo in tal senso.

Cambia legalmente il suo cognome in King (anche se non sono sopravvissuti documenti che attestassero la procedura) e conosce la tranquilla casalinga Nellie Ruth Pillsbury. Si sposano nel 1939 e cercano di avere figli ma non vi riescono e ciò li porta all’adozione di David Victor nel 1945 (l’amatissimo fratello dello scrittore del Maine, deceduto oltre due anni fa).

Inaspettatamente, la signora King resta incinta e, nel 1947, da alla luce Stephen Edwin. La vita procede, con Donald spesso via di casa per lavoro.

Un giorno, quando i figli hanno uno 4 e l’altro 2 anni, King esce di casa con la famosissima scusa dell’acquisto di un pacchetto di sigarette e sparisce dalla circolazione (stando a quanto si sappia, è morto nel 1980 in Pennsylvania, lasciando una nuova famiglia composta dalla seconda moglie e i loro quattro figli, mai incontrati da David e Stephen).

padri

 

Comincia così una vita abbastanza difficoltosa, con la madre che gira in lungo e in largo gli Stati Uniti (andando anche oltre, visto che per un periodo vivano addirittura nel Regno Unito), appoggiandosi ai parenti e facendo lavori di ogni genere per mantenere sé stessa e la prole (come stiratrice, commessa, donna delle pulizie…).

La mancanza della figura paterna è un duro colpo nella vita dei King, ma nonostante tutto ha degli sviluppi inaspettati col piccolo Stevie che rinviene vecchi libri del genitore (che ama in particolar modo il genere fantascientifico e dell’orrore) e ciò getta in un lui un seme che, col tempo, lo porta a diventare l’acclamato autore del Maine (detto familiarmente Zio da tanti suoi estimatori) da milioni di copie, con una carriera che dura da oramai quasi cinquant’anni e contrassegnato dal marchio di Re del brivido, pur avendo lui dimostrato di saper spaziare fra vari generi letterari.

Anche Stephen King si costruisce (con maggior successo dei suoi genitori) una famiglia e sposa Tabitha Jane Spruce, conosciuta nel 1971 all’ateneo di Orono e sposata nel 1971 (pure lei, in seguito, scrittrice); da questo rapporto nascono tre figli: Naomi Rachel (addetta alla ristorazione, attivista LGBT ed attualmente pastora), Joseph Hillstrom (scrittore col nome d’arte di Joe Hill) ed Owen Phillip (parimenti autore, ma con meno successo del padre e del fratello)

Certo, il vuoto lasciato da Donald (ma anche poi la morte della sua amatissima madre Ruth) è difficile da superare e infatti la vita del Re è stata molto sregolata, con problemi di varie forti dipendenze (fra droga, fumo ed alcol) che gli hanno quasi costato il matrimonio e l’esercizio della sua potestà genitoriale oltre che la salute.

Nonostante ciò, l’amore della sua famiglia, la letteratura (che lui riesce a far diventare il suo mestiere) ed anche, forse, un pò di spiritualità (nonostante abbia da tempo rigettato la fede metodista nella quale era stato cresciuto, essendo divenuto piuttosto critico nei confronti delle religioni organizzate come appunto il Cristianesimo), riescono a dargli maggiore serenità nel corso della sua esistenza.

Come ben sappiamo, la bibliografia di King è disseminata di riferimenti (tanti) alla sue vicende biografiche e, solo nel caso della figura paterna, possiamo trovare molti spunti (come nel caso del Signor Marsh di It e di Jack Torrance in Shining) dove i padri vengono presentati o come figure assenti oppure come violente e prevaricatrici.

E infatti King (che ha o aveva cinque zie materne ed altrettante cognate, sorelle della moglie e la cui vita è stata segnata dal rapporto viscerale con la madre Ruth, morta cinquant’anni fa) è molto critico nei confronti degli altri uomini e molto dalla parte delle donne con le loro rivendicazioni sociali e si definisce senza problemi femminista, con gli esponenti del cosiddetto sesso forte che, nelle trame dei suoi libri, facciano spesso figure non esattamente positive e questo può essere visto in particolar modo nel romanzo scritto a quattro mani col figlio Owen, ossia Sleeping Beauties, dove sono messi duramente alla prova dal fatto di non potersi appoggiare a quelle figure così importanti e troppo spesso bistrattate che sono madri, sorelle, figlie, mogli, amiche, che danno per scontate pensando di essere gli unici e insostituibili punti di riferimento nella famiglia e nella società, dimenticandosi in molti casi dell’importante e fondamentale contributi dato dall’altra metà del cielo.

 

Esempi di padri disfunzionali nelle opere di King

 

Alvin Marsh (dal romanzo It): sposato con Elfrida, è padre di Beverly (unica componente di sesso femminile del Club dei Perdenti). Pur non essendo alcolizzato o tossicodipendente, si comporta da persona violenta e aggressiva e abusa ripetutamente di sua moglie e della figlia, rivelandosi anche (in particolar modo dopo essere rimasto vedovo molto presto, trovandosi ad essere un padre solo) un genitore dal comportamento pesantemente soffocante e apprensivo; non per nulla, per colpire la ragazzina (poi adulta), è una delle forme che Pennywise assuma.

Oscar “Butch” Bowers (sempre nel romanzo It): padre del bullo Henry che è il capo della banda rivale dei Perdenti; in passato militare nella Marina degli Stati Uniti, è un uomo assai convinto della supremazia bianca (si rende infatti responsabile di numerosi atti verbali e concreti di razzismo nei confronti della famiglia di colore degli Hanlon) nonché assai misogino (odia le donne, che considera alla stregua di prostitute); picchia spesso moglie e figlio e quest’ultimo cresce interiorizzando purtroppo gli ideali e la morale distorta del genitore.

John Daniel “Jack” Torrance (in Shining): insegna letteratura inglese nelle scuole ma ha un carattere scostante (infatti, ad esempio, fa a botte con uno studente per avergli danneggiato la macchina e spezza un braccio al figlio Daniel in un accesso di rabbia) e inoltre beve troppo; a causa di ciò, perde il lavoro e deve perciò trovarsi una nuova occupazione, che ottiene come guardiano invernale dell’Overlook Hotel, in Colorado. La sua grande passione è la scrittura e sogna di scrivere un romanzo tutto suo, cosa che fa nei ritagli di tempo libero dalle incombenze dell’albergo. La nefasta influenza dell’edificio stregato risveglia la sua rabbia e gli fa quasi uccidere la moglie e il figlio.

George Reade: sposato e padre di Charles (detto Charlie), quando il figlio ha sette anni la famiglia viene colpita da una grave tragedia, quella della morte di sua moglie in seguito a un incidente stradale (investita da un furgone). Egli cade in depressione e comincia ad eccedere nel bere, per quanto, paradossalmente, non diventi mai violento e aggressivo nei confronti di Charles (uno studente come tanti, più bravo nelle attività sportive che coi libri), che matura molto per questo motivo e riesce a far uscire il suo vecchio dal tunnel.

 

Matteo Melis

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