I giorni della libertà – Alessandro Milan – Mondadori

I giorni della libertà. Storie di chi ha combattuto per l’Italia di Alessandro Milan (Mondadori)

 

Ci sono argomenti di cui spesso pensiamo di sapere già tutto, dei quali si ritiene sia stato scritto tutto quello che si poteva scrivere, argomenti che crediamo di avere già fatto nostri, sui quali magari non occorre più porre l’attenzione delle nostre riflessioni. Uno di questi  è sicuramente quello che riguarda il periodo del fascismo, della sua successiva caduta e di quanto successe in Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943.

È vero che molte pubblicazioni ormai sembrano aggiungere poco o niente all’argomento ma ogni tanto spunta un libro che ci apre gli occhi, che ci fa capire quanto invece ci siano ancora tante cose da dire, da ricordare, da riportare alla luce, tante cose su cui troppo spesso sembra che il velo dell’oblio si sia posato definitivamente.

Uno di questi libri è di certo “I giorni della libertà. Storie di chi ha combattuto per l’Italia” (Mondadori), l’ultima fatica letteraria di un autore che non ha certamente bisogno di presentazioni, che ormai ci ha abituati a libri di grande spessore,  che personalmente amo in maniera viscerale, sto parlando di Alessandro Milan, noto giornalista e conduttore radiofonico di Radio24 per la quale attualmente conduce la fortunata trasmissione “Uno, nessuno, centomilan”.

L’ambientazione principale del suo nuovo libro è quella di una Milano alle prese con le devastazioni della guerra, nella quale è difficile ormai anche recuperare un po’ di cibo da mettere in tavola. Non tutti subiscono questa realtà in maniera passiva, alcuni  decidono che bisogna fare qualcosa per far saltare il banco e provare a ridare dignità e benessere ad una popolazione ormai allo stremo delle forze.

Oltre a dipingerci il contesto sociale, storico, politico ed ambientale, Milan ci regala il ritratto di una serie di “eroi” che hanno in prima persona lottato e combattuto, alcuni fino alla morte, per il nostro paese.

Credo che il lettore non possa non affezionarsi a personaggi come Libero Temolo e suo figlio, Carmela Fiorili e sua figlia Francesca, Angelo Aglieri, e non solo. Il viaggio nel quale Alessandro Milan ci accompagna, come un novello Virgilio e noi lettori nelle vesti di spaesati Dante, ci porta anche ad uscire da Milano per trovarci a vivere il drammatico contesto del campo di concentramento di Fossoli (paese alle porte di Carpi, nel modenese) e continuando fino al campo di concentramento di Flossemburg, senza tralasciare una piccola tappa nelle relativamente tranquille campagne di Arzignano nel vicentino.

Un viaggio ricco di carica emotiva, nel quale i dolori delle donne che perdevano i loro figli ed i loro mariti diventano il nostro dolore, nel quale sentiamo la tristezza profonda di figli che da un giorno all’altro non hanno più un padre o una madre, facciamo nostro il dramma di una comunità che pian piano perde ogni certezza,  ogni diritto,  ogni dignità.

Effettivamente Alessandro Milan riesce a far sentire al lettore il dramma profondo che le persone dovevano provare, la paura che deriva dal non sapere mai se una volta usciti la mattina da casa si riuscirà a farvi ritorno la sera, il continuo dover soppesare sguardi e gesti per non rischiare di incorrere in situazioni poco piacevoli.

Io sono rimasto particolarmente colpito dalla tappa che Milan ci fa fare all’interno del carcere di San Vittore a Milano, che in quel tempo diventava un qualcosa che dire infernale sembra fin eufemistico.

C’è un passaggio che stringe il cuore: quando l’illusione di libertà, dopo l’Armistizio dell’8 settembre del 43, porta le persone a festeggiare, a gioire per quella che ritenevano essere l’alba di una ritrovata libertà.

Dico illusione perché in realtà nel breve volgere di un battito di ciglia la gente si rende conto che la libertà e la pace sono purtroppo ancora assai lontane a venire e che per usare un triste adagio, la luce che finalmente vedevano in fondo al tunnel altro non era che il treno che stava per investirli, perché il fascismo che sembrava caduto in realtà non aveva nessuna voglia di cedere il passo e riuscì a riorganizzarsi in quella che ora conosciamo come la Repubblica di Salò ,mettendo nuovamente in ginocchio il nord Italia.

Come se non bastasse neanche la Germania nazista intendeva andarsene tanto facilmente dall’Italia, tutt’altro.

Tutto questo fece si che la delusione prostrasse ulteriormente un popolo già al limite della sopportazione.

Le storie, le vicende, le figure che Milan traccia in questo libro sono opere d’arte, ritratti di una chiarezza e di una limpidezza straordinari.

Si badi bene, tra le figure che incontriamo ce ne sono non soltanto di alto spessore morale, anzi, troviamo pure traditori, gente che per salvarsi la pelle è disposta a sacrificare le persone più care, gente che è disposta a tutto pur di scampare al più nefasto dei destini.

Onestamente credo che questo sia uno di quei libri che merita di essere letto, di essere portato all’attenzione di tutti, che dovrebbe essere fatto conoscere anche ai più giovani, a coloro che ancora hanno le ginocchia sotto i banchi di scuola.

Libri come questo sono un patrimonio immenso, sono parte di una documentazione imprescindibile della nostra storia, sono quel vento forte che impedisce al velo inesorabile dell’oblio di depositarsi definitivamente sul ricordo del passato.

David Usilla

 

 

 

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