Intervista a Irene L. Visentin – Buie – Augh! edizioni.

Intervista a Irene L. Visentin – Buie – Augh! edizioni.

Abbiamo da poco recensito “ Buie”, scritto da Irene L. Visentin edito da Augh! Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice. Buongiorno, grazie essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?

 

Grazie a voi per l’ospitalità! Certamente.

 

  • Perché hai scelto di far ruotare i tuoi racconti attorno a protagoniste solo femminili?

Era da molto che volevo portare il punto di vista di sole donne attraverso la narrazione, tanto più in generi come il weird e il grottesco. Nei miei lavori precedenti ho sempre alternato protagonisti maschili con femminili, e spesso approfittavo dei punti di vista maschili per le storie più “crude”. Stavolta volevo dare spazio completo alla molteplicità delle sfaccettature del mondo femminile, che può essere violento, aggressivo e feroce come e forse di più di quello maschile. È mia convinzione infatti che le donne abbiano un canale privilegiato verso i temi più forti, come il dolore, la rabbia e il sangue. Siamo creature difficili probabilmente proprio per la coesistenza di universi così neri accanto alla dolcezza e alla poesia. Era giusto che anche le mie protagoniste dicessero parolacce, fossero cattive o semplicemente cedessero al dolore come lo fanno più spesso i personaggi maschili. Ma in tutta la forza bruta che ho espresso attraverso loro, credo ci sia sempre un fondo di delicatezza e poesia che sono insite in noi.

 

  • Come nasce un tuo racconto ?

Spesso è un’immagine che si palesa. Vedo una scena anche durante semplici momenti quotidiani e mi chiedo “lì come ci arrivo?”. Per cui mi metto al computer e racconto quello che “vedo”. A volte l’immagine è il punto di partenza, altre volte quello di arrivo. Sono immagini generate da un sentimento particolarmente forte, o da una distorsione della realtà. Siccome la quotidianità a volte mi sembra “banale”, la mia mente viaggia per modificarla. E dietro una passeggiata sul lungomare può nascere la storia di un mostro marino o di una buca misteriosa sulla spiaggia. Le immagini più forti restano e sento la necessità di immortalarle sulla carta.

 

  • Sei amante del genere horror/noir o scrivi anche altri generi?

Come lettrice sono onnivora, ma come scrittrice sono prevalentemente nera. Da qualche tempo però i miei lavori sfiorano la fantascienza e la speculative fiction, ma soprattutto mi sto orientando al weird. Credo che ancora più dell’horror sia il genere con cui mi esprimo meglio e che già in alcuni miei lavori si è fatto vedere. Un’influenza che arriva senza dubbio dal terremoto emotivo che per me è stata la lettura de La trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer e la visione del Annientamento, tratto da essa. Mi hanno permesso di scoprire un modo ulteriormente nuovo di vedere il mondo e modificarlo.

 

  • Inquietante lo spunto di uccidere qualcuno per preservarne la bellezza, come nasce l’idea?

Avevo bene impressa l’immagine di questo mondo passato fatto di spensieratezza e luce. Una specie di palla di neve a grandezza naturale, che quindi risulta finta, ma soprattutto effimera. L’idea che la morte sia fermare il tempo è un topos molto usato nella letteratura, ma in Buie volevo portarlo all’estremo. Due giovani che sanno che il loro tempo terminerà trovano la dolcezza del ricordo in un atto estremo, che alla fine funziona. È come quando si infilzano le farfalle per metterle in una cornice. È qualcosa di bello venuto però da un atto macabro. Alla fine si considera sempre la morte come una fine, ho voluto darle un senso di infinitezza quasi “pura”.

 

  • Da lettrice hai uno scrittore preferito al quale ti ispiri ?

I miei padri letterari sono due: Roald Dahl e Joe R. Lansdale. Dahl è stato il mio formatore, da bimba ho divorato tutti i suoi libri. Da lui ho sicuramente preso il lato sardonico e arcigno di rendere i personaggi e storie che finiscono bene, che in realtà non finiscono davvero bene (pensiamo al finale de Le Streghe, per esempio). Lansdale invece è stato il mio padre di carta in adolescenza. È stato lui ad insegnarmi con La notte del drive-in che la letteratura non ha confini di immaginazione e non deve chiedere il permesso a nessuno di essere spietata, a volte volgare e incredibilmente divertente anche nei suoi lati più truculenti ed oscuri.

 

  • Questa è una raccolta di racconti, hai mai pensato di scrivere un romanzo?

Certo, come tutti coloro che scrivono. Anzi, è il grande tarlo di chi nasce come raccontista: tutti aspettano il romanzo di debutto, che a volte, per tempo o idee diverse, sembra non nascere mai. In realtà ne ho uno nel cassetto fermo da un po’ di tempo, è già a buon punto e spero possa vedere la luce quanto prima. Intanto saltello in mondi e storie diverse, finché ci sarà chi avrà voglia di leggermi.

 

  • Quale argomento hai avuto più difficoltà ad affrontare?

In Buie sicuramente è la storia di Carne da macello. È infatti la storia più realista che mette a nudo una donna normale, con difficoltà quotidiane e affettive. È un racconto che ha visto un anno di attesa per venir concluso, perché è stato un percorso complicato. In un racconto come quello, dove la protagonista fa qualcosa di sbagliato per una sorta di logorante quieta disperazione è difficile restarle accanto senza giudicarla e fa male metterla così a nudo come credo di aver fatto io. È una storia che cerca di tenere a bada una furia cieca che alla fine esplode nella disperazione.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

 

 

 

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