Nel Labirinto dell’odio di Dario Bevilacqua (Dialoghi)

Nel Labirinto dell’odio di Dario Bevilacqua (Dialoghi)

 

Si può raccontare con sguardo critico la realtà che ci circonda utilizzando la cornice del romanzo noir? Se leggiamo “Nel labirinto dell’odio (Dialoghi), il nuovo libro di Dario Bevilacqua, ci rendiamo conto che la risposta è sì, si può e lo si può fare in maniera molto precisa e assolutamente impietosa. In effetti l’analisi che l’autore fa delle dinamiche dei social network, del contradittorio mondo universitario, della crisi che sta vivendo la sinistra nel nostro paese e con essa tutta quella che è la politica in Italia, della difficoltà di vivere nella frenesia che regola la vita nella città di Roma, la crisi di valori che ormai rende sempre più complicato il rapporto tra le persone. Detta così sembra di parlare di un mattone a tema sociologico difficile da affrontare, soprattutto in estate quando si ha voglia di evasione e di leggerezza, in realtà, sembrerà strano, ma si tratta di un giallo molto godibile, scritto in maniera fluida e scorrevole, puntellata qua e là da riflessioni, pensieri ad alta voce, su noi stessi e sul mondo che ci circonda, ma sempre in uno scorrere molto avvincente e coinvolgente, che porta il lettore ad avventurarsi in un labirinto fatto di misteri, inganni, verità, bugie e piccole miserie umane. Essendo un giallo con tutti i crismi, non può mancare il mistero da risolvere, l’omicidio che dà il via a tutta la storia. La vittima è un professore universitario decisamente fuori dagli schemi, troppo progressista perché le sue idee possano essere tranquillamente tollerate in un mondo universitario sempre troppo autoreferenziale, e in un mondo politico livoroso e troppo immaturo per essere in grado di accettare davvero l’opinione di tutti facendone tesoro. In una Roma uggiosa, grigia, piovosa, viene messo a capo delle indagini il commissario Santini, poliziotto senza vocazione, schiacciato da un’emicrania cronica che non gli dà tregua, dal peso delle pressioni e da un certo mal di vivere. Fortunatamente non è da solo ad indagare, infatti altri due personaggi lo aiuteranno a farsi largo in una palude fatta di intolleranza, odio, intrighi, contraddizioni ed ipocrisie. Direttamente da Modena arriva il commissario Molotti che della vittima era un vecchio amico, mentre dall’interno del mondo universitario sarà l’aspirante ricercatore Mario Valizze a dare il suo contributo. In realtà Molotti e Valizze sono già stati i protagonisti del precedente noir di Dario Bevilacqua “Il coraggio del gatto” (Castelvecchi Edizioni). I filoni di indagine sono tre ed ognuno dei tre detective dovrà fare del suo meglio per arrivare alla fine alla verità, che si rivelerà essere sconcertante, sorprendente, non semplice da dedurre. In questo romanzo l’autore scava nella profondità dell’animo dei suoi protagonisti, che è poi in fin dei conti l’animo di tutti noi, e lo fa facendo emergere soprattutto le paure, le incertezze, le fragilità, i dubbi in una storia che non ha eroi, ma che parla dello stato dell’arte di quella che è la nostra società, il mondo in cui viviamo. Vorrei ovviamente rassicurare le persone che avranno voglia di leggere queste righe in questo romanzo non mancano leggerezza, ironia, e qualche pennellata di rosa. In più l’autore, in versione enigmista, non disdegna di inserire tra le righe citazioni e rimandi a personaggi, libri, canzoni, film, e chi più ne ha più ne metta con in più, come ogni settimana enigmistica che si rispetti, le soluzioni alla fine del libro. In sostanza, mentre si cerca di capire chi è l’assassino si ha modo di riflettere, di indignarsi, di sorridere e di ragionare. Nel labirinto dell’odio  è sicuramente un bel libro, sicuramente una lettura godibile e piacevole, un romanzo di grande qualità che sicuramente non potrà che entrare nel cuore anche del lettore più esigente.

 

David Usilla

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