INTERVISTA A DAVIDE PAPPALARDO – “IL VERSO DELL’ASSIOLO” – PENDRAGON EDIZIONI

INTERVISTA A DAVIDE PAPPALARDO – “IL VERSO DELL’ASSIOLO” – PENDRAGON EDIZIONI.

pappalardo

 

Abbiamo da poco recensito “Il verso dell’assiolo”, scritto da Davide Pappalardo edito da Pendragon Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore. Ciao e bentornato!

 

Ciao e grazie mille per l’ospitalità!

 

  • Dalla terra di Sicilia questa volta ti sei spinto fino alla Slovenia. Un altro luogo al quale sei particolarmente legato o solo una scelta letteraria?

Sono stato due volte in Slovenia e devo dire che mi piace tanto. La considero un’immensa foresta da esplorare. Per quanto riguarda la scelta letteraria, avevo la necessità di far sconfinare i protagonisti e anche per via delle acque smeraldine dell’Isonzo, la scelta è caduta sulla Slovenia.

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  • Qual è l’impulso che ti porta a scrivere?

Non so dirti con precisione. Si tratta di qualcosa che mi porto dietro da sempre. Sin da piccolo avevo bisogno di narrare qualcosa e lo facevo giocando coi pupazzetti e poi cominciando a scrivere racconti. Il primo l’ho scritto a dodici anni e lo conservo ancora. Credo che la mia sia solo la normale tendenza dell’essere umano a raccontare storie e fatti. Io ho bisogno di farlo in forma scritta perché mi sento molto più a mio agio rispetto alla narrazione orale, avendo la possibilità di pensare e ripensare, di riscrivere ed elaborare.

  • La trama è scritta con abilità e chiarezza ma tutt’altro che banale. Come ti approcci alla stesura di un tuo romanzo?

Mi approccio con timore. Ho sempre paura che il progetto non possa essere valido e quindi procedo per step: prima nasce l’idea, di solito cucita attorno a un personaggio, poi creo una scaletta e proseguo con fasi di scrittura e revisione. A volte le strade del romanzo sono diverse da quelle ipotizzate in scaletta e io devo fare i salti mortali per seguirle.

  • L’ho trovato un romanzo sicuramente avvincente ma parecchio nostalgico, è una mia impressione o anche una sensazione che hai voluto trasmettere consapevolmente?

Ho cercato di trasmettere un filo di malinconia. Si tratta di un romanzo sull’amicizia e sui ricordi e su come essi cambiano o possano essere interpretati in maniera diversa in base alla fase attraversata o ai diversi personaggi. Ho puntato a pescare da esperienze collettive del mio passato come l’alluvione di Acireale del 1995 e le occupazioni a scuola, senza però trasformare il romanzo in una vicenda autobiografica.

  • La scelta del personaggio raffigurato nelle maschere indossate dai vari protagonisti del tuo romanzo immagino non sia casuale…

La scelta nasce da una caso di cronaca. Al tempo della prima stesura ho letto la notizia di uno scasso a un bancomat effettuato da due persone che avevano il viso travisato con le maschere di Trump. Una sorta di omaggio dei malviventi a un film come Point Break. La scelta può anche essere considerata come la rappresentazione dell’affermazione dell’improbabile in quest’epoca assurda.

  • Nel tuo romanzo c’è anche un religioso non troppo ubbidiente ai dettami della Chiesa. Qual è il tuo rapporto con la religione?

Sono ateo, ma rispetto tanto i credenti veri di qualsiasi religione e forse li invidio pure. Diciamo che il mio è un approccio laico. Apprezzo la spiritualità. La figura del prete  ambiguo è quasi un gioco all’interno del romanzo. Avrei voluto sviluppare una parte comica ma il contesto del romanzo non me lo ha permesso.

  • I tuoi romanzi sono sempre noir, hai mai pensato di cambiare genere?

Sì, ci penso spesso. Vorrei scrivere un romanzo sull’imperfezione in quest’epoca che ci costringe a essere perfetti e competitivi. Ci sto provando, ma ogni volta che mi siedo davanti al computer comincio a ragionare su un nuovo noir.

  • Ora che sei uno scrittore con un bel numero di romanzi pubblicati, è cambiato il tuo rapporto con la scrittura?

Ho un rapporto di odio/amore con la scrittura. Ho bisogno della scrittura, temo però di avere caricato la stessa di mie personali esigenze di rivalsa. Devo quindi ricalibrare il rapporto per renderlo più equilibrato. Oggi comunque la mia è una scrittura più consapevole rispetto agli esordi. Spero di continuare a crescere.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

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