Intervista a Emanuela Monti, “Memorie di un’avventuriera”, Il ramo e la foglia Edizioni

Intervista a Emanuela Monti, “Memorie di un’avventuriera”, Il ramo e la foglia Edizioni

Abbiamo da poco recensito il romanzo di Emanuela Monti – “Memorie di un’avventuriera” e abbiamo la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice.

 

Ciao Emanuela, grazie per essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?

 

Certamente!

 

D.: Come ti sei imbattuta nella figura di Aphra Behn?

R.:Mi sono imbattuta nella figura di Aphra Behn quando ho letto il libro di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé, un saggio che è ormai un cult sulla storia letteraria della donna e nel quale la Woolf riconosce ad Aphra Behn il merito di essere stata la prima scrittrice inglese professionista. Ho approfondito la conoscenza del personaggio quando Aphra mi è stata assegnata come argomento della tesi di laurea. Chi si laureava in Lingua e letteratura straniera inglese, nella mia facoltà, all’epoca, non aveva la libertà di scegliere. Non so se funzioni ancora così, ma negli anni Ottanta l’attribuzione degli argomenti delle tesi di laurea era pilotata dall’alto, in base alle esigenze dei professori, anziché alle inclinazioni degli studenti. Così io, che speravo di potermi dedicare allo studio di qualche grande autore della letteratura inglese dell’Ottocento e del Novecento, mi ritrovai a trattare un’autrice minore del Seicento. La prima reazione fu di sconforto, ma avevo fretta di finire il mio percorso universitario e non mi potevo permettere di rifiutare, quindi mi rimboccai le maniche e iniziai a lavorare sull’argomento. La conoscenza “ravvicinata” di Aphra Behn in breve tempo volatilizzò la mia riluttanza. Non furono però tanto le opere, che pur hanno dato un innegabile contributo alla letteratura dell’epoca, ad accendere il mio interesse. Fu soprattutto la donna Aphra, che Virginia Woolf aveva celebrato come un modello protofemminista. Studiando la vita e le opere della Behn mi resi conto di quanto fosse rivoluzionaria e degna di ammirazione la sua figura e di quanto la sua visione del mondo fosse vicina alla mia, nonostante oltre tre secoli di distanza.

 

D.: Credi che esista nel presente una figura paragonabile ad Aphra?

R.: Fare un paragone è difficile, perché Aphra è stata una figura rivoluzionaria sia per quello che ha scritto sia per le scelte di vita che ha compiuto, è stata per metà donna di pensiero e per metà donna di azione o “avventuriera”, nell’accezione positiva in cui io ho inteso questo termine, ed è stata un’innovatrice su tutti e due i fronti. Sul piano ideologico, non posso fare a meno di associarla alle numerose scrittrici dei nostri tempi che denunciano in modo più o meno aperto la condizione subalterna della donna e sono tanto più eroiche quanto più è maschilista il sistema in cui si sono formate o in cui vivono: mi vengono in mente Naomi Alderman e Bernardine Evaristo per la letteratura inglese, oppure Elif Shafak, l’autrice turca. Sul piano dell’“azione”, gli esempi di donne che assumono ruoli o comportamenti rivoluzionari oggi sono innumerevoli e alti: le guerrigliere curde che difendono la libertà o le donne afghane che organizzano o frequentano scuole femminili clandestine ad esempio meritano un’ammirazione sconfinata, anche perché rischiano la vita ogni giorno. Ovviamente il grado di coraggio e di emancipazione è proporzionale al rischio corso e al grado di asservimento al maschilismo della società cui un personaggio femminile appartiene. Essere donne libere ed emancipate nelle grandi città occidentali del XXI secolo è molto più facile di quanto non fosse in passato alle stesse latitudini o di quanto non sia tuttora nelle realtà di provincia, per non parlare poi delle difficoltà incontrate da chi vive in sistemi autoritari e oscurantisti.

D.: Qual è stata la parte più difficile da scrivere nel tuo romanzo?

R.: La difficoltà non è consistita tanto nello scrivere il romanzo, quanto nel progettarlo. Nella pianificazione dell’opera mi sono arenata più volte, incerta su come risolvere alcuni aspetti cruciali della narrazione: come giustificare il fatto che Aphra Behn usasse la prima persona e quale interlocutore plausibile immaginare, come colmare i vuoti biografici, quali criteri di scelta adottare in caso di contrasto tra le fonti, come creare una cornice al mémoire, quale linguaggio utilizzare. Una volta trovate le soluzioni a questi problemi, la stesura del romanzo è stata abbastanza semplice, sebbene certamente più faticosa rispetto a quella di altre opere, perché un romanzo storico impone di controllare i dati e le fonti di continuo.

 

D.: Se il tuo romanzo fosse un film, chi potrebbe interpretare Aphra?

R.: Ci vedrei Isabelle Huppert.

 

D.: Stai lavorando ad un nuovo progetto?

R.:In questo momento sto cercando di mettere in ordine il materiale già prodotto, poiché ho alcuni romanzi inediti che vorrei collocare nel migliore dei modi. Al contempo sto gettando le basi per un nuovo progetto ancora piuttosto nebuloso, per cui non mi sbilancio.

 

 

Ringraziamo Emanuela Monti  per la disponibilità

Grazie a voi!

Matteo Melis

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