Recensione “Ti racconto una canzone” e intervista  Massimiliano Nuzzolo, Eleonora Serino, edizioni Arcana.

Recensione “Ti racconto una canzone” e intervista  Massimiliano Nuzzolo, Eleonora Serino, edizioni Arcana.

 

Il volume “TI racconto una canzone” è uno splendido esempio di fusione tra musica e letteratura/scrittura.

Una serie di racconti ognuno dei quali affronta e include una canzone in particolare, non sempre italiana, che dà il titolo al racconto e che porta la firma, di volta in volta, di uno scrittore differente.

Una raccolta quindi di autori vari capitanati da Massimo Nuzzolo e Eleonora Serino ed edito da Arcana (casa editrice che da sempre ha un rapporto simbiotico con la musica).

Racconti di qualità pregevole, che si leggono volentieri e che portano con loro tra le righe la musica che ti riempie il cervello e fa inevitabilmente da colonna sonora al racconto, visto che il titolo è sempre (o quasi?) quello di una canzone.

Il volume permette alla musica  di “superare i suoi limiti” e allo stesso modo la canzone permette al racconto di andare oltre la pagina scritta.

Un processo dinamico perfettamente riuscito che vale la vostra attenzione, sia come amanti della musica, che della scrittura.

 

 

Ottimo anche per quelli che davanti ad un libro pronunciano la fatidica frase: “mi piacerebbe tanto leggere ma non ho tempo”, sono racconti mediamente brevi quindi il tempo necessario per leggerne uno, lo trova chiunque.

Ora che non ci son più scuse aprite occhi e orecchie  e tuffatevi in “Ti racconto una canzone” e godetevi l’intervista con gli autori!

 

Abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Massimiliano ed Eleonora, ciao e grazie essere ripassati a trovarci.

 

M: Ciao. E’ sempre un piacere essere ospitati dai Gufi.

E: Ciao, grazie per lo spazio.

  • Come nasce l’idea per l’antologia?

M: Ha una lunga gestazione. Come sapete ormai più di dieci anni fa avevo curato “La musica è il mio radar” per Mursia con autori di prestigio internazionale e avevo in mente un numero 2. Nel tempo mi è capitato di essere recensito da Eleonora per il romanzo “La verità dei topi” e di iniziare a collaborare con Rockerilla. Abbiamo chiacchierato a lungo, scambiato dischi, file, ecc. Si era sotto covid… e le relazioni telematiche erano l’unica possibilità.

E: Il merito va a Massimiliano che aveva questa idea in testa da un po’di tempo e, quando me ne ha accennato e mi ha coinvolta nel progetto, mi ha fatto capire il potenziale e che poteva essere un libro unico nel suo genere.

  • Come avete “reclutato gli autori”?

M: Tra i numerosi amici incontrati in tutti questi anni. Persone che scrivono e amano profondamente la musica. Poi li abbiamo invitati per lo più via internet. Proprio la pandemia ha favorito il coinvolgimento di persone anche geograficamente distantissime tra loro.

  • Se dovessi cambiare il titolo a una canzone italiana quale sarebbe e perché?

M: Non saprei proprio, però così te la butto lì. Adoro la Donna Cannone di De Gregori, ma il titolo non mi è mai piaciuto. Lo cambierei in qualcosa come “Miracolo al Circo” ma capisco che poi essendo in Italia ogni sfumatura si perderebbe…

E: Non saprei, veramente…

  • Secondo te in cosa letteratura e musica si completano a vicenda?

M: Non so dirti se si completino. Certo sono due arti potenti e sicuramente la prima (storicamente) nasce dalla seconda. La musica è l’arte più potente e diretta che esista. La letteratura ha bisogno di uno sforzo e un’intimità maggiore che la musica offre spontaneamente. Diciamo che il nostro progetto “Ti racconto una canzone” tenta proprio di rendere complementari le due arti… Spremere il succo di una canzone e trasportarlo in un altro contesto…

E: Io credo che possano essere complementari. Una canzone, ad esempio, è formata da un testo musicale e un testo letterario. Ci sono pagine e pagine di autorevoli studiosi sul legame esistente tra musica “colta” e letteratura. Bob Dylan ha ricevuto il Nobel per “aver creato nuove espressioni nella tradizione della canzone americana”.

  • Com’è cambiata la musica nel nuovo millennio?

M: Parecchio, a partire dalla fruizione e dai supporti. Poi tendenzialmente oltre a qualche parodia di band non esistono più i gruppi indipendenti (anche la parola indie ha cambiato letteralmente significato), i generi sono in qualche modo saltati, anche se la canzone resiste e qualche volta tira fuori delle gemme preziose…

E: Come ha detto Massimiliano è cambiato il modo di fruire della musica, come di quasi tutte le arti. Mi pare che le nuove generazioni non siano legate al singolo o all’album/cd fisico quanto alle playlist e questo non lo capisco fino in fondo. Trovo che sia un modo di ascoltare la musica un po’ superficiale ma, forse, sono solo anziana.

  • Trovi riscontri innovativi anche nella letteratura?

M: Sicuramente. Soprattutto nella letteratura pubblicata da case editrici indipendenti. I grandi marchi evitano i rischi e sbagliano perché con operazioni a costo bassissimo potrebbero lanciare nuovi autori interessanti e non omologati.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

M: Grazie a Voi, sapete che vi amo e so che l’amore è reciproco. Lunga vita ai Gufi narranti

E: Grazie ancora e buon lavoro.

Sandra Pauletto

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