INTERVISTA A GEORGIOS KATSANTONIS– ANATOMIA DEL POTERE- METAURO EDIZIONI

INTERVISTA A GEORGIOS KATSANTONIS – ANATOMIA DEL POTERE, ORGIA, PORCILE, CALDERON; PASOLINI DRAMMATURGO VS PASOLINI FILOSOFO – METAURO EDIZIONI.

KATSANTONIS

Abbiamo da poco recensito “Anatomia del potere, orgia, porcile, calderòn; Pasolini drammaturgo vs Pasolini filosofo”, scritto da Georgios Kantsantonis, edito da Metauro Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore.

Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

Certo, molto volentieri. Grazie per la vostra ospitalità.

 

  • Da dove nasce il tuo interesse per Pier Paolo Pasolini?
  • Ho sempreavuto una grande passione per tutto ciò che è arte, in genere. Crescendo, poi, ho voluto approfondire anche studiando.  Il mio interesse per Pasolini nasce quando frequentavo l’università a Patrasso e in particolare un corso di cinematografia neorealista inserito nel contesto del piano degli studi delle Discipline dello Spettacolo. I suoi film me li ha fatti scoprire Chrisanthi Sotiropoulou,  prof.ssa di Teoria del cinema e del film, ed è stata quasi una   Ma è stata una  borsa di studio dalla Scuola Normale Superiore di Pisa che ha segnato il mio percorso di studi e mi ha dato l’opportunità di svolgere un dottorato di ricerca su Pasolini e di approfondire concretamente tematiche della sua opera.

 

  • Perché hai scelto di contrapporre questi due aspetti delle opere pasoliniane da te scelte?

 

ll teatro e la filosofia hanno una radice linguistica comune, una radice che è, in primo luogo, antropologica.  Lantropologia trova nell’opera pasolinian un terreno di sperimentazione eccezionale, elemento che si trova anche nel teatro quando Pasolini mette al centro della scena il corpo, il proprio corpo, inteso come soggetto individuale,sociale e autoriale.

Orgia non è solo una storia sadomasochista tra un uomo e una donna. Dire questo è  un po’ poco, c’è un costante ricorso all’approccio antropologico, alla “metafora drammaturgica”. Sono le dinamiche dei personaggi e il piano metaforico delle loro vicende a creare un’identificazione tra drammaturgia e filosofia. 

Orgia è una metafora sulla reale impossibilità di godere dell’uomo moderno, e sulla necessità del male di spingersi sempre più verso l’eccesso, in un estremo tentativo di provare piacere. Non a caso Anatomia del Potere si focalizza sulle le dinamiche del potere traslate su un piano filosofico e  si rifà a vari riferimenti comparatistici: Sade, Spinoza, Goffman, Calderón de la Barca, Strindberg, nonché alle teorie tardonovecentesche sul «divenire animale».

Già in Orgia Pasolini aveva intravisto il nuovo codice dell’eros anche se però la maggiore lucidità su questo arriva proprio dopo il 1973-74 con Saló. In Orgia ha un’intuizione sul sesso non più come piacere ma come obbligo sociale, che cercherà di controbattere con la Trilogia della vita, ma a cui si dovrà arrendere subito dopo. La caratteristica rilevante del rapporto di Pasolini con la filosofia non è dovuta semplicemente al fatto che Pasolini introduca Sade, o il sadismo come temi del suo teatro. Quello che c’è di assolutamente attuale nel pensiero di Pasolini e anche nella sua drammaturgia è il discorso politico oltre che estetico. 

In questo senso, si può parlare della capacità pasoliniana di portare la filosofia al livello dell’estetica teatrale in grado di demistificare il disegno di un potere che dispone sadicamente degli altri. Non si può poi trascurare il fatto che nel teatro più che in ogni altro linguaggio Pasolini mette in piazza pubblica i suoi spettri personali, gli scheletri che nasconde nell’armadio. Il suo teatro è un laboratorio filosofico perché ha  capacità di parlare al presente e di rendere più complesso e meno stereotipato il nostro sguardo sul mondo e sugli altri.

 

 

 

È stato un lavoro più faticoso del previsto?

 

Sinceramente sì. Il lavoro  si rivelò da subito ben più faticoso del previsto. Parlo anche di una  difficoltà  a livello linguistico, il suo italiano ha una qualità lessicale suprema, non avevo di certo  sei anni fa la stessa padronanza della lingua. Questo è sempre un fattore che comporta una  pressione mentale ed emotiva in più. Poi sembrerebbe una banalità ma leggere i testi di Pasolini è stato molto difficile, non solo dal punto di vista di ricerca e di studio cioè possedere e conoscere integralmente le sue opere al di là della sua drammaturgia come oggetto specifico della mia monografia. Anche a livello personale, proprio psichico  è richiesta la capacità di cambiare pelle, abito, occhi. Insomma, uno volta che lo si incontra non si è mai più gli stessi. È un incontro che sconvolge, scompagina, dissesta il tuo modo di vedere il mondo, la sua scrittura ti coinvolge proprio dentro, senti i battiti cardiaci accelerare. Ammetto, però  che gli scritti che apprezzo maggiormente a  parte il  suo teatro (questo era quello che mi interessava di più in quanto studioso della letteratura teatrale), sono gli Scritti Corsari che rappresentano la base testuale della sua filosofia e certamente la narrativa penso ai  Ragazzi di vita che scorge tutta la sua genialità e originalità, nonché straordinaria capacità di narrazione. Il salvataggio da parte del Riccetto di una rondine che sta annegando è una delle pagine più belle e poetiche del novecento.

 

 

  • Che opinione avrebbe secondo te Pasolini del mondo di oggi?

È una domanda molto difficile  che mi è stata fatta molte volte e a cui ho sempre risposto con un certo imbarazzo. Non ho dubbi che  Pasolini commenterebbe la realtà in ogni modo possibile includendoci anche i social network, podcast qualsiasi cosa pur di raccontare,  analizzare e cercare di decifrare il presente.  

 

  • Ti sei fatto un’idea sull’omicidio del poeta?

La pista omosessuale sembra evidentemente molto semplicistica e per questo anche molto sospetta e non possiamo negare il fatto che dal momento che la vittima fosse omosessuale portava gli investigatori a indagare in maniera poco scrupolosa nell’epoca.  Come se quasi fosse una morte di serie b, proprio, perché omosessuale. La polizia non si curò nemmeno di recintare il luogo del delitto e impedire alla folla di cancellare le tracce. Subito dopo l’omicidio brutale di Pasolini all’Idroscalo di Ostia, fu Oriana Fallaci a sollevare i primi dubbi sui retroscena poco chiari del delitto e parlare addirittura di un complotto politico. C’è difatti un’altra pista molto più inquietante che si discosta dalla versione ufficiale e collega l’omicidio del poeta alle lotte del potere nel settore petrolchimico che stava prendendo forma in quegli anni e per quello che Pasolini avrebbe potuto scrivere. Pasolini trasformò Cefis in un dei personaggi principali di Petrolio, il romanzo-inchiesta al quale stava lavorando prima della morte.  Pier Paolo ipotizzò che Cefis fosse il mandante dell’omicidio Mattei e, secondo svariati autori, il regista fu ucciso a causa di questa indagine. Non c’è bisogno di essere Sherlock Holmes per capire che a prescindere da qualsiasi ricerca investigativa, è stata un’esecuzione programmata e assolutamente eseguita con regole ben precise da persone del mestiere.

 

 

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

Sandra Pauletto

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