Intervista Alberto Costantini – La guerra dei multimondi – Gilgamesh edizioni

Alberto Costantini

Abbiamo da poco recensito “La guerra dei multimondi. L’infiltrato” (Gilgamesh Edizioni) di Alberto Costantini e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere per conoscere meglio lui ed il suo avvincente romanzo.

 

Buongiorno e bentornato Alberto è un piacere averti di nuovo qui sulle nostre pagine

 

  •  Dopo la serie dei romanzi sulle “Donne ai confini dell’impero” (Gilgamesh Edizioni), arrivata se  non sbaglio alla terza “puntata”, sei tornato a parlare di fantascienza. Riprendi il tema di cui avevi iniziato a trattare nel 2002 con il libro “I sentieri di Ucronia” (poi pubblicato da Mondadori come “Terre accanto”), quello delle 6 leggi che regolano l’equilibrio dei multimondi. Cosa ti ha spinto a voler rivedere queste leggi ed emendarle in un certo senso?

 

Fatta le legge scoperto l’inganno, si potrebbe dire. È una regola non scritta della fantascienza quella per cui si può – dovrei anzi dire si deve – trovare il modo di eludere anche i principi più consolidati. Ma forse il verbo più adatto in questo caso è “aggirare”. Del resto, questa possibilità era implicita già in “Terre accanto”; nei romanzi successivi, i miei emendamenti alle Leggi dell’Ucronia si sono rivelati necessari, anche a beneficio del lettore. Uno scostamento dall’ortodossia ucronica è presente anche in romanzi successivi come “L’eresia del multiverso” e nel recentissimo “Ma Napoleone è morto ad Arcole?”, dove si approfondisce il ruolo del daleth, il carburante, diciamo così, indispensabile per la realizzazione dei macchinari che permettono gli spostamenti da un universo all’altro. Anche “Le astronavi di Cesare”, edito dalla Gilgamesh, sfruttava un principio abbastanza simile.

 

  •  Hai ambientato il romanzo in un Italia, in un periodo post Seconda Guerra Mondiale e nel cuore della Guerra Fredda che nella realtà parallela che descrivi è molto diversa da come la conosciamo noi. Cosa ti ha fatto decidere di andare a parlare proprio di questo periodo storico?

 

Potrei dire che quanto sta succedendo in questi giorni basterebbe come risposta, ma se ho immaginato un “distacco” di quell’universo dal nostro proprio negli anni ’80 è stato anche per una serie di ragioni personali e contingenti. Dopo la fine dell’Unione Sovietica sono usciti documenti su due punti fondamentali per la mia ricostruzione storica (ovviamente, parliamo di storia mai avvenuta) ossia come sarebbe potuta avvenire l’invasione dell’Italia da parte del Patto di Varsavia e quanto vicini siamo andati al verificarsi degli eventi narrati. Ricordiamo che il comunismo sovietico dei primi anni ’80 era quello militarmente espansivo ma politicamente paranoico e ideologicamente pietrificato dell’ultimo Breznev, di Andropov e di Cernenko. Come sarebbe avvenuta, mi chiedevo, un’occupazione dell’Italia da parte dell’Armata Rossa? Chi avrebbe collaborato e chi o come si sarebbe opposto? Posso aggiungere che nel 1978-79 stavo facendo il servizio militare proprio in Friuli, e in un reparto operativo che, in caso di guerra, sarebbe stato uno dei primi a entrare inazione.

 

  • Quali possibilità narrative pensi si possano sviluppare dalla permeabilità delle varie realtà parallele?

 

Infinite. Sono terre senza limiti e confini, per citare Mogol-Battisti, ma proprio per questo, i romanzi ucronici richiedono un saldo controllo da parte di chi scrive, con la massima adesione possibile alla storia “vera”, nonché una cura particolare nell’ambientazione e nella plausibilità dei personaggi. Il lettore insomma, quando appoggia il libro sul comodino o spegne il lettore per prendere sonno, dovrebbe rimanere un attimo nel dubbio se sta vivendo veramente nel mondo “reale” o se la realtà è l’altra, quella modificata da una capricciosa biforcazione. Naturalmente, non è detto che l’autore ci riesca sempre, ma se si produce almeno qualche volta questo effetto di spaesamento, direi che il risultato è conseguito.

Venendo all’aspetto storico-storico, mi chiedo: se lo studioso riesce a valutare le cause più importanti di un fatto storico, questo non avviene forse – e qui cedo la parola a Max Weber – perché “costruisce o immagina uno sviluppo alternativo possibile”? Come scrive il grande storico Franco Cardini “…la storia non solo si può, ma si deve pensare al condizionale, con tutti i “se” e i “ma” possibili: solo così il peso degli avvenimenti effettivi si mostra in tutta la sua realtà gravida di conseguenze, in alternativa con il proporsi di quelle possibilità che il gioco del rapporto fra volontà di singoli e di gruppi, condizionamenti del passato e dell’ambiente e infine imponderabili emergenze hanno tuttavia scartato”.

Se lo fa lo storico a buon diritto, direi che lo spazio di libertà per il romanziere è ancora maggiore.

 

  •  Uno scrittore che varia così tanto tra i vari generi letterari deve certamente essere prima di tutto un avido lettore di libri. C’è un libro in particolare o un autore che ami in maggiormente?

 

Di solito qui si risponde con uno sfoggio di classici (ah Proust! Ah Tolstoj!, ah Hemingway…) e una sfavillante esibizione delle ultime novità letterarie, ma preferisco rimanere coi piedi per terra. In primo luogo, leggo moltissimi saggi, di storia, di religione, di linguistica, di politica e sociologia, e anche di tecnica narrativa, perché c’è sempre da imparare, e oltre alla bella forma, nei romanzi occorre fornire anche dei contenuti plausibili. Ovvio che come ex insegnante mi sono passato tutti i nostri classici, da Dante a Boccaccio, a Machiavelli, e poi Ariosto, Tasso, Goldoni, Manzoni, Pirandello, Svevo, e non solo per dovere, questo posso dirlo: da vent’anni sto lavorando a un gigantesco romanzo di fantascienza ispirato alle trame dell’Orlando Innamorato e dell’Orlando Furioso. Restando al tema dell’intervista, mi sono formato sugli autori della grande fantascienza degli anni ’50 e ’60, e sui classici delle distopie, tipo, citando alla rinfusa Non Lasciarmi di Kazuo Ishiguro, Il racconto dell’ancella, di M. Atwood, Il mondo nuovo di Huxley, Fahrenheit 451 di Bradbury, La strada di Cormac McCarthy, 1984 di George Orwell, A clockwork Orange di Burgess, Il signore delle mosche, di Golding. Per il fantastico in generale, fra gli autori letti e riletti più volte, Jorge L. Borges, Howard Phillips Lovecraft, ma anche Isaac Singer, Primo Levi, Buzzati. E poi i romanzi storici, ovviamente, e anche quei lavori a metà fra ricostruzione storica e romanzo, alla Alberto Angela per intenderci.

 

  • Ho scritto nella recensione che ogni capitolo sembra una puntata di una serie Tv, con quel finale che spinge sempre il lettore non chiudere il libro ma a leggere il capitolo successivo. Hai mai pensato che questo libro possa avere i requisiti per una sua trasposizione televisiva? Ti piacerebbe l’idea?

 

Figurati! altro che. Beh non sarebbe poi così difficile: tanto, l’ambientazione non richiederebbe effetti speciali o costosi trasferimenti, solo qualche automobile di 16 anni fa, canzoni, pubblicità ecc. più i flashback della guerra.

Meno facile rendere i cambiamenti del personaggio principale o meglio dei due omologhi che occupano a turno lo stesso corpo, ma uno sceneggiatore appena un po’ professionale non avrebbe difficoltà a farlo: il protagonista si guarda allo specchio e stenta a riconoscersi, l’espressione cambia, controlla maniacalmente il numero delle dita. È vero che ci sono momenti in cui i personaggi riflettono o richiamano alla memoria il passato, ma caspita, la trasposizione dal romanzo all’adattamento televisivo richiederà comunque qualche passaggio, no? Secondo me, cinque puntate ci starebbero bene.

E poi, sarebbe ora di dare un po’ di spazio alla fantascienza italiana

 

  • Credi che questo romanzo possa avere un seguito oppure credi che sia giusto rimanga autoconclusivo?

 

Per come sono andate le cose al termine del romanzo, si conclude qui.

Se invece parliamo più in generale della serie ucronica, è in uscita un racconto, e forse un romanzo piuttosto corposo, che richiamano la serie iniziata con Terre accanto.

 

  • C’è qualche personaggio del romanzo a cui sei più affezionato ed uno che invece ti è rimasto un po’ indigesto?

 

Adoro Lara: rileggendo il romanzo per cercare errori e incongruenze, mi soffermavo negli episodi che la riguardavano. Alquanto indigesto, invece, il marito maneggione e auto-assolutorio. Odioso Martini, il traditore. Tanta umana simpatia per il povero Settali nelle due versioni.

 

  •  La domanda finale sorge un po’ spontanea. Hai un nuovo romanzo in cantiere?

 

Per la Gilgamesh entro l’anno dovrebbero uscire i due romanzi conclusivi della serie delle donne di confine: L’ultima Amazzone e Oltre l’ultimo Limes, ma non è detto che la storia delle donne sbattute ai confini del mondo civile non prosegua. Mai dire mai.

Come dicevo, per la Delos uscirà fra non molto un racconto nella collana dedicata al Weird, e altre proposte stanno girando nelle case editrici, come lettere in bottiglia affidate alla corrente.

Se invece intendi la fase della scrittura, ho trovato il coraggio di riprendere in mano un romanzo storico senza speranze, che avevo “cannibalizzato” per costruirne un altro. Un po’ alla volta mi ha preso la mano, e lo sto rivedendo. Appartiene alla serie della storia veneta, e parla degli ultimi anni della signoria carrarese, visti dal basso, nell’ottica di personaggi di livello medio.

 

 

Grazie mille ad Alberto Costantini per essere tornato a trovarci e speriamo di avere altre occasioni per poterlo avere nostro graditissimo ospite

 

Grazie a voi

 

 

David Usilla

 

 

 

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