Intervista a Claudio Facchinelli – “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij, medico e rivoluzionario” (Gaspari Editore)

Intervista a Claudio Facchinelli – “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij, medico e rivoluzionario” (Gaspari Editore)

Claudio Facchinelli

Abbiamo da poco recensito “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij, medico e rivoluzionario” (Gaspari Editore) di Claudio Facchinelli e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere per approfondire i temi del suo ultimo libro e per conoscere meglio lui

 

Buongiorno Claudio Facchinelli mi permetto, se sei d’accordo, di darti del tu. Partiamo con le domande:

  • Essendo la prima volta che ti recensiamo e che di conseguenza ti intervistiamo, ci piacerebbe conoscere qualcosa di te, dei tuoi interessi e delle tue attività. Ci vuoi fare un tuo ritratto?

Non è facile, perché ho fatto collezione di mestieri e attività: sono stato insegnante di matematica a fisica, preside, assistente alla regia, traduttore, promotore del teatro nella scuola, impegnato nella memoria della Shoah, recensore teatrale. Potrei aggiungere che non ho ancora deciso cosa fare da grande. In breve, potrei dichiararmi un eclettico, matematico non pentito, umanista nel cuore.

 

  • Nikolaj Sudzilovskij è una figura che è poco, se non per niente, conosciuta, una figura che sta un po’ ai margini della grande storia, quella con la S maiuscola. Come mai hai voluto puntare un faro sulla sua vita? Cosa credi che ci possa lasciare il conoscere lui e le sue battaglie?

Essendo venuto in contatto con la sua figura in modo assolutamente casuale, dopo essermi reso conto che non esisteva alcuna notizia su di lui, mi sono detto che bisognava colmare questa lacuna. La sua è la storia di un uomo eccezionale, eclettico negli interessi, sostenuto da una indefessa passione civile e politica, che nel corso di tutta la vita lo ha spinto a progettare imprese generose, spesso in anticipo sui tempi, che quindi non è riuscito a portare compiutamente a termine. Anche la sua determinazione a non lasciarsi avvilire dagli insuccessi, ma a cimentarsi ogni volta in nuove imprese, rappresenta un modello di vita esemplare.

 

  • A te cosa ha lasciato l’aver studiato e raccontato questo incredibile personaggio? Cosa ti ha più colpito di questa figura?

Si parva licet componere magnis, nel corso della mia ricerca si è verificata una sorta di identificazione fra lui e alcune mie segrete aspirazioni.

 

  • All’inizio racconti che fin dall’adolescenza ti è rimasta impressa la locuzione “Lumpatius Vagabundus”. Ci puoi raccontare come ne sei venuto a conoscenza e cosa significa?

L’ho colta, più di sessant’anni fa, sulle labbra di uno studente tedesco, che la riferiva a se stesso. Significa “straccione vagabondo”. Lumpatius è la latinizzazione del termine lumpen, straccio, che Marx utilizza per il temine lumpenproletariat, cioè sottoproletariato.

 

  • Credo personalmente che quando si toglie dall’oblio un momento storico, o un personaggio importante della storia, sia sempre un’opera meritoria ed importante perché aggiunge nuovi importanti mattoni al nostro bagaglio culturale. Quanto credi tu che sia importante conoscere bene la storia, e quanto credi che conoscerla sia fondamentale per capire l’oggi e rendere migliore il domani?

Mi piacerebbe credere che la storia sia magistra vitae, come ci avevano insegnato. Ma temo che le ultime vicende dimostrino il contrario.

 

  • Ho sempre l’impressione che si sottovaluti l’importanza della storia, che non venga vista come qualcosa di fondamentale per il bagaglio culturale di ognuno di noi. Perché credi che ciò avvenga?

Tutto ciò che è cultura è fondamentale per la crescita della persona. Purtroppo non tutti gli insegnanti hanno la capacità di renderla appetibile e attraente.

 

  • Oggi, proprio vicino alle terre in cui ha mosso i suoi primi passi Sudzilovskij, si sta combattendo una guerra davvero spaventosa, si sta vivendo una pagina nera della storia umana. Perché pensi che nonostante tutto, nonostante ormai si siano visti chiaramente i danni che a lungo termine porta una guerra, si continui a credere che essa sia ancora la soluzione giusta per far valere i propri veri o presunti diritti?

Non soltanto nelle terre vicine, ma in quelle stesse: Sudzilovskij ha studiato medicina a Kiev. Ciò premesso, non credo che stiamo vivendo una pagina particolarmente nera della storia umana. Ne siamo solo più consapevoli, perché questa guerra è più vicina a noi, perché ne subiamo più direttamente le conseguenze, perché e i mezzi di comunicazione di massa ce ne danno notizia – come si dice – in tempo reale. Ma appena un po’ più lontano, in Medio Oriente, si stanno consumando conflitti non meno spaventosi; per non parlare di quanto è successo nella ex-Iugoslavia, ancora più vicina a noi. La storia della cosiddetta civiltà è costellata, da millenni, di momenti di efferatezza. Solo alcune poche menti illuminate sono state capaci – forse – di mantenere, al massimo per qualche decennio, una stagione di pace. Ma troppo spesso il potere è stupido, egoista e miope.

 

 

  • Alla fine di ogni grande conflitto si è convinti che sia l’ultimo, che numeri alla mano non ne valeva la pena, che finalmente l’uomo ha capito che la guerra non è la risposta ai problemi. Questo fino a prossimo conflitto. Arriverà l’uomo finalmente a capire davvero che la guerra non ha mai veri vincitori ma solo tanti vinti?

La mia antica vocazione didattica ed educativa mi spinge a continuare a darmi da fare in questa direzione, anche attraverso questo libro. Non sono così sicuro che ciò sortisca effetti positivi. Ma Sudzilovskij mi insegna che non bisogna mai desistere.

 

Grazie a Claudio Facchinelli per aver risposto alle nostre domande e speriamo di averlo ancora presto qui sulle pagine de I Gufi Narranti

David Usilla

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