Intervista a Sharon Rapone “Il villaggio delle donne”, (Dialoghi Edizioni)

Intervista a Sharon Rapone “Villaggio delle donne”, (Dialoghi Edizioni)

Abbiamo da poco recensito il romanzo di Sharon Rapone: “Il villaggio delle donne”, (Dialoghi Edizioni) e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lei quattro chiacchiere.

 

D: Ciao Sharon. grazie per essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?

R: Buongiorno, certamente sì.

 

D: Perché hai deciso di scrivere un libro che parla di tematiche sicuramente non semplici e forse non troppo apprezzate dell’opinione pubblica?

R: L’idea de Il villaggio delle donne nasce come un excursus del mio precedente libro Myrrah, percorsi di resina, nel quale la protagonista incontra lungo il proprio cammino un’abitante di questo pacifico villaggio, formato da sole donne, specializzate nella lavorazione del vetro, autonome e forti. Si è poi evoluto scegliendo di narrare la storia di quattro abitanti come modello di diverse epoche e aree geografiche, questo perché penso che il tema della violenza sulle donne sia importante e ancora attuale, espressa con forme sempre diverse, a volte più psicologiche, altre purtroppo anche fisiche. Lo scopo principale era quello di sensibilizzare quanti più lettori possibile a questa terribile realtà, offrendo un accenno dell’interiorità di donne vittime di violenza, ma anche una grande speranza di rinascita e riappropriazione per coloro che subiscono tutto questo.

 

D: Come hai scelto le storie da inserire?

R: Ho preparato un semplice appunto iniziale, scegliendo nome della protagonista e tipologia di abuso, ad esempio “Milad-matrimonio combinato/Abeer-venduta come schiava”, cercando di spaziare a livello geografico e temporale, da un’epoca più antica fino ai giorni nostri, aiutata da letture precedenti sul tema che mi avevano particolarmente toccata.

 

D: Perché secondo te le donne anche nel 2021 hanno comunque spesso un ruolo inferiore all’uomo?

R: Credo che questo derivi in larga parte da un retaggio del passato, da come la donna fosse concepita abile e adatta quasi unicamente nel contesto domestico e anche in esso considerata non come una compagna alla pari ma gerarchizzata al di sotto dell’uomo. Non dimentichiamo che anche l’istruzione e la cultura furono a lungo negate alle donne. A tal proposito mi viene in mente la storia di Anne Hutchinson e quanto fu malvista nell’America del 1600, poiché ebbe un padre intelligente e lungimirante, che la fece istruire al pari di un uomo, in contrasto con il credo comune che voleva il cervello delle donne strutturalmente più piccolo di quello degli uomini.

 

D: Come la politica potrebbe intervenire per migliorare la situazione?

R: Sostenendo passi verso la completa parità salariale ad esempio, ma soprattutto mi sentirei di incentivare una meritocrazia che non tenga affatto conto del genere. Tutelare in maniera attiva e immediata coloro che denunciano, avere cura che le prime avvisaglie di violenza, le prime minacce, non si trasformino in strage, non mi piace sapermi parte di un mondo in cui ancora accadono casi come quello di Gessica Notaro, per non parlare di quando la vita a queste donne viene spezzata, senza rimedio. Una giustizia pronta e certa, parafrasando Cesare Beccaria.

 

D: Qual è il tuo rapporto con la religione?

R: Ho un rapporto con la fede molto intenso, oserei dire vitale. Non mi riferisco tanto alla cerimoniosità quanto ad un rapporto personale, intimo e spontaneo con Dio, dato dalla certezza che l’opera salvifica di Cristo sulla croce è stata proprio per me. Spesso la religione ha relegato la donna ad un ruolo minoritario rispetto all’uomo, decontestualizzando e distorcendo la Bibbia, che invece ci indica quanto la visione di Dio fosse ben diversa al riguardo.

 

D: Stai lavorando ad un nuovo progetto?

R: Speravo di lavorare ad unopera tutta in ottave, un progetto a lungo termine immagino. Ma non escludo la possibilità di altra narrazione in prosa.

 

Grazie mille a Sharon Rapone per la disponibilità. Arrivederci a presto sulle pagine dei gufi narranti

Tiziana Treccani

 

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