Wows – Ver Sacrum
Anno: 2020
Paese di provenienza: Italia
Genere: post metal
Membri: Paolo Bertaiola; Matteo Baldi; Marco Bressanelli; Pierluca Esposito; Fabio Orlandi; Kevin Follet
Casa discografica: Dio Drone, Shove Records, Coypu Records, Hellbones Records
- Elysium
- Mythras
- Vacuum
- Lux Æterna
- Resurrecturis
Autori nel 2015 dell’ottimo Aion, i Wows da Verona tornano con Ver Sacrum, che in tutta onestà si rivela un altro capitolo necessario del post metal recente. In copertina uno dei massimi illustratori del panorama underground attuale, Paolo Girardi (numerosissimi ormai i suoi lavori soprattutto in ambito metal), dipinge un incubo apocalittico (come è solito fare) , rappresentato da un paesaggio distrutto e ricoperto di teschi. Tra il fumo e il buio nel cielo si staglia una falce di luna affilatissima che sembra grondare qualcosa sulla Terra. Lo stile personalissimo dell’artista, già utilizzato per il disco precedente, delinea bene il distacco e la crudezza della musica targata Wows. Scaletta e concetto di Ver Sacrum, tutto declinato in latino, parte appunto dalla Primavera sacra, antico rituale italico che preannunciò i flussi migratori che determinarono la nascita di regioni del centro sud. Ricorrenze che, al di là della loro importanza, comportarono anche sacrifici animali. Oscurità e tradizione dunque si mescolano nel compimento di questo gioiello post metal che già in partenza lascia intravedere la sua unicità grazie ad un truce intro di piano semplice e ripetitivo, volto solo ed unicamente a creare l’atmosfera giusta. Elysium è giusto un attimo di trance prima della sfuriata di blast beat di Mythras, in cui sicuramente si palesano i fantasmi dei Downfall Of Gaia. Ma rimanete connessi, c’è dell’altro. I Wows hanno le idee chiarissime. I loro riff sono semplici, efficaci e dritti al punto. La chiarezza con cui delineano le composizioni fa’ un sunto ideale di genere e congela le principali sensazioni che ne derivano: disorientamento, rabbia e astrazione. Il vortice sonoro che creano alterna momenti minimali a fasi in continuo divenire, ma accomunati dalla medesima scelta perfetta di riff e stacchi. Qui vige la legge della scaletta corta e brano lungo e anche in questo i Wows si dimostrano maestri a capitalizzare il massimo sfruttando tutto il tempo a disposizione. Vietato correre, obbligatorio fermarsi e lasciarsi travolgere da ciò che il sestetto vuole dire. Siamo perciò di fronte ad un’opera dall’alto livello comunicativo.
Le plettrate stanche di Vacuum si perdono nel vuoto delle nostre esistenze, costituendo proprio la particolarità dei Wows. Se infatti Mythras è il pezzo più canonico che passa da mitragliate ritmiche a strappi pesanti come macigni, qui abbiamo un unico accordo senza batteria ripetuto per sei minuti ed accompagnato da una voce depressa. Lux Æterna riprende il discorso proprio da qui trascinando questa penzolante litania fino allo sfinimento, ma quando finalmente il sentiero si inerpica in territori più sulfurei, sembra davvero di attraversare una palude piena di spettri. L’apice, raggiunto progressivamente a tredici minuti è di un’intensità e di una disperazione che non lasciano scampo alle nostre emozioni. Potrebbe essere utile vedere Ver Sacrum come una crisalide che si dischiude lentamente fino alla sua traccia più completa, intensa ed importante, Resurrecturis. Abrasiva, straziante e martellante. Undici minuti che sentenziano l’ascoltatore con una struttura che affida il compito più rilevante alla batteria, mai così incisiva.
Con Ver Sacrum i Wows dimostrano che sintesi ed estensione sono il connubio migliore per una ricetta seriamente apocalittica.
Voto: 8
Zanini Marco