Recensione: Mastro Titta e l’accusa del sangue – Nicola Verde (Fratelli Frilli Editori)

Mastro Titta e l’accusa del sangue – Nicola Verde (Fratelli Frilli Editori)

 

È uscito nelle librerie “Mastro Titta e l’accusa del sangue” (Fratelli Frilli Editore) l’ultimo imperdibile libro di Nicola Verde. Si tratta di un bellissimo noir che ha in Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti, boia papalino della Roma del 1800, il suo protagonista principale. Si tratta di un personaggio realmente esistito, conosciuto nella Roma ottocentesca come “Er boja de Roma” in virtù del fatto che fosse un famoso esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, anche se la sua occupazione principale era quella di ombrellaio. Scritti suoi non ne sono rimasti, se si esclude il taccuino su cui annotava le vittime, 516 circa, delle sue esecuzioni per conto del Papa Re, mentre esistono delle memorie “apocrife”, redatte dalla mano dello scrittore giornalista Ernesto Mezzabotta, memorie che probabilmente ricavò da un taccuino a sua volta pubblicato da un altro scrittore suo contemporaneo, tale Alessandro Ademollo. Ernesto Mezzabotta lo ritroviamo anche nel romanzo di Nicola Verde, intento a raccogliere le memorie di un Mastro Titta ormai vecchio prossimo a lasciare la vita terrena e pronto a raccontare una storia molto particolare. Anche la storia a cui si ispira questo noir è realmente accaduta ed è conosciuta come “il caso Mortara”. Fu un caso che destò all’epoca un certo scalpore sia in Europa che in Nord America e che portò l’opinione pubblica a vedere nello Stato Pontificio una realtà ormai anacronistica ed irrispettosa verso i diritti umani. Nicola Verde rielabora con grande sapienza questo fatto di cronaca, colma magistralmente i vuoti della storia vera mettendo in scena un giallo di grande qualità e di grande spessore. La cornice in cui si muovono Mastro Titta e tutti gli altri personaggi coinvolti è quella di una Roma lontana dagli antichi fasti, un Roma di fine 800 abbastanza decadente, in cui puzza, sporcizia e povertà sono sotto gli occhi, ed i nasi, di tutti.  Come nel caso Mortara, c’è la sparizione di un bambino nato da una famiglia ebrea che viene sottoposto ad un battesimo forzato dalla sua balia. Quando entrambi spariscono le domande ed i sospetti iniziano a fioccare portando l’opinione pubblica a porsi mille domande. Quando poi entrambi vengono trovati morti trucidati il mistero inizia ad infittirsi e le domande a moltiplicarsi. Mastro Titta e i suoi due amici, Amilcare Laudadio ispettore di polizia di Borgo ed il poeta e tornitore Giuseppe Marocco d’Imola, vengono coinvolti loro malgrado nel caso e spetterà a loro il compito di sciogliere l’ingarbugliata matassa. Quello scritto da Nicola Verde è un grande noir storico, ci racconta di una Roma che di lì a poco sarebbe diventata a tutti gli effetti parte del Regno d’Italia (1861) anche se non tutti sono così convinti della bontà di questa opzione, ci racconta delle tensioni religiose che in quell’epoca dividevano ebrei e cattolici, delle fake news che portavano a far sì che l’asticella dello scontro sociale si alzasse sempre di più creando tensioni nelle quali spesso ci scappava il morto. La caratterizzazione dei personaggi è semplicemente superba, la descrizione dei luoghi è talmente precisa da portare il lettore a sentirsi esso stesso parte della storia, lo sviluppo della trama è solida, molto realistica e coinvolgente. Credo che chiunque si avvicini a questo libro non potrà non lasciarsi trascinare dalla curiosità al punto da andare in cerca di notizie riguardanti i protagonisti, riguardanti il caso Mortara e riguardanti “l’accusa del sangue”. Come sempre la Fratelli Frilli Editori ci regala un piccolo gioiello editoriale, come sempre ci regala la possibilità di scoprire scrittori di qualità superiore.

David Usilla

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