Recensione: Fu un lampo magnifico – Stefano Orfeo Meneghetti

Recensione: Fu un lampo magnifico – Stefano Orfeo Meneghetti

Fu un lampo magnifico di Stefano Orfeo Meneghetti è un viaggio sonoro circolare dove viene usata la parola come suono e il suono come parola, creando un loop autorigenerante e estraniante che accompagna l’ascoltatore verso uno stato di benessere intellettuale e psichico.

Certo l’intero lavoro ha bisogno di un ascolto più approfondito e non un ascolto distratto per lo meno per le prime volte.

Ricorda molto l’attenzione che diventa creazione o l’ascolto attivo che sosteneva Battiato servisse per ascoltare “L’Egitto prima delle sabbie” ma anche “Za” o “Sud afternoon”.

Ho trovato nell’ascolto del pezzo un reale omaggio al Maestro siciliano con alcuni richiami che ricordano “Campi Magnetici”, “Tao Dao” Ascolta il silenzio è pieno di suggestioni sonore alle quali vengono incastonate riflessioni vocali sull’esistere da parte di grandi pensatori come possono essere Alejandro Jodorowsky o Raimon Panikkar. C’è un intervento sonoro al minuto 7 che mi ha ricordato Goutez et comparez.

Lavoro di buonissima produzione che va ad occupare spazi musicali che occupano grandi artisti come Brian Eno o Ryuichi Sakamoto.

Franco Battiato aveva scritto: “Tutto gira intorno alle sinusoidi, si va su, si va giù, apparentemente sembra che una cosa stia andando malissimo poi invece risorge ancora meglio di prima e più forte di prima”. Ed è così per tutta la durata del lavoro, due brani della durata circa di 20 minuti dove ci si sente estraniati dal vivere e allo stesso tempo molto presenti al cambiamento del nostro corpo, in una sorte di meditazione consapevole o sogno lucido.

In una parte centrale di “Fu un lampo magnifico” entra a far parte del magma sonoro una dichiarazione di Franco Battiato che  ricorda il testo Dipinti di arcobaleno di Tulku Urgyen Rinpoche, citati anche in Facciamo finta che sia vero da Adriano Celentano e il Maestro: “Al mattino presto, quando il sole è ancora un po’ pallido, illumina solo certe foglie che stanno in alto dando a queste foglie un colore così bianco, che è l’esperienza mistica del bianco, il profumo dei fiori per me sono un linguaggio, quando mi avvicino ai ciliegi, la zagara, per me sono inebrianti.”

Il disco di Stefano Orfeo Meneghetti mi è piaciuto tantissimo e lo ascolto da diversi giorni in maniera costante e va ad occupare uno spazio  musicale di nicchia che in Italia difficilmente si può ascoltare, forse bisogna andare a cercare alcuni lavori degli Enten Hitti, perché l’elettronica in Italia è pensata più come un concetto pieno di loop sincopati vicino al mood dei deejay, con molto uso di mixer e sampler elettronici rielaborati, mentre ascoltando questo splendido lavoro bisogna poi paragonarlo a lavori americani o della mitteleuropa, come possono essere i lavori di  Steve Reich, Phillip Glass, Terry Riley o Alvin Curran e Frederick Rzewski.

Complimenti e ottimo ascolto da consigliare, di notevole fattura anche il remix bonus track di Luca Urbani (Soerba) che sintetizza Ascolta il silenzio in tre minuti e quaranta senza svilire il brano, anzi, donandogli una forma sonora più vicina alla canzone e al bisogno di ascolto immediato. Per chiudere mi piace citare il testo de Il serpente di Franco Battiato “Un raggio di luce attraversò un cielo nero e minaccioso/ andando a illuminare un albero di ciliegio in fiore/ davanti ai suoi occhi increduli e sbalorditi, si accorse/ che qualcosa di metafisico era accaduto…/ scoprì di colpo l’esperienza del bianco.”

Buon ascolto

PS l’album è disponibile in vinile e sulle maggiori piattaforme streaming

Claudio Romei

 

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