Lo chiamavano Jeeg Robot – Buon prodotto. Sceneggiatura autolesionista.

Lo Chiamavano Jeeg Robot

Anno: 2016

Titolo originale: Lo Chiamavano Jeeg Robot

Paese di produzione: Italia

Genere: azione, fantascienza, drammatico

Regia: Gabriele Mainetti

Produttore: Gabriele Mainetti

Cast: Claudio Santamaria, Ilenia Pastorelli, Luca Marinelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Francesco Formichetti, Daniele Trombetti, Antonia Truppo, Gianluca Di Gennaro, Salvatore Esposito

Sullo sfondo catastrofico di Roma,colpita da attentati ad opera di movimenti estremisti, Enzo Ceccotti, un ladro da quattro soldi, viene inseguito dalla Polizia per il furto di un orologio. Nella fuga Enzo finisce sulle rive del Tevere, dove per nascondersi, decide di immergersi. Involontariamente viene a contatto con una sostanza nera contenuta in dei bidoni sott’acqua.

Scampato all’inseguimento dei poliziotti, al suo ritorno a casa,Enzo inizia a manifestare stati febbrili che durano per tutta la notte. La mattina però, risvegliatosi, tutto sembra normale. In giornata raggiunge la banda di criminali per cui lavora,capitanata da Fabio Cannizzaro, detto lo Zingaro, per vendere l’orologio rubato il giorno prima. Sergio, un altro membro della banda, propone a Enzo di seguirlo per recuperare della cocaina da due corrieri.

Durante l’operazione, qualcosa va storto e in seguito ad una violenta colluttazione Enzo rimane ferito gravemente,ma sembra non presentare alcun risentimento fisico.

Il regista Gabriele Mainetti si affaccia nelle sale con un film decisamente inedito e atipico per il panorama cinematografico italiano. Certo, qualcosa di simile era stato proposto due anni fa da Gabriele Salvatores con il suo “Il Ragazzo Invisibile”, che aveva in qualche modo inaugurato l’interesse per il tema supereroico nel nostro Paese.
Reminescenza del recente passato di corti di Mainetti è anche quella del fumetto, che lo aveva visto impegnato con un simpatico riadattamento di “Lupin” intitolato “Basette”.
Approdato per la prima volta al lungometraggio, il regista romano, offre un omaggio molto personale e quasi per niente inerente al celebre manga e anime “Jeeg Robot D’Acciaio”.

Questo aiuta ad inquadrare il profilo di un professionista della macchina da presa che sicuramente, all’interno delle produzioni italiane, esercita un fascino non trascurabile.

Alla provenienza evasiva del soggetto Jeeg Robot, o di quello che ne rimane, Mainetti incastra una trama che è italiana fino al midollo, ricca di tutti i suoi risvolti tipicamente tragici e realisti. In questo modo l’inverosimiglianza di una forza sovraumana, che permette al supereroe di essere tale, diventa plausibile e ciò sorprende. Inoltre, gli effetti visivi,estremamente semplici, ma non per questo di fattura mediocre, anzi, tutt’altro, consentono a “Lo Chiamavano Jeeg Robot” di essere un film perfetto per il cinema italiano, di sicuro meno per quello statunitense, basato sull’esagerazione e la spettacolarizzazione.


Enzo non è nessuno,è un ladruncolo che vive di piccoli furtarelli per sbancare il lunario, vive in una topaia con la sola compagnia dei suoi DVD porno e di una scorta infinita di budini alla crema che consuma in maniera irrefrenabile.

La vita del protagonista offre sicuramente spunti di riflessione sociale, infonde un certo livello di ironia che aiuta a stemperare il tono cupo dell’impasto e costituisce un vago legame con un altro personaggio della storia del cinema quasi dimenticato, quel Lèon di Luc Besson, che consumava latte in quantità industriale, viveva miseramente e si identificava in una personalità ambigua.

Certo, Enzo non è un criminale efferato, ma i suoi modi scontrosi e burberi lo ricordano.
Per non parlare del rapporto con la sessualità, che lo vede alle prese con la figlia del collega Sergio. Alessia è una ragazza adulta,ma mentalmente rimasta all’infanzia ed è convinta che Enzo sia Jeeg Robot e di cui per forza di cose si innamora. Lui è un solitario,un reietto della società che vive solamente di pornografia video. E’ chiaro che da una coppia del genere non può che scaturire un rapporto problematico.

Il lavoro visivo di Lo Chiamavano Jeeg Robot è ottimo. Lo si nota da scene come questa, dove Santamaria accartoccia un termosifone.

I problemi aumentano a causa dei poteri di Enzo, che finiscono per metterlo contro la criminalità stessa che lo ha generato, quasi richiamandolo al dovere morale di porre fine a tutto. Così si snoda il percorso dell’eroe antieroe, dotato di poteri accidentalmente acquisiti.

Nell’opera prima di Mainetti si segnalano l’indiscutibile bravura di Luca Marinelli che interpreta il pazzo e violento Zingaro, di cui si apprezza l’interpretazione anche se stereotipata e già vista in un impianto filmico che prevede un nemico malvivente.
Molto bene a mio avviso anche Ilenia Pastorelli nei panni di Alessia,sempre molto convincente nella parte. La nota abbastanza dolente del cast (al di la’ del fatto che non ho apprezzato molto il personaggio) è Claudio Santamaria,in una prestazione che non lascia il segno e che in qualità di protagonista non sono riuscito ad apprezzare a dovere.

Percepisco la mancanza di un interprete degno per il protagonista come un problema fondamentale del film insieme ad alcune scelte del regista,nel percorso della trama, elementi che non permettono a “Lo Chiamavano Jeeg Robot” di spiccare il volo.
Il film di Mainetti non ha sbancato i botteghini, in Italia comunque non penso si potrà mai parlare di successo economico per un film simile, ma è comunque stato premiato largamente ai David Di Donatello con ben sette statuette.
Dando un giudizio personale sulla pellicola dico che “Lo Chiamavano Jeeg Robot” non è un film perfetto; credo che nonostante la genuinità e la particolarità del progetto ci sia ancora tanto da imparare per rendere al meglio un genere che non ci appartiene. Una parte di me pensa che il cinema dei supereroi non sarà mai realizzato alla perfezione in Italia, ma un’altra parte di me vuole credere che verrò smentito.

Zanini Marco

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3 Risposte a “Lo chiamavano Jeeg Robot – Buon prodotto. Sceneggiatura autolesionista.”

  1. Certamente non lo definrei un capolavoro, ma non avendo come te termini di confronto perchè non frequento il genere, l’ho trovato in assoluto molto originale e surreale. Il protagonista, uno sfigato, in definitiva, è ben reso da un certo understatemnt dell’attore, che mi sembra abbia trovato i toni giusti per definire un eroe controvoglia, un antieroe sotto tutti i punti di vista. . Non ha le phisique du role, sembra non stare bene nei panni del Salvatore dell’umanità perchè capisce poco o niente di quanto gli è capitato tra capo e collo. Fa tenerezza e un po’ da sui nervi, ma credo proprio che questo fosse l’obiettivo del regista. Pur essendo fortemente prevenuta, sono stata gradevolmente stupita.

    1. Ciao cara Cinzia! In assoluto credo che il film abbia dei buoni spunti infatti, per certi versi non è scontato. A non convincermi è stato proprio il personaggio di Jeeg Robot. Nonostante lo sforzo di proporre un protagonista non canonico, che è una cosa che io apprezzo, credo che in questo caso non sia riuscito, gli manca qualcosa a mio parere. Poi anche sulle scelte della trama non sono rimasto molto convinto. E’ un film incompleto con buone idee, ma gli manca il graffio bestiale.
      🙂

      Zanini Marco

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