Intervista ad Alessandro Reali – IL giallo della valigia

Intervista ad Alessandro Reali – Il giallo della valigia

Buongiorno Alessandro, se tu sei d’accordo mi permetterei di darti del tu. Innanzitutto ti ringrazio molto per essere tornato a trovarci e per il tempo che ci stai dedicando. Andrei subito al succo dell’intervista:

D: Le vicende del Commissario Caronte si svolgono nella Milano degli anni 60. Cosa ti ha fatto decidere di raccontare una città ed un periodo storico che hai vissuto solo da piccolissimo?

R: Prima di tutto grazie a Voi per l’attenzione. Essendo nato nel 1966 non posso, per ovvie ragioni, raccontare gli anni 60 per esperienza diretta. Ma questo è un periodo che mi ha sempre affascinato, vuoi per i racconti di mio padre, scultore all’accademia di Brera, e vuoi per le letture, da Testori a Simonetta e naturalmente Scerbanenco. Anche la passione (mio padre aveva i loro dischi) per la musica di Gaber, Jannacci, i Gufi, è stata utile per ricostruire a modo mio un certo va ambiente.

 

D: Racconti in questo libro uno dei grandi conflitti degli anni 60, forse il grande conflitto per eccellenza, quello politico tra sinistra e destra. Come mai hai voluto porre la tua attenzione su questa situazione?

R: Credo sia impossibile raccontare quegli anni senza affrontare le tensioni politiche e sociali. Il mondo stava cambiando. Le grandi rivolte giovanili erano alle porte. Milano, come sempre, era la città italiana più internazionale, che in quegli anni ha conosciuto il fenomeno dell’emigrazione del sud e di radicale mutamento del mondo criminale. Senza scordare che di lì a qualche anno ci sarà Piazza Fontana e la nascita delle BR….

 

D: Il commissario Caronte è un personaggio molto interessante, in cui spiccato alcuni lati del suo carattere molto peculiari. È un poliziotto testardo, onesto, con una spiccata umanità ed un amore viscerale per il suo mestiere. Come è nata l’idea di creare questo personaggio?

R: Mi piaceva l’idea di questo Commissario un po’ fuori dagli schemi. Caronte, pur essendo un poliziotto molto efficiente, è anche un frequentatore di osterie, ama le canzoni popolari e i romanzi d’avventura, la cucina semplice e il buon vino, è amico di due giornalisti e di una serie di personaggi poco raccomandabili della vecchia mala milanese. Tutto questo mi ha dato la possibilità di immergermi in un certo mondo e mettere in rilievo i contrasti del mio commissario con le stesse autorità molto ingessate. A Fare da contraltare a Caronte, nella sua vita privata, c’è Luisella, la donna che ama: colta, elegante, figlia della borghesia illuminata meneghina.

 

D: Tu di professione fai il chimico presso l’Eni e credo sia un lavoro molto impegnativo sia in termini di tempo che mentale. Dove trovi il tempo e la concentrazione per scrivere così tanti libri portando alle stampe sempre prodotti di grandissima qualità?

R: Grazie per le belle parole … Nella mia vita ho sempre scritto, fin da bambino. Negli ultimi 15 anni, però, ho deciso con grande volontà di dedicarmi a questa passione in modo metodico e professionale. Non è facile, lavorando… Qualcosa si deve per forza trascurare. Per me la scrittura è un modo di vivere (come la lettura). Cerco di farlo nel modo più attento possibile.

 

D: Leggendo questo bellissimo libro mi sono reso conto di una piccola curiosità. Come mai non hai mai citato il nome di battesimo del commissario Caronte? Un giorno pensi che lo rivelerai oppure resterà un mistero?

R: Ovviamente la scelta di non rivelare il suo nome è voluta. Comunque il nome esiste, ma non lo dico.

 

D: Tutti i personaggi che si muovono sulla scacchiera di questo noir sono caratterizzati in maniera ineccepibile, ognuno di essi sembra un ingranaggio fondamentale per il funzionamento dell’impianto narrativo generale. Come crei i tuoi personaggi? Ti ispiri a persone che conosci oppure sono tutti frutto solo della tua fantasia? In qualcuno di essi c’è qualcosa di autobiografico?

R: Io parto sempre dai personaggi. Sono loro a stimolare la storia. Per me la letteratura è sempre una specie di favola. Non sono un cronista né uno storico. I protagonisti possono presentarsi in qualsiasi momento, al bar o al cinema, mentre passeggio o leggo. Cerco di imparare dagli autori che amo. Spesso la storia prende forma man mano scrivo. Altre volte, a un certo punto del racconto, è necessario fare una scaletta. Alla fine c’è sempre molto lavoro artigianale di limatura, ma una volta pubblicato lo leggo solo per vedere se ci sono errori e poi basta, non esiste più, e parto con un’altra storia.

 

D: Quando scrivi hai già in mente tutta la trama oppure lasci che l’ispirazione ti trascini con sé creando la storia man mano che la scrittura va avanti?

R: Come dicevo prima parto sempre da un personaggio che mi stimola. Può essere totalmente inventato o rubato alla realtà che vivo, a un ricordo o a un articolo di giornale. Non c’è una regola precisa in questo approccio.

 

D: Qual è il tuo “rapporto” con Dante Alighieri?

R: Non sono mai stato un lettore assiduo della Commedia, ma sempre, nel corso degli anni, ci ritorno ed è come fare un bagno infinito nell’oceano Uomo. Dico una banalità: non credo si possa andare oltre Dante.

 

D: Hai già in mente nuove avventure per il commissario Caronte?

R: Penso di sì. Vediamo. Magari qualcosa che a che fare con la nebbia e i Navigli … Grazie di tutto, a presto.

Ringrazio davvero molto Alessandro Reali per essere stato con noi e per aver risposto alle nostre curiosità. Speriamo di averlo ancora presto ospite delle nostre pagine.

David Usilla

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.