INTERVISTA A PATRIZIA PIERI – “Mi chiamo Yuri ” – ENSEMBLE EDIZIONI

INTERVISTA A PATRIZIA PIERI – “Mi chiamo Yuri” – ENSEMBLE EDIZIONI

Abbiamo da poco recensito “Mi chiamo Yuri ”, scritto da Patrizia Pieri, edito da Ensemble Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice. Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

 

  • Come nasce l’idea per il tuo romanzo?

Per me chi scrive vuole continuare a esistere. Vuole lasciare una traccia del suo terreno passaggio, io volevo lasciare anche una testimonianza di un fatto esistito, di un pezzo della mia vita. Raccontare questa storia mi ha permesso di continuare a far esistere chi non c’è più.

 

  • La struttura gioca molto sul flashback come ti sei organizzata per scriverlo?

I flashback fanno parte del mio modo di pensare, il mio essere al mondo è un continuo ripensare e rivedere la vita vissuta. Ciò, forse, è dovuto anche all’età. Non ho escogitato un piano, un metodo, è stato naturale per me scrivere in questo modo.

 

  • Perché proprio Yuri?

Yuri è stato mio figlio, volevo renderlo immortale, farlo vivere ancora….  farlo conoscere a chi non ha potuto incontrarlo.

 

  • Il finale aperto può in qualche modo dare il via a un seguito?

Il finale non direi che sia “aperto”, direi che lascia accesa la speranza di una vita migliore per entrambi i protagonisti, spero di esser riuscita a far trapelare che la storia d’amore inizia proprio nel finale, quando la verità prevale e alleggerisce l’animo.

  • Da lettore cosa detesti nei libri?

Come lettrice non amo i dettagli quando sono troppi e troppo meticolosi, le dissertazioni troppo lunghe o complesse, le riflessioni che girano intorno al niente e sono solo parole (non misurate) che non portano a nulla.

 

  • Qual è la parte del tuo romanzo che hai avuto più difficoltà a scrivere?

 

Ho avuto molta difficoltà nello scrivere l’interrogatorio del tatuato. Non amo la violenza e nello stesso tempo qualcosa dovevano pur fare, Andrea e il suo amico, per estorcere una confessione. Mi sono ispirata ai film americani, a qualche serie, mantenendo comunque un’atmosfera soft.

 

  • Uno dei pilastri del tuo romanzo è l’amicizia. Cosa pensi delle amicizie virtuali?

L’amicizia è una relazione importante, una scelta, come l’amore. Quella virtuale difficilmente può essere vera, per me, perché il bisogno di una manifestazione di affetto o di solidarietà si può svolgere solo in presenza… Ho bisogno di vedere la mia amica, i miei amici, perché con loro scambio il linguaggio non verbale che mi testimonia, ogni volta, il bene che ci unisce, o rinnova l’amicizia che già c’è.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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