INTERVISTA A DINO CASSONE – “APERITIVO FATALE” – LES FLANEURS EDIZIONI”.

INTERVISTA A DINO CASSONE – “APERITIVO FATALE” – LES FLANEURS EDIZIONI”.

Abbiamo da poco recensito “Aperitivo fatale”, scritto da Dino Cassone, edito da Les Flaneurs Edizioni e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore. Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

 

  • Perché ami i gialli?

Amo i gialli costruiti bene, innanzitutto. Quelli in cui gli indizi per scoprire chi è il colpevole si incastrano talmente bene nella trama che diventa difficile scovarli. Il giallo, e mi riferisco a quello “deduttivo”, è un genere che come pochi tiene sempre in allerta le sinapsi. Un esempio su tutti? Agata Christie.

  • Come nasce l’idea per il tuo romanzo?

Intanto volevo ritornare a Rosicano e guardarla questa volta da un occhio “interno” al paese. Potendolo anche giudicare un po’. Così ho dato voce a uno dei protagonisti minori del mio precedente “Un gelato buono da morire”, il brigadiere Cimino. Sarà lui che racconterà l’ennesimo assurdo omicidio e allo stesso tempo si racconterà. E vi assicuro che ne ha da raccontare quello strampalato!

  • I personaggi sono molto particolari, c’è qualcosa di autobiografico?

La variegata popolazione di Rosicano è frutto in parte della mia totale fantasia e in parte (la gran parte) di sguardi attenti lanciati qui è la in tutti i miei anni di vita, di girovagare. Ogni paese, ogni quartiere di città è un forziere prezioso per le mie storie. Un episodio a cui ho assistito, o che mi hanno raccontato, una frase sentita per caso, una persona incontrata per strada o in un luogo qualsiasi, potrebbe finire in una delle mie pagine.

  • Qual è il primo giallo che hai letto?

Ca va sans dire: “Monsieur Poirot”, un’antologia di quattro casi del celebre investigatore, di Agata Christie.

  • Cosa non ti piace dei gialli da lettore?

Una cosa su tutte: quando un libro già nelle prime pagine fa capire come va a finire; quando gli indizi sono troppo “telefonati” o deboli, beh, lo chiudo immediatamente, non mi incuriosisce più.

  • Qual è la parte più difficile da scrivere di un giallo?

L’incastro a orologeria della trama che deve portare il lettore a capire solo nelle ultime pagine il finale. O ancora meglio, lo lascia di stucco e lo sorprende con un epilogo inaspettato. Per questo i miei non sono dei veri e propri gialli, ma delle commedie gialle, dove la leggerezza della trama e dei personaggi, possono permettermi eventuali “scivoloni” o almeno celarli in parte.

  • Se potessi farlo diventare un film che attori vorresti per i tuoi personaggi?

Magari accadesse. Diciamo che il romanzo, che si ispira alle grandi e inarrivabili commedie all’italiana, così come è strutturato si presta anche ad essere portato in scena a teatro. Quindi senza volare alto, diciamo che mi accontenterei di attori bravi che calcano le tavole del palcoscenico e che siano dei veri e propri “caratteristi”.

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

 

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