INTERVISTA A MAURIZIO VICEDOMINI AUTORE DE: “SUL RACCONTO”

INTERVISTA A MAURIZIO VICEDOMINI AUTORE DE: “SUL RACCONTO”

racconto

Ciao Maurizio, bentornato sulle pagine dei Gufi Narranti.

Ci ritroviamo per l’uscita del tuo nuovo libro “Sul racconto ”, questa volta un saggio.

Come nasce l’idea per questo libro?

“Sul racconto” è il risultato di anni di studio, prima in ambito universitario, poi privato. L’idea alla base è molto semplice: trovare un punto chiaro di distinzione fra racconto e romanzo, un qualcosa che vada al di là di una mera classificazione arbitraria basata sulla lunghezza del testo.

Dal punto di vista critico, tendiamo a dire che racconto e romanzo sono forme narrative differenti. Ma se è vero, allora dovremmo essere in grado di riscontrare delle differenze formali, appunto, fra di loro. Il saggio, a carattere divulgativo, cerca di trovarle in diversi ambiti: critico-narratologico, ricettivo-editoriale, e nelle parole degli autori.

Qual è la tua raccolta di racconti preferita?

Non sono tipo da classifiche, a dirla tutta. Tutte le raccolte – per loro natura – hanno alti e bassi. Se dovessi proprio fare alcuni nomi, direi (a pari merito, perché diversissime fra loro) “La ragazza dai capelli strani” di David Foster Wallace, “Palomar” di Italo Calvino e “All’improvviso bussano alla porta” di Etgar Keret.

Esiste una lunghezza minima secondo te per ritenere un testo un racconto?

Generalmente si fa la domanda opposta, ovvero: esiste una lunghezza massima, oltre la quale si parla di romanzo e non più di racconto?

Non credo esista una lunghezza minima stabilita. Un racconto è la forma minima di una storia. Se riusciamo a raccontarla in poche parole, allora possiamo dire di aver scritto un racconto. Sono quelle che oggi vengono chiamate flash stories. Famosa è quella di Hemingway (che sia realmente sua o falsamente attribuita), “For sale. Baby shoes. Never worn”. Sei parole, e non c’è altro da dire.

Ci sono autori i cui racconti vendono come fossero romanzi, vedi Stephen King. Sarebbe utile per aumentare l’amore verso i racconti che più autori famosi iniziassero a scriverli?

Credo sia sbagliato paragonare la nostra situazione nei confronti del racconto a quella degli States. Lì la forma breve ha una dignità di pubblico che qui ancora non abbiamo. I nostri autori più famosi scrivono anche racconti, ma la situazione – ovvero: la ricezione del racconto dal punto di vista della sua autorità – non cambia. Erri de Luca ne scrive. Baricco ne scrive. Classici come Calvino, Buzzati e Levi ne hanno scritti. In Italia abbiamo una tradizione formidabile di scrittura breve, ma ai lettori piace il romanzo.

Non c’è da farne un catastrofismo, comunque: la situazione sta già cambiando. Nell’ultimo decennio le cose sono migliorate. Le riviste online sono diventate più vive, i racconti hanno trovato più spazio fra i cataloghi degli editori indipendenti, e – in generale – vengono letti di più.

Secondo te chi è in grado di scrivere un racconto è capace di scrivere anche un romanzo? E viceversa?

Credo che per scrivere un ottimo racconto e un ottimo romanzo servano qualità differenti, un po’ come sono diverse quelle richieste da un architetto che progetti un palazzo meraviglioso e un artigiano che intagli figure artistiche nel legno. Ma nulla vieta che un architetto non possa essere un bravo artigliano. La risposta, allora, è: dipende. Dipende dallo scrittore, dalle sue qualità, da come riesce a costruire la storia.

Ricordando che tu stesso sei autore di una raccolta di racconti che abbiamo recensito “Ogni orizzonte della notte” edito da Augh! ti ringraziamo per la disponibilità augurandoti il successo che meriti per il tuo saggio.

Grazie per lo spazio che mi avete dedicato!

Ringraziamo les per la foto

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