INTERVISTA A DAVIDE GADDA – LA SOTTILE LOTTA DEI VINTI – PORTO SEGURO EDITORE.

INTERVISTA A DAVIDE GADDA – LA SOTTILE LOTTA DEI VINTI – PORTO SEGURO EDITORE.

 

Abbiamo da poco recensito la raccolta di racconti di Davide Gadda: “La sottile lotta dei vinti” edito da Porto Seguro Editore e abbiamo la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchere.

Ciao Davide, grazie per essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

 

Ma naturalmente, e grazie a voi per l’invito. È un vero piacere essere ospitati nel vostro nido.

 

  • La prima è una pura curiosità: visto che sei scrittore, il tuo cognome non è passato inosservato, sei per caso parente di Carlo Emilio Gadda?

 

Non ne ho ancora le prove ma all’agenzia che indaga sulla questione mi ripetono di si.

Alla lontana, dicono. Devo solo portare pazienza e pagare puntualmente le loro scadenze, poi un bel giorno mi faranno sapere…

Che ne dite, mi posso fidare?

 

 

  • Come nasce il tuo libro? È una raccolta di racconti scritti nel tempo o li hai scritti di getto in funzione del nuovo lavoro?

 

In gran parte sono racconti scritti nel tempo, in cui tuttavia avvertivo dei denominatori comuni che mi hanno ispirato l’idea di questa antologia. Da qui ho riveduto e corretto i racconti e ho scritto le storie più recenti, per lo più improntate al tema del fantastico quali ‘L’autopsia’, ‘La fine della saga’ e ‘Dietro quella porta’, oppure noir come ‘Per sempre’.

 

 

  • Perché hai preferito il racconto al romanzo?

 

Del racconto, quando ben fatto, mi affascina la forza di trascinamento che esercita nel lettore. Lo scrittore deve essere essenziale ed affondare pochi colpi ben assestati sotto la cintura. Non è per niente facile, ma quando l’operazione riesce l’effetto di suggestione può essere più efficace rispetto al romanzo stesso. Come non immedesimarsi nel cieco terrore del sepolto vivo di Poe, per fare un esempio?

Non sono comunque un esclusivo autore di racconti. Ho già pubblicato storie che per dimensioni potrebbero definirsi racconti lunghi o romanzi brevi a seconda dei punti di vista e tra qualche mese uscirà un mio romanzo propriamente detto.

 

 

  • Nei tuoi racconti viene sottolineato prevalentemente un aspetto del genere umano, possiamo aspettarci una seconda raccolta in cui predomina il concetto opposto?

 

I vinti sono i protagonisti di queste storie. Individui illusi o disillusi, che tentano di raddrizzare una sorte avversa per spirito di sopravvivenza, amore della verità o puro istinto a fare la cosa giusta. In genere non cercano la lotta, ma ci si trovano invischiati e non vi si sottraggono, anche quando è chiaro come andrà a finire.

Soggetti interessanti, i vinti. Perché ci provano, nonostante tutto.

Diversamente dai perdenti, che sono rinunciatari in partenza, e dai vincitori, che sono tali solo in ambiti ristretti delle loro esistenze.

Se realizzerò una raccolta sui vincitori? Difficile, perché mi annoiano. Tuttavia, alcuni apparenti vincitori rientrano tra i protagonisti dei miei racconti. Ci sono ad esempio un luminare della medicina legale e uno yuppie di successo. Però di loro non mi interessano le medaglie bensì le fragilità, di cui sono più inconsapevoli di tanti altri.

 

 

  • Ci sono rimasti nel cassetto dei racconti che hai all’ultimo momento deciso di non inserire?

 

Si, uno. S’intitola ‘Exodus’ e ha per protagonista un migrante clandestino del futuro. Ero indeciso se inserirlo, ma alla fine ho pensato che le sue caratteristiche fantascientifiche meritassero un contesto differente.

 

 

  • Dovessi presentare: “La sottile lotta dei vinti”, scegliendo uno dei racconti in esso contenuto quale credi sia il più emblematico?

 

Dovendo scegliere, direi ‘7, 27’.

Testi, un giornalista appena licenziato da una rivista in liquidazione, deve inventarsi la sua prima inchiesta da free lance e si arrischia in un’insidiosa indagine sugli indicibili intrecci tra il mondo politico-finanziario locale e la malavita organizzata. Un quasi-eroe per caso, spinto dalla necessità di lavorare ma nel profondo sempre obbediente a un senso di dignità personale che è altrove troppo spesso ignorato.

 

 

  • Dando un’occhiata alla tua bibliografia direi che sei uno scrittore versatile. Qual è il tuo genere preferito da scrittore? E da lettore spazi allo stesso modo?

 

Amo scrivere quello che mi piace leggere, e sono per lo più storie che contengono elementi di mistero in senso lato. Da qui si può facilmente spaziare per generi, dal giallo al noir, dall’horror al fantastico ma verrebbe da chiedersi quanti di questi elementi siano presenti nella cosiddetta narrativa che taluni ritengono Letteratura, quella vera con la L maiuscola. Ellroy fa letteratura o noir? Camilleri sarebbe un giallista? Che dire poi del fantastico nei giganti della letteratura sudamericana, da Borges a Cortazar, o del giallo fino alla spy-story nei post-moderni da Pynchon a DeLillo?

Trovo riduttiva una stretta catalogazione. Un po’ mystery è in fondo qualsiasi storia che esplori gli aspetti più oscuri e contraddittori dell’animo umano. E in fondo, quello che conta di una storia è che sia scritta bene e sappia emozionare, indipendentemente dall’etichetta che le si incolla addosso.

 

 

Grazie mille a Davide Gadda per la disponibilità e arrivederci a presto sulle pagine de I Gufi Narranti.

Sandra Pauletto

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