Coffin Surfer – Emilian Raw Mania (EP) – Meno rockabilly, più blasfemia.

Coffin Surfer – Emilian Raw Mania (EP)

Anno: 2019

Paese di provenienza: Italia

Genere: death metal

Membri: Pica – voce; Vale – chitarra; Raffa – basso; Balbo – batteria

Casa discografica:

  1. Intro
  2. Emilian Raw Maniac
  3. Scumtrain
  4. Reverend Torture
  5. Black Crust
  6. Gore By Porn

I Coffin Surfer rappresentano un’entità unica nel panorama death metal attuale. L’interpretazione e l’esecuzione del genere che vi state apprestando a leggere ed ascoltare infatti gli è immediatamente riconducibile. Il quartetto bolognese si esibisce nella produzione di un death metal tanto cupo e violento quanto divertente e sardonico. Emilian Raw Mania (titolo che avvicina il gruppo ad un senso di appartenenza locale in linea con la loro ironia) è il secondo EP prodotto e rappresenta un balzo in avanti per pulizia ed efficacia della registrazione. L’amalgama blasfema di riff pesanti, galoppate di tupa tupa e vocalizzi brutali infatti raggiunge qui una completezza e una pienezza notevoli, che danno l’idea di una piccola opera di una certa qualità, se non compositiva, di aderenza ai canoni di genere. Ad arricchire la proposta però i Coffin Surfer ci mettono assolutamente del loro, non solo incutendo timore con la cattiveria, ma anche stemperandola con un approccio che punta all’eccesso e alla parodia. Il colpo di genio dell’Intro, dove una giornalista di un TG locale declama l’arrivo di un personaggio tanto pericoloso e pittoresco da essere paragonato a Rambo, con in sottofondo un arrangiamento dell’orchestra di Casadei, ne è un chiaro esempio.

Con Emilian Raw Maniac ci gettiamo a capofitto nel brutal death tipico dei nostri, cupissimo ma movimentato, quasi danzereccio. Irresistibile e azzeccato nella sezione ritmica, immediato e coinvolgente. Si passa alla furiosa Scumtrain, uno scannatoio dove a farla da padrone è l’headbanging più sfrenato. Un brano che coniuga perfettamente l’intransigenza alla satira grazie anche ad una citazione “colta” dei maestri dell’heavy metal Venom e a qualche falsetto, a cui il gruppo ci aveva già abituati. Paradossalmente qui una cosa che mi trovo a rimproverare ai Coffin Surfer è la mancanza di quella componente rockabilly che li aveva caratterizzati maggiormente. Non si può dire comunque che la band emiliana non sappia divertire: Medjugorie Moshpit ad esempio decanta le prediche e le preghiere di un prete che viene continuamente interferito dal grufolare di un maiale. Un piccolo inciso blasfemo e spassoso. Sublime nel suo intento.

Rimanendo in tema iconoclasta, Reverend Torture è un pezzo assolutamente terremotante, maligno e serpeggiante come la coda del diavolo. Una vera e propria incursione nel mondo del deathblack che fa’ il paio con la seguente catacombale Black Crust. Se mai doveste decidere un giorno, investiti dalla più arcana e macabra tentazione, di allestire un party in un cimitero, i Coffin Surfer sarebbero il primo gruppo che farebbe al caso vostro. Tra tombe che si aprono per far fuoriuscire degli zombie e pipistrelli che iniziano a svolazzare nella notte, si dipana Gore By Porn, altra dichiarazione d’intenti demenziale e grandguignolesca tra riff sinistri e martellate di tupa tupa.
I Coffin Surfer sono una realtà di tutto rispetto nel loro genere, soprattutto per la grande capacità di coniugare ironia e violenza. Ottimi per le feste più irrispettose e malvagie. Altro particolare che splende di luce propria è la scelta della copertina, una rivisitazione ancora più horror de La Donna, Il Sogno & Il Grande Incubo degli 883.

Voto: 9

Zanini Marco

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