Antropofagus – M. O. R. T. E. – Il death metal italiano colpisce ancora.

Antropofagus – M. O. R. T.  E. – Methods Of Resurrection Through Evisceration

 

Anno: 2017

Provenienza: Italia

Genere: brutal death metal

Membri: Meatgrinder – chitarra; Tya – voce; Jacopo Rossi – basso; Davide “Brutal Dave” Billia – batteria

Casa discografica: Comatose Music

 

  1. Whirlwind Of Initiation
  2. Spawn Of Chaos
  3. Chants For Abyzou
  4. Praise To A Hecatomb
  5. Methods Of Resurrection Through Evisceration
  6. Omnipotent Annihilation
  7. The Abyss (Chapter One)
  8. Quintessence Of Suffering
  9. Deception Of The Blood
  10.  Living In Fear (Malevolent Creation Cover)

 

Se si parla di autorità del death metal italiano non si può non pensare ai genovesi Antropofagus. Solo 3 dischi per loro dal ’97 ad oggi, ma dov’è il problema? Meglio la qualità piuttosto che la quantità. Se poi c’è una cosa positiva nell’underground è che un gruppo non deve seguire le spasmodiche leggi del mercato musicale per assecondare le richieste delle case discografiche. A distanza di 5 anni dall’ultimo Architecture Of Lust, i nostri tornano quindi con M. O. R. T. E. – Methods Of Resurrection Through Evisceration. Una scelta curiosa quella di usare un termine italiano che scomposto rivela una frase inglese. Al di là del dibattito linguistico, il terzo album degli Antropofagus rispetta abbastanza lo stile primigenio attestandosi nei limiti del brutal death metal, dove le preponderanti sonorità vecchia scuola vengono ogni tanto lambite da accenni più moderni. Il risultato è piuttosto coerente e, senza stravolgere molto la tradizione, mette in luce le indiscutibili capacità tecniche ed elaborative del quartetto.

Inaugurato dall’intro Whirlwind Of Initiation, epico e misterioso, M. O. R. T. E. scuote violentemente l’ascoltatore con la mitragliata di blast beat di Spawn Of Chaos. Un compendio di malvagità in bilico tra Morbid Angel e Nile. Death metal furioso, sparato a velocità siderali, in cui trovano spazio anche sonorità più moderne. Le chitarre stridenti e maligne nel finale danno un’idea chiara dell’ottima interpretazione di genere a cui ci troviamo di fronte. Grande fattura presente anche nella successiva Chants For Abyzou, in cui viene espressa l’eccellente capacità del gruppo di districarsi tra un riff e l’altro e tra i vari cambi di ritmo. Praise To A Hecatomb è il pezzo più cupo del disco. Mortifero e sulfureo, si fa’ forza di un assolo malatissimo che gli conferisce un aspetto ancora più inquietante. E’ anche portatore di uno dei momenti più esaltanti di M. O. R. T. E. : un devastante riff lento ed inesorabile che si trascina fino alla fine in un baratro profondissimo. Sul classico martirio di inaudita violenza sonora si staglia la chitarra sofferta e putrida di Methods Of Resurrection Through Evisceration. Questi improvvisi sprazzi melodici aumentano la varietà ma sono stringatissimi, sempre circoscritti a pochi secondi; anche perché le composizioni sono piuttosto brevi ma condensano il più possibile diversi passaggi. Ottimo lo stacco e ripartenza dopo l’assolo di Omnipotent Annihilation. Qui è evidente come il gruppo sia devoto alla vecchia scuola. Come in The Abyss (Chapter One), che con il suo demoniaco intro quasi parlato, parla soprattutto la lingua dei Deicide. Il suo incedere catacombale ben si adatta al titolo e la scrittura musicale rimane di alto livello. Quintessence Of Suffering e Deception Of Blood sono entrambi buoni pezzi, con rispettivamente un bell’assolo ed ottimi intrecci di chitarra. Gli Antropofagus decidono di chiudere il disco omaggiando i Malevolent Creation con la cover di Living In Fear, fedelmente reinterpretata.

Dopo l’interessante EP dei Coffin Surfer e il pregevole debutto sulla lunga distanza dei Maze Of Sothoth, l’Italia continua ad essere terreno fertile per il death metal. I genovesi sono ancora sul pezzo e portano avanti la loro precisa idea di brutal death metal senza colpo ferire. Lunga vita agli Antropofagus!

Voto: 9

Zanini Marco

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