Recensione: To make room – Artista: Anton Sconosciuto

Recensione: To make room – Artista: Anton Sconosciuto

Sto ascoltando da qualche giorno il disco To make room di Anton Sconosciuto e ne sono rimasto decisamente rapito. Abituati a ciò che quotidianamente ci viene propinato da televisioni e radio e passando all’ascolto di un disco di queste qualità è come potersi permettere un bagno rigenerante, una piccola permanenza in Spa per l’acquisizione di sensi perduti, in questo caso l’udito. Ho sempre avuto la curiosità di conoscere cose altre oltre che ascoltare quel che passa il convento però di questi tempi è veramente difficile non cadere nel banale. Ogni produzione anche quella indipendente che viene spacciata per novità è vittima di una pochezza di intenti che è disarmante. Tutte le produzioni si sviluppano all’interno di standard precodificati dal sentire comune anche quando non è imposto da standard di produzione. Non si cerca più il messaggio o la qualità ma l’applauso, il like e tutto ciò porta alla produzione di sonorità che non potranno tendere verso l’alto, verso la crescita ma inevitabilmente cadranno implodendo su se stesse e abbassando la qualità di ascolto e produzione. Non è così semplice giudicare il bello o il brutto, perché il gusto può essere indotto, ci si abitua a ciò che si ha e se non si ha la curiosità di conoscere qualcos’altro difficilmente protrai essere così fortunato da poter avere un tuo parere personale. La tecnologia che è un grande mezzo di libertà in realtà si sta sviluppando come un mezzo di alienazione e cattività a volte anche autoindotta. Vedo un appiattimento generale nelle scelte musicali, ma non solo, che mi spaventa. In ambienti come quelli di oggi probabilmente nessuna casa di produzione avrebbe prodotto dischi come Atom earth mother dei Pink Floyd o Rock bottom di Robert Wyatt per non parlare di produzioni sperimentali degli anni 70 e della cosmic music tedesca. Anton Sconosciuto, batterista che milita in diverse formazione, alla sua prima prova di opera solista l’ho incontrato quasi per caso, ed è stato subito amore. Al primo ascolto noti subito che è una produzione di alto livello, le dieci tracce che compongono l’intero lavoro sono scritte ed eseguite in una sintesi armonica che ricorda le produzioni di qualche decennio fa, pur notando la freschezza della composizione. Per fare spazio (concedetemi il gioco di parole) nella nostra mente Anton Sconosciuto ha messo in piedi un viaggio dentro se stesso, viaggio in realtà fisicamente ristretto a delle stanze ma che in realtà offrono l’occasione di un viaggio totale. Le tracce sono Live in your eyes, Unsinn, Pink bathroom, Coat, What’s your name, Can’t seem to belong, Tides e Keep me in your brain. Parafrasando l’ultimo pezzo ti rimarrà in mente, sono canzoni molto belle che viaggiano da un synth pop elettronico ad atmosfere jazz passando per produzione rock che a volte ricordano i Radiohead di Thom Yorke, qua e là ci si può riconoscere alla corte dei Coldplay e poter pescare influenze dei Soft Machine però nessuna citazione, nessun campionamento, nessun omaggio è tutto filtrato dalla grande personalità del disco. Anton Sconosciuto scrive e compone l’intero disco oltre che suonarlo in prima persona. Parte dalla ritmica più percussiva applicandola alla chitarra per poi arrivare alla melodia cantandola. Con questo buon lavoro si è aggiudicato il premio come miglior disco del Rock Contest 2021. Buon Ascolto.

Distribuito su cd da Coypu Records- distibuito in digitale da PLUMA dischi

Claudio Romei

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