Recensione: L’orco di Mussolini di Marco Di Tillo (Mursia) 

L’orco di Mussolini di Marco Di Tillo (Mursia)

Per questa volta Marco di Tillo mette in panchina il suo personaggio più conosciuto, quell’ispettore Marco Canepa di cui abbiamo anche parlato un paio di volte su queste pagine, per raccontare una storia vera, una storia che ha sconvolto l’opinione pubblica negli anni 20 del secolo scorso, una vicenda di cui oggi si è persa un po’ la memoria, che l’oblio ha iniziato ad avvolgere nel suo manto, una vicenda che invece a ben vedere risulta essere incredibilmente attuale, che descrive bene un certo modo di fare informazione e di fare giustizia ai giorni nostri. Leggendo le pagine di “L’orco di Mussolini” (Mursia) si può notare come molti dei malcostumi descritti non differiscano poi tanto da ciò che capita oggi, dove la fake news risulta all’opinione pubblica più accettabile rispetto alla realtà, dove chi dovrebbe fare informazione raccontando responsabilmente ed onestamente i fatti preferisce passare attraverso una narrazione spesso distorta e spregiudicata in nome dell’audience, piuttosto che raccontare la verità e preferisce sbattere il mostro in prima pagina, senza preoccuparsi di verificare che quello in prima pagina sia davvero il mostro e non la vittima di un terribile errore. Quella che ci racconta Marco Di Tillo è la vera storia di quello che venne chiamato “Il mostro di Roma”, un uomo che aveva stuprato ed in alcuni casi anche ucciso sette bambine nei primi anni 20 dello scorso secolo e che aveva creato non pochi imbarazzi al duce Benito Mussolini che mal digeriva il fatto che un simile criminale minasse la credibilità del suo regime, che da sempre millantava grandissima attenzione alla sicurezza dei suoi cittadini. È vero che la storia di Gino Girolimoni è comunque nota, è vero che qualche articolo su questo caso è stato scritto, ed è anche vero che anni fa questa vicenda venne raccontata al cinema da un film splendido dal titolo “Girolimoni, il mostro di Roma” con un meraviglioso Nino Manfredi nei panni proprio di Gino Girolimoni, però visto che tuttosommato oggi giorno risulta essere una storia abbastanza dimenticata il lettore può godere della narrazione quasi come fosse un thriller a tutti gli effetti. C’è anche la figura del detective, del poliziotto che non ci sta, che non crede che il Girolimoni sia il colpevole e che vuole assolutamente portare alla luce la verità dei fatti. Il detective risponde al nome di Giuseppe Dosi, grande poliziotto italiano, uomo che lega indissolubilmente il suo nome alla nascita dell’Interpol, uomo che per aver perseguito a tutti i costi la verità ha dovuto pagare un grande prezzo. La lettura di questo libro è un’esperienza forte, dal grande impatto emotivo, che porta il lettore a farsi un sacco di domande, e soprattutto a provare sentimenti di sconcerto e rabbia per come la giustizia abbia potuto essere così poco giusta. A far da cornice alla narrazione dei fatti c’è il ritratto dell’Italia dell’epoca, c’è lo spaccato di un’Italia in cui il regime fascista era al suo apice. È un libro di quelli che fanno la differenza, di quelli che una volta letti danno la sensazione di averti fatto crescere, un po’ come le pozioni fortificanti dei videogiochi.  Va sicuramente apprezzato il grande lavoro di ricerca e di preparazione svolto da Marco Di Tillo per il suo romanzo: “L’orco di Mussolini” che gli ha permesso di essere molto preciso, e accurato nel descrivere sia il contesto in cui si svolgono i fatti sia i fatti stessi che ci vengono riportati in maniera magistrale, con una dovizia di particolari tale che ci permette di vivere in maniera piena la narrazione dandoci quasi la sensazione di vedere le scene, di sentire i rumori e gli odori che il contesto circostante sprigiona. Onestamente credo di avere avuto la fortuna di aver avuto tra le mani un libro di grande valore letterario e storico e credo che per chiunque ami leggere buoni libri e ami trarre dalle loro pagine dei momenti di crescita questo sia davvero un libro da leggere assolutamente.

 

David Usilla

 

 

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