Mi chiamo Yuri – Patrizia Pieri – Ensemble edizioni

Mi chiamo Yuri – Patrizia Pieri – Ensemble edizioni – Recensione di Simone Consorti

Mi chiamo Yuri : dal titolo di questo romanzo di Patrizia Pieri, edito da Ensemble edizioni, ci aspetteremmo un racconto in prima persona, un io narrante che racconti la sua storia. Invece Yuri qui non è soggetto, ma un oggetto che, tuttavia, pagina dopo pagina, prende sempre più realtà, presenza, peso, fino a che non diventa una sorta di deus ex machina capace di guidare i movimenti di tutti gli altri personaggi. Il romanzo è la vicenda di un inseguimento indietro nel tempo, della ricerca di un irraggiungibile. Yuri è legato a ieri, un ragazzo morto in circostanze misteriose quasi quindici anni prima continua a lasciare “segni” a chi gli vuole bene; prima alla sua anima gemella Valentina, poi al suo migliore amico Andrea e a sua madre Patricia. In una Roma che si specchia tra i suoi bellissimi parchi, in particolare Villa Sciarra a Monteverde, descritta magistralmente, tra il mare e certe aree più degradate, Valentina ormai diventata una donna sensibile e realizzata, visitata dal suo ricordo sempre più insistentemente, va in cerca della vera dinamica dell’incidente mortale in cui è morto Yuri. Era sotto l’effetto degli stupefacenti? qualcuno lo voleva morto perché faceva o sapeva troppo? Il libro non vuole darci risposte definitive. Non ha intenzione di farci arrivare prima del dovuto alla fine del viaggio, ma si sofferma anzi sul percorso e la sua trama consiste in una vera e propria inchiesta. Il migliore amico di Yuri, Andrea, infatti è un investigatore che si mette sulle tracce del passato burrascoso del compagno, in una sorta di ricerca del tempo perduto, da cui affiorano conversazioni e ricordi, più o meno tangibili o insensibili. Ci troviamo così davanti a una serie di sbalzi temporali e lunghi flash back che ci rivelano come, per i nostri personaggi, il tempo interiore non sia affatto una tranche de vie lineare. Una serie di segni disseminati anni prima intanto ricompaiono. E Valentina sente sempre più la presenza dell’amico dell’età passata, fino a che non se lo ritroverà accanto, improvvisamente ricomparso in una vecchia fotografia. Entrambi nella stessa inquadratura, che guardano avanti. Yuri non è più il ragazzo di ieri, ma è diventato il mezzo che le permetterà di avvicinarsi ad Andrea e, forse, di iniziare una nuova vita. Il cammino, non la meta, è il senso di questo libro: andare verso Itaca, non Itaca, per citare Kavafis. La scena finale, una bella conclusione aperta, rappresenta uno squarcio positivo, nel cielo e non solo. Anche la morte può creare vita.

 SIMONE CONSORTI

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