Vektor – Terminal Redux – Tecnicismo sfrenato in immense strutture.

Vektor – Terminal Redux

Anno: 2016

Provenienza: USA

Genere: Technical Thrash Metal

Membri: David DiSanto – voce e chitarra; Erik Nelson – chitarra; Blake Anderson – batteria; Frank Chin – basso

1.Charging The Void

2.Cygnus Terminal

3.LCD(Liquid Crystal Disease)

4.Mountains Above The Sun

5.Ultimate Artificer

6.Pteropticon

7.Psychotropia

8.Pillars Of Sand

9.Collapse

10.Recharging The Void

Casa discografica: Earache Records

Torna la creatura spaziale di David DiSanto, cantante e chitarrista del gruppo che nel 2002 dichiarò guerra alla scena Metal, considerata da costui mediocre e derivativa.

I Vektor nascono dalla sua mente, dove da tempo si agitano sogni di Metal tecnico, Carl Sagan e Mecha Godzilla. La carriera del gruppo americano subisce la svolta nel 2009, quando pubblica il sorprendente Black Future. La formazione, rimasta fin’ora immutata, vede oltre a DiSanto, Erik Nelson alla chitarra, Blake Anderson alla batteria e Frank Chin al basso. Nel 2011 il nuovo passo dei Vektor si intitola Outer Isolation, altro disco di grande spessore.

Il 2012 è un anno chiave per i quattro che abbandonano Tempe, in Arizona, per trasferirsi a Philadelphia, in Pennsylvania. Una mossa strategica,considerata la vicinanza con New York e, guardando oltreoceano, con l’Europa. Non è il solo grande cambiamento avvenuto negli ultimi anni per i thrashers americani, infatti la loro prima etichetta, Heavy Artillery Records chiude i battenti, ed ecco giungere la prestigiosa Earache Records con cui quest’anno fanno uscire il loro terzo disco, Terminal Redux.

Da sempre fautori di un Thrash Metal dal taglio progressivo, con chiari riferimenti ai Voivod (non solo nel logo), i Vektor si addentrano sempre di più in galassie remote, continuando a fare del racconto fantascientifico il loro tratto distintivo, che questa volta va a creare una vera e proprio storia in mezzo alle complesse partiture.

Monumentale e sempre più allucinante è la mole di lavoro prodotta per quanto riguarda sia la musica che i testi. L’album si apre con Charging The Void, dove si fanno subito notare i grandissimi intrecci di chitarra di DiSanto e Nelson, che si rincorrono creando nebulosi vortici di saette cosmiche. Il pezzo, realizzato con grandissima abilità tecnica spezza tutte le catene e si lascia andare in un coro pulito liberatorio che coglie alla sprovvista in tutta la sua emozionante bellezza.
Cygnus Terminal, nonostante l’innegabile bravura dei musicisti, è un pezzo abbastanza incolore, dove i continui cambi di tempo, poco efficaci, sembrano fini a se stessi.

L’attenzione viene ricatturata dalla seguente LCD (Liquid Crystal Disease), veramente inarrestabile e furiosa. Mountains Above The Sun è invece un intermezzo strumentale arpeggiato troppo breve per essere giudicato; viene da chiedersi come mai sia stata inserita nella scaletta.

Ultimate Artificer, primo dei 3 singoli estratti da Terminal Redux, aveva scatenato la grande ansia dei fan per l’imminente uscita dell’album, e infatti è un pezzo potente, veloce, impetuoso e come sempre egregiamente costruito. Come appena risucchiati da un buco nero si viene investiti dal riff da crisi epilettica di Pteropticon, che per costruzione e furia sonora si candida come uno dei momenti più esaltanti del disco.
In Psychotropia invece, se mai ce ne fosse bisogno, i quattro ragazzi americani dimostrano di essere dei pazzi completi.

Quando hai per le mani una tecnica così straripante il pericolo è sempre quello di produrre molto fumo e poco arrosto, dando vita a dei pomposi esercizi di stile. I Vektor si distinguono proprio per la ricerca continua della sonorità vincente, capacità espressa, per esempio, nella grande classe di Pillars Of Sand, dove la fanno da padrone giri di chitarra eccellenti. L’episodio sicuramente più coraggioso e interessante è Collapse, una semi ballata d’altri tempi,come i primi Metallica avevano insegnato a fare, con la partenza melodica e il finale epico e arrembante. La differenza sta che qui DiSanto e i suoi compagni interpretano personalmente il genere e lo protendono per ben 9 minuti e 22 secondi, evocando un viaggio etereo tra le costellazioni stellari. Esperimento riuscito.

Terminal Redux si chiude con Recharging The Void, che si ricollega alla prima canzone in scaletta. Il pezzo in questione è una successione mastodontica di riff e registri diversi, della durata di 13 minuti. Le capacità compositive dei Vektor sono fuori dal comune e Recharging The Void ne è un ottimo esempio. Attenzione, perché qui non c’è solo Metal progressivo, c’è anche del Rock d’annata, melodico, di grande classe che richiama quasi spudoratamente On The Turning Away dei Pink Floyd. Questo conferma la complessità concettuale della musica dei Vektor, ma anche l’apertura senza paura a sonorità più morbide e orecchiabili. Ora, dal momento che è stata recepita l’innegabile capacità dei musicisti di questo gruppo credo sia inutile e restrittivo insistere testardamente sulla strada del tecnicismo esasperato. Considerata poi l’ottima attitudine al gusto lirico, mi aspetto il grande salto stilistico. Episodi come Collapse, Charging The Void e Recharging The Void sono ottimi esempi di come si sia cercato di andare lontano. Adesso è il momento di prendere queste idée ed elaborarle maggiormente per raggiungere un nuovo livello.
Nel frattempo i Vektor hanno rinvigorito questo legame tra Thrash Metal, attitudine progressiva e fantascienza e tra i loro discepoli se non li conoscete, vi segnalo i senesi Vexovoid, altrettanto bravi!

Voto: 8

Marco Zanini

 

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