Perturbator – The Uncanny Valley – Parto magico di un grande visionario.

Perturbator – The Uncanny Valley

Anno: 2016

Provenienza: Francia

Genere: Synth Pop

Membri: James Kent (Perturbator) – Sintetizzatori

  1. Neo Tokyo

2. Weapons For Children

3. Death Squad

4. Femme Fatale

5. Venger

6. Disco Inferno

7. She Moves Like A Knife

8. Sentient

9. Diabolus Ex Machina

10. Assault

11. The Cult Of 2112

12. Souls At Zero

13. The Uncanny Valley

Casa discografica: Blood Music

Dal 2012 ad oggi una figura tanto talentuosa quanto misteriosa è emersa nel sottosuolo della musica elettronica. James Kent, in arte Perturbator, parigino, ha abbandonato il suo passato di chitarrista Black Metal per intraprendere una corsa in moto infinita nelle metropoli oscure e suggestivamente illuminate dai neon, di un futuro cyberpunk. La sua missione: recuperare le sonorità sintetiche e ipnotiche degli anni ‘80. Ossessionato da un immaginario costituito da film dell’orrore e d’azione fantascientifici, Perturbator è arrivato al 2016 col suo quarto album, The Uncanny Valley, che sancisce ancora una volta il suo amore smisurato per i suoni che prepotentemente ha deciso di reinterpretare.

Definito da molti come un cocktail ipercinetico di John Carpenter, Vangelis e Goblin (artisti che peraltro lui stesso considera come influenze principali) giunge al mio orecchio inevitabilmente, visto che anche io stravedo per le colonne sonore di questi maestri.

Succede tutto un anno fa, quando attraverso Facebook (che in questo caso, come in tanti altri, ha dimostrato tutta la sua potenza mediatica), noto parecchie condivisioni del musicista francese e ne rimango impressionato. Il Brutal Assault in Repubblica Ceca arriva come una manna dal cielo, quella stessa Estate. Perturbator si esibisce in mezzo a tonnellate di pesi massimi del Metal di vecchia e nuova scuola. Incredibile. Incappucciato, nasconde continuamente la sua figura, annullata anche dalla console davanti a lui. Sotto il palco la gente balla e sembra di essere piombati in Terminator, nella scena al Technoir (con cui prontamente lo stesso Kent ha intitolato un suo pezzo). Dietro il musicista uno schermo trasmette incessantemente scene miste di RoboCop e Ghost In The Shell. E’ un sogno al neon, sintetico, fatto di carne, plastica e parti robotiche, assolutamente maniacale.

Quando compro il CD I Am The Night lo divoro. Staziona quotidianamente nello stereo, in casa e in macchina. Che disco. Ma questa è un’altra storia.

Tokyo, anno 2112. Dopo la Guerra delle Macchine imperversa il culto della Chiesa Nera. Sotto The Uncanny Valley c’è un concetto, una storia scritta dallo stesso James Kent. Un filo conduttore che permette di immergersi ancora di più nelle atmosfere sognanti e coinvolgenti di Perturbator. Sono proprio le atmosfere a rappresentare l’essenza di questo disco, ancora di più dei lavori precedenti. Certo, la creazione di qualcosa di visibile, all’interno della nostra mente, solo attraverso la musica, è una caratteristica tipica del musicista francese, ma in The Uncanny Valley il movimento lascia ancora più spazio alla riflessione, permettendo a sonorità più rilassate e contemplative di rapire l’ascoltatore e portarlo in nuovi scenari. Diciamo che Desire, estratto dal disco I Am The Night, rappresenta un ottimo esempio della direzione intrapresa. Come in quel caso, è sempre Greta Link a collaborare prestando la sua voce in Venger, la quinta traccia. Come si nota nella discografia di Perturbator, le rare parti vocali sono affidate più che altro a voci femminili. Bellissime come sempre, Venger infatti è una canzone veramente emozionante. Per non parlare di Sentient, dove la voce di Hayley Stewart consegna quello che negli anni ’80 sarebbe diventato sicuramente un singolone di pop sintetico. Peccato che ora siamo negli anni ’10 del 2000 e questa roba fa innamorare solo una ristretta cerchia di fan. Da segnalare che per questa canzone è stato realizzato un video molto bello in grafica da videogioco. A portare a compimento l’indagine sonora calda e riflessiva è Femme Fatale, pezzo davvero audace dalle atmosfere giustamente suadenti, che si avvale per altro della partecipazione di Highway Superstar.

Non mancano comunque gli episodi più tradizionali e movimentati come Neo Tokyo che ha qualcosa della colonna sonora di Matrix Reloaded. In Weapons For Children tornano anche gli ammiccamenti a John Carpenter e Alan Howarth. Death Squad è un bel pezzo, piacevole ma senza acuti. Di tutt’altra pasta è la coppia Disco Inferno e She Moves Like A Knife, trascinanti e travolgenti, due motivi validi per continuare ad amare Perturbator.

Diabolous Ex Machina ,che spiace dirlo, ma è un pezzo decisamente incolore, fa’ da intramezzo per giungere ad un’altra fantastica coppia, costituita da Assault e The Cult Of 2112; più una suite complementare che due momenti separati, oscura e bellissima.

Come se The Uncanny Valley non avesse già dimostrato di essere un signor disco, la conclusione lo eleva ancora di più al rango di capolavoro grazie a Souls At Zero (in collaborazione con Astronoid) e a The Uncanny Valley, la prima meravigliosa, la seconda emozionante.

Quando giungerete alla fine del disco completamente svuotati vi dispiacerà abbandonare questo mondo cibernetico. Di certo io aspetto qui,ansioso l’uscita dell’ennesimo grande disco di James Kent. Per chi non lo conoscesse ancora consiglio l’ascolto di The Uncanny Valley naturalmente e del resto della sua produzione. Imperdibile.

Voto: 9

Zanini Marco


2 Risposte a “Perturbator – The Uncanny Valley – Parto magico di un grande visionario.”

  1. Secondo me potenza mediatica ne ha molta di più YouTube che Facebook ;proprio yt mi ha fatto conoscere questo genere musicale riproposto da perturbator, com truise, Miami night ecc ecc

    1. Certamente! Comunque anche Facebook usato nella maniera giusta, cioè facendo pubblicità e condividendo musica, sarebbe un’ottima arma. Chiaramente il pubblico deve essere ricettivo.

      Zanini Marco

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