L’anello di Carvilio – Approfondimento di Teresa Breviglieri

L’anello di Carvilio

Carvilio

Nell’anno 2000 a Grotta Ferrata alla periferia sud-est di Roma, sulla via Latina, durante la rimozione di un traliccio in un terreno privato, vennero alla luce una serie di gradini che proseguivano verso il basso.

Dopo aver convocato la soprintendenza delle belle arti, un team di archeologi venne incaricato di continuare le operazioni di scavo che proseguirono per due giorni, finché apparve davanti ai loro occhi stupefatti una grande lastra di pietra ancorata a dei sigilli antichi.

La lastra in questione era una porta d’accesso ad una antica tomba romana del I° secolo d.C…

Nel sepolcro di circa nove metri quadrati, gli archeologi scoprirono due enormi sarcofagi di marmo bianco adornati da incisioni eleganti, completamente intatti, tranne qualche piccola ma irrilevante crepa presente su uno dei due.

Le iscrizioni sul marmo ci permettono di conoscere i nomi delle salme. Sono madre e figlio. La donna si chiamava “Aebutia IV”, mentre il giovane è “Carvilio Gemello”, deceduto alla giovane età di diciotto anni.

La storia racconta che Carvilio è nato dal primo matrimonio di Aebutia andata in moglie al nobile Tito Carvilio della famiglia Sergia. Ma la donna ebbe anche un secondogenito, Anestia Balbina nata dal secondo matrimonio della donna. Fu Antesia a occuparsi, finché era in vita, della tomba di sua madre e del suo fratellastro.

Nella tomba i corpi erano imbalsamati, dettaglio curioso perché la pratica di imbalsamazione non era in uso presso l’aristocrazia romana di quei tempi. Gli aristocratici, infatti, preferivano venire inumati in seguito alla cremazione, ma grazie alla scelta di madre e figlio, che probabilmente erano seguaci del culto di Iside, furono mummificati. Ma analizziamo il reperto più importante di tutto il sarcofago.

L’argomento centrale del nostro articolo è motivo di emozione per coloro che hanno avuto l’onore e la fortuna di imbattersi in questo regalo del passato.

Aebutia oltre ai resti delle ghirlande funebri, all’anulare indossa un anello di rara bellezza. Un monile, che è passato alla cronaca con il nome di “Anello di Carvilio”. La montatura in oro presenta una cavità dove fa mostra di sé un ritratto in miniatura, cesellato e perfetto in ogni dettaglio. Raffigura con tutta probabilità il giovane Carvilio Gemello, i capelli sembrano mossi da una brezza leggera, lo sguardo intenso, naso importante, labbra delicate e il busto scoperto. Questa meravigliosa miniatura è avvolta da un prezioso cristallo di rocca. Il particolare materiale dona una profondità di espressione unica al ragazzo.

Non è chiara la causa della morte di Carvilio, si parla di setticemia, ma esiste un dubbio su un possibile avvelenamento del ragazzo, dato che alle analisi dei capelli è stata riscontrata una forte quantità di arsenico. Evidentemente la morte del giovane figlio ha devastato l’anima e il cuore della madre che ha deciso di farsi fare dai migliori orefici imperiali il gioiello con cui si è fatta seppellire.

 Aebutia facendo forgiare quel prezioso monile avrebbe avuto l’amato figlio sempre con lei anche dopo la morte. Ma dalle accurate analisi degli studiosi, risulta che l’anello non presenta segni di usura particolarmente evidenti, quindi la donna non doveva averlo indossato spesso. Probabilmente visto il valore inestimabile del gioiello, Aebutia aveva timore di indossarlo in pubblico.

Ma torniamo alla tomba: un altro particolare ha colpito i ricercatori. Le vesti e i corpi di madre e figlio erano adornati di rose e viole, da questo ritrovamento è palese dedurre che la morte è avvenuta nella stagione estiva. Questi ornamenti floreali contribuirono a dare un nome specifico al sito archeologico che venne chiamato: “Ipogeo delle Ghirlande”.

L’anello di Carviglio ora è esposto al museo archeologico di Palestrina (in provincia di Roma). Un monile di straordinaria bellezza che nonostante le informazioni e gli studi fatti in merito, pare nasconda ancora diversi segreti. Nonostante i ricercatori abbiano attribuito il busto scolpito nell’anello al giovane Carvilio, c’è chi sostiene, viste alcune caratteristiche del corpo, che in realtà non si tratti dell’effige del figlio della donna ma piuttosto raffiguri un’anziana signora.

Per cui rimane aperta un interrogativo, il gioiello è stato fatto per commemorare il figlio, oppure? Chi è raffigurato nel monile di così immenso valore?

A prescindere dall’identità del volto raffigurato, il ritrovamento di questo stupendo gioiello rimane comunque uno tra i più accattivanti ritrovamenti degli ultimi vent’anni.

Teresa Breviglieri

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