Reign/ Rulum – The Occult (Split) – Black metal verso la destinazione sconosciuta.

Reign/ Rulum – The Occult (Split)

Anno: 2020

Paese di provenienza: UK

Genere: black metal

Membri: Reign – tutti gli strumenti; R. W. S. – tutti gli strumenti

Casa discografica: Repose Records

  1. Reign – Fractured Blade
  2. Reign – A Breath Over The Mountain Pass
  3. Reign – Subjugating Darkness
  4. Reign – Fragments Fade
  5. Rulum – Hevel
  6. Rulum – Destination Unknown
  7. Rulum – Loss
  8. Rulum – Rul

Tornando agli split, dopo aver parlato di Shrykull e Temple Steps, oggi lasciamo il death metal e passiamo al black metal perchè in Gran Bretagna ci sono venti sinistri che si muovono prepotenti. L’unione tra i nuovi progetti Reign e Rulum, entrambi one man band, danno infatti forma a quest’opera indipendente distribuita esclusivamente da Repose Records. Reign ha già lasciato dietro di sé la creazione di demo, EP e singolo mentre Rulum pare come una vera e propria misteriosa nuova entità.

Lo split che li mette in contatto, tracciando un’ideale linea maligna tra sud e nord d’Inghilterra, mi serve più che altro per esaltare l’operato di Rulum, che innalza notevolmente il livello complessivo della registrazione. Non me ne vogliate, non ho intenzione di scatenare una competizione indesiderata, ma alle mie orecchie qui la differenza è facilmente udibile.

Il black metal di Reign, dall’introduzione atmosferico/ strumentale Fractured Blade, intrisa di reminiscenze da cinema dell’orrore, a quella finale, Fragments Fade, racchiude un po’ l’essenza di un genere sempre più confrontato con il suo io interiore. Al di là della grande cura formale, innegabile, sembra che all’interno di questo scrigno, creato da due estremità strumentali, sia contenuta una sostanza un po’ priva di mordente. Oltre alla velocità, sempre trascurata, è l’assenza di riff in grado di distinguersi ad appesantire gli episodi di Reign. Giunti alla quinta traccia però parte la produzione Rulum ed è tutta un’altra storia.

Glaciale e melodica, Hevel è un recupero assoluto del gelo scandinavo, filtrato da un testo minimale quanto ispirato e da una resa complessiva dalla quale spicca moltissima passione musicale. Merito in questo affilato episodio sono le chitarre taglienti ma anche le tastiere perfettamente coese con il sottofondo. Si passa alla pestata e sacrilega Destination Unknown, che proprio nel suo centro custodisce un lamento vocale molto più vicino alla scuola prog anni ’70. Un unico assoluto e caparbio che ci sta come il cacio sui maccheroni. A seguire assoli di chitarra di grande gusto per un finale che se non sconfina nello space rock comunque lascia una visione onirica inaspettata. La qualità della produzione targata R. W. S. è davvero alta.

A proposito di tastiere in pompa magna vi conviene ascoltarvi Loss, altro esperimento riuscitissimo di richiami progressive e ghiacciati fendenti black metal. Uno spettacolo fantasmagorico quanto visionario. Come se non fosse già tutto abbastanza gudurioso, Rul si prende ben nove minuti per mettere in mostra un bel po’ di palle quadrate e un altro po’ di saggezza musicale. La fusione con l’elettronica è un tappeto unico sostanzioso e travolgente in cui le sonorità si snodano libere da preconcetti spaziando dai momenti più brutali a quelli più poetici. Detto questo se vi piace il black metal senza troppi fronzoli e non siete particolarmente sofistici fate pure caso a Reign, ma se siete in cerca di una forma musicale più audace ma comunque coerente affondate negli abissi celestiali di Rulum, ne godrete.

Voto: 7

Zanini Marco

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