Intervista – Fabio Carta – Armilla Meccanica 1 Nel Cielo –

INTERVISTA – FABIO CARTA – ARMILLA MECCANICA 1 NEL CIELO – INSPIRED DIGITAL PUBLISHING.

Fabio Carta

Abbiamo da poco recensito “Armilla meccanica 1 – nel cielo”, scritto da Fabio Carta, edito da Inspired Digital Publishing e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore. Buongiorno, grazie essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

  • Certamente, il tu va benissimo.

 

  • Ci eravamo lasciati con la tua quadrilogia Arma Quanto tempo è durata la pausa tra la scrittura di un romanzo e l’altro?

 

Beh, di tempo ne è passato. Quasi tre anni, a conti fatti, tempo che ho impiegato per promuovere Arma Infero e per sgomitare nell’ambiente dell’editoria e della letteratura fantascientifica italiana, per me nuovissimo. In quei tre anni ho conosciuto tante persone, editori, lettori e colleghi, il cui entusiasmo e competenza mi hanno spinto a scrivere ancora.

 

  • Da quando ami la fantascienza?

 

Da sempre, anche se è sempre stato un rapporto ambiguo, soprattutto con la letteratura. Da ragazzo, infatti, cercavo di trovare riscontri nei libri delle meraviglie, entusiasmanti ma superficiali, che mi capitava di scoprire nei film, nei fumetti e nei videogiochi. Spesso questa operazione era una delusione, ma mi ha consentito di avvicinarmi ai mostri sacri della Golden Age.

 

  • Quanto il quotidiano influenza la tua fantascienza?

 

Ho la pretesa e la presunzione di scrivere Inner Sci-fi, ovvero una fantascienza intimista meno concentrata sulla trama e l’azionw fine a se stessa. Date queste premesse, il mistero dell’anima e dell’esistenza umana, che cerco di comprendere come tutti nel quotidiano, delle volte diventano riflessioni da inserire nella mia narrativa.

 

  • Qual è stata la parte più difficile da scrivere?

 

La descrizione del fallimento esistenziale del protagonista , il Grande Vecchio, Geuse. Perché le sue lamentele e le sue desolate osservazioni di personaggio si sovrappongono alle mie di autore. E sono così vere che fanno un po’ paura.

  • Se potessi trasformare i tuoi libri in film chi vedresti bene negli attori principali?

 

Bella domanda, ma non ci ho mai pensato veramente… il Meklord potrebbe essere benissimo interpretato da Ralph Fiennes. Geuse, invece, da un Russel Crowe ancora più imbolsito.

 

  • Visto all’attuale sviluppo della tecnologia e l’intelligenza artificiale credi che la fantascienza abbia ancora davvero spazi inesplorati in cui muoversi?

 

Ci devo credere, altrimenti non avrei di che scrivere. In effetti manca ormai un certo slancio di immaginazione, come se tutto fosse stato già immaginato e/o inventato, e forse per questo che vanno molto di moda distopie e ucronie. Anche io mi metto nel mucchio. Delle volte immagino un mondo più semplice (come può esserlo una tabula rasa cancellata dall’apocalisse) per evitarmi lo sforzo di immaginare un vero futuro, complesso e coerente. Magari condisco la mia tabula rasa con qualche invenzione accattivante, ma per il resto anche io temo di non riuscire a immaginare l’avvanire così come si dovrebbe fare nello scrivere sci-fi. Abbiamo paura dell’incomprensibile complessità che ci attende. Altro che singolarità e IA, qui parliamo di struttura del tempo e funzionamento neuronale epistemologico, ovvero nella comprensione delle cose e della realtà. Parliamo di nuovi stati della materia, come le molecole fotoniche o i fotoni oscuri. C’è un multiverso infinito e inconcepibile, là fuori, e noi ne abbiamo una paura matta. E per questo ci stiamo perdendo il nostro futuro!

 

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

Matteo Melis

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