Intervista a Daniele Cellamare – Il drago di sua maestà (Les Flaneurs Edizioni)

Intervista a Daniele Cellamare – Il drago di sua maestà – La prima guerra dell’oppio” (Les Flaneurs Edizioni)

 

Abbiamo da poco recensito “Il drago di sua maestà. La prima guerra dell’oppio” (Les Flaneurs Edizioni) di Daniele Cellamare e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa di lui e dei suoi futuri progetti

Buongiorno Daniele, grazie per la tua disponibilità e per aver essere tornato a trovarci.

 

  • Per preparare quest’intervista ho deciso di rileggermi quanto ci eravamo detti due anni fa, quando parlammo di “La carica di Balaklava” (Les Flaneurs Edizioni) e mi è subito balzato agli occhi un passaggio che trovo interessante, quando dici che “Dal mio punto di vista, la storia militare, così come le componenti confessionali, sono elementi essenziali per la comprensione degli eventi”. Quanto è importante, parlando di un contesto così diverso dal nostro come può essere l’Impero Cinese del XIX secolo, sottolineare l’aspetto confessionale di quel popolo oltre che l’aspetto culturale e delle sue tradizioni secolari per poter capire tutto lo svolgersi degli eventi?

 

Si, anche in questo caso la componente confessionale ha giocato un ruolo importante. Le autorità cinesi non gradirono l’arrivo dei missionari occidentali e cercarono in tutti i modi di limitarne la diffusione all’interno del paese. La spiritualità cinese, tra confucianesimo e buddismo, mal si conciliava con il rigorismo protestante arrivato dalla Gran Bretagna per “civilizzare” un popolo considerato barbaro. Per quanto riguarda la forza militare occidentale, anche in questo caso la dinastia Qing rimase convinta sino alla fine della guerra che la supremazia culturale dell’Impero Celeste avrebbero avuto la meglio sulle cannoniere a vapore di Sua Maestà.

 

 

  • Anche con questo libro hai voluto mantenerti molto fedele alla realtà storica dei fatti che racconti e credo che per farlo in quest’occasione tu abbia dovuto fare un lavoro preparatorio se è possibile ancora più impegnativo rispetto a quanto fu per “La carica di Balaklava”. Cosa ti è rimasto a livello personale dopo aver studiato quel pezzo di storia dell’umanità, quel contesto spazio temporale, quella cultura così distante dalla nostra?

 

Proprio quella grande differenza culturale mi ha spinto ad indagare le complessità di questa drammatica pagina di storia. Come in tutti miei romanzi, ho cercato di conservare un necessario rigore storico, a mio giudizio importante per “raccontare” una storia così lontana dalla nostra, forse incomprensibile per chi dovesse leggerla per la prima volta, con il rischio di confondere l’elegante distacco cinese con una forma di ottusa passività.

La ricerca delle fonti é stata altrettanto affascinante, e per rimane senza dubbio un prezioso arricchimento.

 

 

  • Un personaggio che mi ha colpito e che mi ha incuriosito al punto da andarne ad approfondire la figura è stato quello della regina dei pirati, Ching Yih. Come si colloca questo personaggio all’interno delle vicende storiche che racconti e perché le hai voluto dedicare uno spazio rilevante all’interno di questo romanzo?

 

In questo periodo storico la pirateria cinese ha giocato un ruolo importante. Con la mia Regina ho cercato di sintetizzare le varie contraddizioni dei pirati orientali, tra senso dell’onore, violenza cieca e tradimenti. Anche qui una “cultura del dire” declinata da lunghi silenzi, inchini rispettosi e cenni del capo significativi. Credo che quella figura riassuma tutto questo, compresa la sua torbida alleanza con la Triade cinese.

 

  • Questo romanzo si intitola “Il drago di sua maestà”, come hai scelto questo titolo?

 

Nel Regno di Mezzo avevano usato molti termini per indicare l’oppio importato dai britannici. Per esempio, la Terra nera, le Strisce di corvo e via dicendo. Ma anche il Drago per la sua invincibilità, lo stesso appellativo riservato agli imperatori della dinastia Ming e rimasto in uso in quella successiva. Parafrasando, il Drago è diventato la forza della Corona inglese, invincibile proprio come l’oppio che hanno diffuso tra i figli dell’Impero Celeste.

 

  • Ogni guerra porta conseguenze socio-politiche importanti per i paesi coinvolti, nel bene e nel male. Le due guerre dell’oppio secondo te che conseguenze hanno avuto? Daniele Cellamare, a tuo modo di vedere nel mondo di oggi ci sono ancora situazioni legate in qualche modo agli accordi scaturiti allora?

 

Le due guerre dell’oppio hanno completamente stravolto la millenaria cultura cinese. La dinastia Qing è praticamente crollata e con essa la completa sovranità del paese. I cinesi, nonostante le tante rivolte scoppiate in questo periodo, dopo le due guerre hanno generato uno dei movimenti più sanguinari contro gli occidentali, quello dei temuti Boxer. Per domarlo è stato necessario l’intervento delle “otto nazioni”, Italia compresa.

Ancora oggi la Cina riflette su quel periodo storico e spesso i dibattiti politici fanno riferimento a quella drammatica umiliazione subita dagli occidentali.

 

  • Credo fortemente che la conoscenza della Storia possa aiutare molto a comprendere l’oggi e a fare le scelte giuste per il futuro. Sfrutto la tua preparazione storica e la tua cultura per chiederti se secondo te c’è, in quella che è la Storia moderna, la Storia degli ultimi cento anni, qualcosa che avrebbe potuto farci capire che prima o dopo in Ucraina sarebbe potuto succedere quello che sta succedendo oggi?

 

Sono molti gli storici che ritengo che l’origine della contesa tra i due paesi abbia radici lontane e mai sopite. Certo, anche in questo caso la conoscenza approfondita dei due paesi può agevolare la comprensioni degli attuali sviluppi geopolitici.

 

 

  • I tuoi libri ci portano sempre a conoscere eventi che non sono particolarmente noti al grande pubblico. Come scegli il contesto storico in cui ambientare i tuoi libri? Hai già dei progetti per un nuovo romanzo?

 

Ho sempre cercato di rappresentare pagine di storia poco conosciute al grande pubblico. Ritengo che il compito di un modesto storico come me sia proprio quello di diffondere questa cosiddetta “storia minore” (termine che non amo) facendo appassionare il lettore a vicende e personaggi che altrimenti rimarrebbero relegati nell’oblio. I contesti storici possono essere i più svariati, il grande Libro della storia non finirà mai di stupirmi. Grazie a Les Flaneurs Edizioni, dopo aver trattato la prima guerra dell’oppio, potevamo tralasciare la seconda? No di certo.

 

Grazie mille a Daniele Cellamare per la sua disponibilità e per essere stato nostro graditissimo ospite tra le nostre pagine de I gufi narranti.

David Usilla

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