Split – Il terrore vive nelle 23 personalità di Kevin Wendell Crumb.

Split

 

Anno: 2016

Titolo originale: Split

Paese di produzione: USA

Genere: thriller, orrore

Regia: M. Night Shyamalan

Produzione: Marc Bienstock, Jason Blum, M. Night Shyamalan

Cast: James McAvoy, Anya Taylor – Joy, Betty Bucley, Haley Lu Richardson, Jessica Sula, Brad William Henke, Sebastian Arcelus, Neal Huff

Alla fine della sua festa di compleanno, Claire sta per salire in macchina insieme al padre Neal, all’amica Marcia e alla ragazza solitaria Casey. Neal si attarda per sistemare delle cose nel bagagliaio ma le ragazze non possono vedere quello che sta succedendo all’esterno dell’auto. Sul sedile del guidatore non è il padre di Claire a sedersi, ma uno sconosciuto che stordisce le tre adolescenti e le rapisce. Al loro risveglio le ragazze si trovano chiuse in una stanza con due letti e un bagno. Verrà spesso a farle visita il loro rapitore, che ogni volta si presenterà con nomi differenti. Il nome del criminale è Kevin, ma soffre di un disturbo dissociativo dell’identità che gli permette di comunicare tramite 23 personalità differenti. Solo il tempo potrà dire a Claire, Marcia e Casey quali sono le intenzioni di Kevin e delle sue molteplici personalità.

Night Shyamalan torna dopo The Visit (2015) riproponendo la tematica della convivenza con personalità misteriose. Se nella sua opera precedente infatti erano due bambini a dover convivere con nonni che non la contavano giusta, qui ci sono tre ragazze in ostaggio di un individuo che non afferma di essere ciò che è veramente. Allo stesso modo il male agisce spesso al di là di una porta chiusa, dinamica di espressione della paura tipicamente infantile. Le storie pregne di significato di Shyamalan ottengono sempre la loro consona confezione di culto, come se ognuna fosse una gemma a sé stante. Nel caso di Split poi la prima impressione è di trovarsi di fronte ad un blockbuster usa e getta, a causa dell’inizio diretto, molto sbrigativo e senza fronzoli, abbinato ai titoli di testa a caratteri cubitali in bianco su nero. Nonostante l’essenzialità comunque il regista mostra tutta la sua bravura in inquadrature apparentemente banali, trasformandole in attimi indimenticabili.

James McAvoy, per lui in Split un’interpretazione straordinaria.

Con il passare dei minuti però Split non si accontenta più di farsi prendere alla leggera e, a parte le saltuarie parentesi ironiche, la regia urla a gran voce tutta la sua classe. Le atmosfere scure e scialbe finiscono col ricordare innegabilmente Il Silenzio Degli Innocenti e la prestazione di James McAvoy, nei panni di Kevin, strabilia fino alla fine, in un ghigno già iconico. Oltre alla fantastica interpretazione dell’attore scozzese si segnalano Anya Taylor – Joy ( Casey), la più interessante delle tre ragazze, anche quando compare il suo alter ego da piccola Izzie Coffey col suo sguardo penetrante e Betty Buckley, la dottoressa Fletcher che assiste Kevin, partecipe inoltre di un duetto spassoso all’interno del film. Il fatto è che Split, ricordando da vicino la vicenda del sociopatico realmente esistito William Stanley Milligan, riportata nel libro “Una Stanza Piena Di Gente” di Daniel Keyes, non si presenta come ci si aspetterebbe. Shyamalan ha mantenuto intatto il suo stile e ha innervato lo spunto con tutta la sua personalità producendo una pellicola esistenziale, critica e simbolica, prima che ferale.

Un buon esempio di come il cinema ormai non si accontenti più di raccontare una storia riempiendola di immagini impressionanti, ma di scavare anche nell’anima e nel cervello umano. In questo caso soprattutto nel cervello anche se, come si vedrà alla fine, sarà anche il corpo di Kevin a mutare fornendo allo spettatore l’ingrediente orrorifico ormai inatteso. La struttura narrativa, che prevede digressioni sull’infanzia di Casey, preannuncia un po’ il finale, ma arrivati al punto, smantellata la sorpresa, rimane la sensazione di aver assistito ad un film di grande classe, dove l’interpretazione e il messaggio trionfano sul resto. In fin dei conti il grande pregio di Split è il suo giocare ad illudere o incuriosire il pubblico, per tenerlo incollato alla poltrona fino in fondo; trovata intelligente ed innovativa già vista in un altro film chiuso tra qualche parete, ad alto livello di suspense, come 10 Cloverfield Lane. La logica è che se ci sono dei presupposti, possono essere smentiti, tanto non è detto che pregiudichino la visione d’insieme. L’altra chiave di lettura di Split è totalmente allegorica e descrive il confronto tra la bestia e l’uomo, che sia una bestia animale o quella che ci portiamo dentro. La vera grande sorpresa arriva nel finale dando al film un sapore del tutto differente e dimostrando che forse nella cinematografia di Shyamalan non tutti i suoi blockbuster sono come una gemma a se stante.

Zanini Marco

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