Agrimonia – Awaken
Anno: 2018
Paese di provenienza: Svezia
Genere: post metal
Membri: Martin – basso; Björn – batteria; Pontus – chitarra, tastiera e voce; Magnus – chitarra; Christina – voce e tastiera
Casa discografica: Southern Lord Recordings
- A World Unseen
- Astray
- Foreshadowed
- Awaken
- Withering
- Sparrow
Dove il modernismo si sofferma sulle evoluzioni del crust e del death metal ci sono gli Agrimonia. Una scelta fortemente identitaria considerato che il complesso di Gothenburg avvicina due delle correnti più celebri della Svezia. Una formazione attiva dal 2005 e già autrice degli ottimi Host Of The Winged (2010) e Rites Of Separation (2013), due opere che trasudano post metal da ogni poro e sanno di nord Europa all’ennesima potenza, ricordando un po’ le litanie tristi dei grandi Agalloch e un po’ la rabbia sofisticata dei Tragedy. Awaken è un passo profondo nella scuola melodica degli anni ’90, un’affermazione di scandinavia al 100%. Un avvicinamento al capolavoro che sa di convinzione e qualità prepotenti. La batteria che si porta a spasso un mid tempo contemplativo di A World Unseen, è un chiaro segno di quanto gli Agrimonia vogliano che l’ascoltatore rimanga fermo ad ascoltarli per farsi attraversare dalle sfumature violacee del loro suono. Una sinfonia autunnale a cavallo tra i mondi: il death metal melodico di Opeth e Anathema, i vocalizzi spettrali del black metal e la sporcizia sonora del crust. Tutto filtrato da un orecchio che si è cibato di suggestioni dei ’90 ma anche di innovazioni radicali anni ’10. Nove minuti di composizione che raggiunge il suo apice negli intrecci di chitarre nel finale. Da pelle d’oca. Astray scava ancora più in profondità nella proposta del gruppo e la durata qui lievita a undici minuti. Un brano mastodontico che non stanca mai grazie alla disarmante facilità con cui si snoda su tappeti nu e alternative metal. Un messaggio sonoro che abbatte i muri generazionali e stilistici e che dimostra quanto sia possibile mettere in contatto diverse correnti attitudinalmente opposte.
Foreshadowed cerca di scongiurare la rinuncia all’aggressività proponendo, dopo un lungo arpeggio, una chitarra cattiva, grassa e pesante, perfettamente accompagnata dalla voce infernale di Christina. E’ anche il pezzo più tirato della scaletta, che comunque non si pone mai come obbiettivo la velocità ma piuttosto la ricerca dell’atmosfera giusta, il ricorso all’assolo di classe e alla melodia matura. A parte il breve strumentale Awaken, che consiste in un arpeggio melodico non troppo interessante, il disco si chiude con Withering e The Sparrow, entrambi ottimi. Il terzo lavoro del gruppo svedese è un’opera davvero molto bella, che ha come unico difetto forse una certa ripetitività, dato che i brani tendono a somigliarsi un po’. A parte questo gli Agrimonia proseguono convinti un percorso fatto di vecchie sensazioni che si sposano alla perfezione con un gusto al passo coi tempi. Un ascolto che, tra le sue pieghe nostalgiche, mi ha ricordato terribilmente la fine degli anni ’90.
Voto: 9
Zanini Marco