L’isola – Racconto breve (inedito) di Teresa Breviglieri

L’ISOLA

isolaPhilip si guardava intorno senza rendersi conto del posto in cui si trovava. Non ricordava come era arrivato su quell’isola; non ricordava nulla. Non sapeva nemmeno il motivo per cui si trovava tanto lontano da casa. Guardò il mare azzurro e sconfinato e cercò con lo sguardo, un segno di vita, ma non c’erano navi all’orizzonte; era completamente solo. Decise allora di muoversi e camminò sul bagnasciuga con lo sguardo fisso nel vuoto. Senza rendersene conto, fece il giro dell’isola e si ritrovò esattamente nel punto di partenza. Sconsolato, decise di addentrarsi nella boscaglia a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Iniziava a sentire fame. Si incamminò verso gli alberi e in poco tempo si ritrovò circondato da folti cespugli e rami che lo sovrastavano. Non si rese conto del tempo che passava e continuava ad avanzare lentamente in quel bosco che gli dava un senso di protezione e al contempo gli incuteva timore. Le ore passavano e il bosco diventava sempre più buio. Philip era stanco, affamato e sentiva freddo. Non trovando nulla da mangiare decise di sedersi; aveva bisogno di riposo. Si appoggiò ad un albero e si addormentò stremato. Quando si svegliò, si rese conto di essere ancora sulla spiaggia. Si rialzò al buio rischiarato da una bellissima luna e si guardò intorno. Vide una luce poco distante da lui e rincuorato le andò incontro pensando ci fosse qualcuno, ma mentre si avvicinava, si rese conto che la luce illuminava una porta. Con sua somma felicità constatò che la luce era quella di una lanterna e la stessa illuminava una piccola casetta. Si mise a correre, senza chiedersi il motivo per cui prima non la aveva vista. La porta si aprì e Philip entrò felice. Si ritrovò di fronte ad un tavolo imbandito di ogni ben di Dio e un camino acceso dove crepitava un bel focherello. Accanto al camino era seduta una donna molto bella. Non dimostrava più di quarant’anni e aveva capelli lunghi e neri. Lei non parlò; si limitò a sorridergli e ad indicargli la sedia. Lui annuì e si sedette. C’era cibo a volontà e Philip si rimpinzò a dovere. Innaffiò il lauto pasto con un buon vino bianco e si rialzò soddisfatto. Ringraziò quella bellissima donna che gli sorrise e annuì con il capo. Poi gli indicò un letto dall’altro lato della stanza e lui senza indugiò andò a coricarsi. Era stanco, molto stanco. Si addormentò di colpo. La luce del sole, inondò la stanza e Philip si svegliò suo malgrado. Cercò di alzarsi dal letto, ma qualcosa lo tratteneva. Aveva la vista offuscata e non vedeva bene chi aveva al suo fianco. Piano piano, i suoi occhi si abituarono alla luce e capì che la donna lo teneva fermo solamente appoggiando un dito al sul braccio. Philip cercò di parlare, ma la voce non usciva dalla sua gola. La donna rise compiaciuta.

<< Ora sei mio anche tu. Mi serviva un letto più grande!>>. La sua risata, divenne un ghigno beffardo. Philip la guardò con aria interrogativa, ma capì subito di non avere scampo quando vide i suoi arti scomparire nel materasso e fondersi inesorabilmente con il letto che lo assorbì completamente e si ingrandì sino a diventare largo almeno il doppio. La donna, soddisfatta rassettò le lenzuola e le coperte e tornò a sedersi accanto al camino in attesa di un altro naufrago. Le serviva un mobile nuovo per il salotto…

Teresa Breviglieri

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