The Boy-Recensione di Marco Zanini per il blog i gufi narranti

The Boy

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Anno: 2016

Titolo originale: The Boy

Paese di produzione: USA

Durata: 97 min.

Genere: Orrore,drammatico,thriller

Regia: William Brent Bell

Produttore: Matt Berenson, Roy Lee, Gary Lucchesi, Tom Rosenberg, Jim Wedaa

Cast: Lauren Cohan, Rupert Evans, Jim Norton, Diana Hardcastle, Ben Robson, James Russell, Jett Klyne, Stephanie Lemelin, Lily Pater

Greta, una giovane donna sta dormendo sul sedile posteriore di un taxi. Raggiunge una villa in un villaggio inglese che sembra uscita da una favola, gigantesca, antica e leggermente inquietante. Li la stanno aspettando i due coniugi Heelshire con il loro figlio Brahms. Greta, americana, è stata chiamata per accudire il piccolo in previsione di una lunga vacanza dei genitori. Lei fa dapprima conoscenza di Malcolm, il ragazzo che ogni settimana porta la spesa alla famiglia Heellshire.Un tipo simpatico che viene conquistato rapidamente dalla bella americana. Non si può dire lo stesso degli Heelshire, bruschi, benestanti e snob. E’ la conoscenza di Brahms però a sconvolgere definitivamente Greta. Il piccolo Heelshire infatti, non si rivela essere un bambino ma un bambolotto dall’aspetto decisamente inquietante. Il padre e la madre sembrano non considerare lo stato delle cose e lo trattano come se fosse un vero e proprio bambino e pretendono che in loro assenza Greta faccia lo stesso. Numerose sono in più le regole, elencate su foglio apposito, che la ragazza dovrà seguire per accudirlo. A quanto pare se così non dovesse accadere, potrebbe essere peggio per Greta.

E’ in questa situazione surreale e angosciante che parte l’Odissea di questa giovane ragazza in fuga da un passato burrascoso, tata per necessità, ma molto confusa dai recenti avvenimenti e quasi decisa a tornare a casa. A convincerla a rimanere ci pensa l’amica, con cui si sente per telefono quotidianamente. Adeguatamente contenuta in una dimora immensa e di vecchio stile,attraversata principalmente dalle tenebre di giornate quasi sempre piovose o temporalesche, la paura trova terreno fertile in cui crescere;contesto comunque molto tipico del genere.
Si può dire lo stesso dell’uso della bambola come oggetto da cui scaturisce il terrore, pretesto già saturato dalla produzione del cinema dell’orrore. Il fatto che un qualcosa di inanimato, con due occhi fissi nel vuoto, ma che, nonostante questo, sembri mostrare un ricco repertorio di espressioni, è un’angoscia che tormenta da anni la mente dei cineasti e del pubblico. The Boy,realizzato da William Brent Bell, uno che con l’orrore ci vive quotidianamente, parte con un’ottima premessa e sa ottenere dal pubblico quello che vuole, l’inquietudine. Onestamente però la consistenza del film viene meno quasi da subito, attestando la pellicola su frequenti alti e bassi.

Nonostante il timore iniziale infatti, presto The Boy mostra la sua natura inoffensiva, cercando di spaventare poco e male, aggravato anche da un cast abbastanza insipido.

Addirittura poi, giunti all’accettazione da parte dei personaggi della magia che avvolge il bambolotto Brahms, si va a sconfinare col ridicolo e di colpo l’ansia e la paura scompaiono, così come il genere che dall’orrore passa al dramma. In verità The Boy è un buon crocevia di generi, probabilmente architettata male, senza la giusta enfasi narrativa. Tentativo di commistione che trova forse il suo momento migliore nel pre-finale, quando compare l’ex fidanzato di Greta, e la vicenda assume dei tratti quasi noir;salvo poi tornare ad essere un teen-movie.

The Boy, si conclude ammiccando allo slasher(quel filone di film thriller-horror dove l’assassino immortale torna a tormentare i giovani di solito portando una maschera), rievocando un modo di fare cinema dell’orrore un po’ anni ’90. Il finale, scontatissimo, si preoccupa anche di rendere più confusa la vicenda, con una sequenza decisamente enigmatica. Ci sarà un seguito? Boh, non si capisce. I genitori di Brahms, riguardo a tutti i misteri della sua esistenza, dicevano sempre che era: “Strano”. Anche The Boy è un film strano, ma stavolta purtroppo non è un complimento.

Zanini Marco

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