Mastodon – Emperor Of Sand
Anno: 2017
Provenienza: USA
Genere: post metal progressivo
Membri: Troy Sanders – basso, voce e tastiere; Brann Dailor – batteria e voce; Brent Hinds – chitarra e voce; Bill Kelliher – chitarra e voce
Casa discografica: Reprise Records
- Sultan’s Curse
- Show Yourself
- Precious Stones
- Steambreather
- Roots Remain
- Word To The Wise
- Ancient Kingdom
- Clandestiny
- Andromeda
- Scoprion Breath
- Jaguar God
Là dove il rock pesante si insinua nel progressive ci sono i Mastodon. Diciassette anni di carriera che hanno portato il nome della compagine statunitense sulla bocca di tutti. Un cammino che li ha visti ergersi tra i più famosi esponenti di quella corrente post che tanto assorbe dal metal tradizionale quanto allo stesso tempo ne prende prepotentemente le distanze. Dopo l’osannato Leviathan, simbolo di questo modo di reinterpretare il metal estremo filtrandolo con le sonorità più traballanti e storte degli anni ’90, la spirale dei Mastodon raggiunge un’altra dimensione, quella psichedelica di grandissimi dischi quali Crack The Skye e The Hunter. Nel 2014 i nostri si erano resi artefici di una prova un po’ sottotono, con quel Once More ‘Round The Sun passato un po’ inosservato.
Emperor Of Sand per certi versi ne segue la struttura più snella ed agibile proponendo però un coagulo di riff e melodie di ben altro livello. Come se il gruppo di Atlanta si fosse ricordato di quanta maestria possiede. Dall’attacco di Sultan’s Curse sembra di essere tornati a Leviathan: un incipit virulento e pesante che ci lancia in un cantato strascicato inconfondibile. La direzione presa è eterea e, come prevedibile, lambisce i confini del prog. Notevoli le scariche di chitarra alternate ai solismi dove Sultan’s Curse raggiunge un’estasi epica. Nonostante l’elaborato preambolo, con la orecchiabile Show Yourself i Mastodon dimostrano di essere molto interessati anche ad essere facilmente ricordabili. E’ impossibile non apprezzare questa loro capacità. Complessivamente ci troviamo di fronte ad un onesto e solido rock, ma senza esagerare. Caratteristica evidente di queste prime canzoni è la breve durata che forse ne inficia l’estensione creativa. Precious Stones ad esempio è ottima col suo classico giro ipnotico firmato MASTODON, ed è di grande classe l’assolo di chitarra seguente. Tuttavia qualche minuto in più avrebbe consentito una migliore elaborazione. Steambreather, durando poco più di 5 minuti, ha il tempo necessario per svilupparsi e infatti è il pezzo migliore fino a questo punto. Un emozionante viaggio psichedelico melodico dove emerge tutto il gusto musicale dei quattro. Trascende i generi, collocandosi sicuramente nel rock più elegante e di alta caratura, ma gettandosi in lidi che solo i Mastodon conoscono. Roots Remain è come se fosse la sua prosecuzione ancora più estesa, visti i 6 minuti di durata. Siamo sugli stessi toni melodici e sognanti di Steambreather, dove viene messo in risalto il grandissimo lavoro di chitarra solista. La conclusione è affidata alla tastiera di Troy Sanders. Per spezzare un po’ l’andamento calmo intrapreso da Emperor Of Sand, Word To The Wise incalza con una partenza potente che in realtà poi si ributta su un andamento tranquillo. Sotto queste partiture contemplative si agitano di tanto in tanto riff serpeggianti minacciosi come quello di Ancient Kingdom, che accompagna perfettamente il cantato. La mancanza di cattiveria non fa’ perdere assolutamente dinamismo alla struttura sonora dei pezzi come si nota bene in Clandestiny, dove si distinguono il ritornello e il sempre straripante lavoro di batteria di Brann Dailor. Un’altra gemma del repertorio. Andromeda può contare sulla claustrofobia super post degli anni ’90, per il resto parla la lingua dei Mastodon al 100%. Il penultimo pezzo, Scorpion Breath, è il meno interessante di Emperor Of Sand. Un intro arpeggiato è l’unico momento di libidine di una canzone che è tutto sommato normale e senza acuti. La conclusione è assolutamente degna invece. Jaguar God, una lunga spirale psichedelica con virate massicce e muscolose molto azzeccate. Eccellenti le chitarre che conducono ad un intrigante odissea di sonorità spaziali e psichiche.
Quando si parla di Mastodon si parla di quattro loschi individui barbuti e tatuati che hanno saputo riscrivere la storia del rock, incidendo su pietra il loro stile. Che piacciano o meno questo è indiscutibile. La classe c’è tutta, le abilità musicali pure. Se mai ci fosse bisogno di dirlo, dopo diciassette anni, non manca niente a questi ceffi. Emperor Of Sand è qui per testimoniarlo.
Voto: 9
Zanini Marco