Sono solo giocattoli Fiaba di Sandra Pauletto

Sono solo giocattoli Fiaba di Sandra Pauletto

drago

Erano le sette, suonò la sveglia.

Buongiorno” disse Lele senza aspettarsi risposta. Ma inaspettatamente una voce disse: “Buongiorno”.

Lele si mise a sedere, la voce era aspra come il cigolio di una porta. “Il sonno fa brutti scherzi” pensò mettendo i piedi fuori dal letto.

Si stava stropicciando gli occhi, quando sentì qualcosa sfiorargli la caviglia.

Sollevò di scatto le gambe ritirandosi e rimase immobile.

Uno strano raspare veniva da sotto il letto.

Chi sei” chiese, incredulo di riuscire a parlare.

Il rumore si fermò di colpo, poi si sentì il suono di qualcosa che si trascinava.

Il ragazzo chiuse gli occhi cercando un riparo dietro al cuscino.

Chi sono?” chiese la voce acuta e stridula “Forse dovresti chiedermi che cosa sono”.

Che cosa sei?” chiese con un fil di voce assecondando la richiesta.

Sono semplicemente tutto ciò di cui hai bisogno” disse la voce. “Coraggio apri gli occhi”.

Lele si fece coraggio e li aprì:

Tu?” Disse fissando un vecchio drago di pezza tutto impolverato che pensava di aver perso quando era piccolo, chiuse gli occhi certo che quello altro non fosse che un sogno. Ma il pupazzo disse: “Non stai sognando Lele, anzi vedi di darti una mossa o farai tardi a scuola”.

Guardò la sveglia erano già le 7.20. “Cavolo!” disse precipitandosi fuori dal letto. Si vestì come un fulmine, prese la cartella, buttò il drago nello zaino e corse via. Fece tutta la strada correndo, e ogni tanto sentiva dei gemiti di dolore del drago.

Fa silenzio” disse sottovoce “non vorrai che qualcuno ti senta”

Con chi stai parlando pulce?” disse un ragazzo circondato dalla sua banda. Quando se li trovò davanti sbiancò, aveva già avuto grane con Igor e con i suoi. Dopo esser scappato varie volte e spesso aggredito, Lele aveva iniziato a fare un’altra strada, ma oggi nella fretta si era dimenticato di loro, e ora se ne pentiva amaramente.

Con nessuno” disse cercando di sembrare convincente.

Mi stai dando del bugiardo?” disse Igor facendo un passo verso di lui.

No” si corresse subito Lele “intendevo dire che stavo parlando da solo, ecco sì, parlavo da solo”. Il ragazzo da dietro si sentì spingere in avanti. Lele a causa della spinta arrivò addosso ad un altro della banda che a sua volta lo spinse via. Il ragazzo fu sballottato e spinto da una parte all’altra finché un vigile vedendo la scena intervenne.

Qualcuno di voi vuole vedersela con me?” disse prendendo per l’orecchio Igor.

Lele riuscì a stento a non cadere a terra.

Questa me la paghi marmocchio” disse Igor, che per tutta risposta, ricevette dal vigile una girata d’orecchi.

Lui viene con me, voi è meglio che filate a scuola prima che ci ripensi” disse il vigile. Lele non se lo fece ripetere due volte e scappò via, mentre l’altro continuava ad urlargli dietro.

Lele arrivò tardi a lezione e l’insegnante non lo accettò in classe: “Entrerai la prossima ora” gli disse “e domani voglio la giustificazione per il tuo ritardo.”

Il ragazzo richiuse la porta dell’aula e si lasciò cadere a terra, strinse i pugni, erano anni che scappava e quando riuscivano a prenderlo erano botte. Tremò al ricordo delle volte che gli avevano buttato tutti i libri in una pozzanghera spingendoci poi dentro anche lui, o quella volta che l’ avevano obbligato a correre dopo avergli legato assieme i lacci delle scarpe. Era così preso dai suoi pensieri che un rumore sul vetro della finestra di fronte a lui lo fece sobbalzare. Si alzò, andò alla finestra e di sotto vide la banda con Igor, che appena lo inquadrò cominciò ad urlare: “Ti sto aspettando!” mentre i suoi compagni esplodevano in una sonora risata.

Lele si ritrasse subito, sperava che l’avessero lasciato in pace per quel giorno e invece…

Era così nervoso che iniziò a dar pugni contro il muro e a dire: “QQQqqquelli non hanno paura di nessuno…di nessuno!”

Ne sei proprio sicuro?” chiese la voce stridula proveniente dal suo zaino.

Il drago!

Lele con tutto quello che era successo se n’era completamente dimenticato! Prese la borsa e corse in bagno. Una volta chiusa la porta dietro di sé, l’aprì piano tenendo un dito davanti alla bocca per indicare di far silenzio. Gli occhi del pupazzo luccicarono nel buio dello zaino.

Per piacere parla piano” lo supplicò Lele “se ti sente qualcuno per me è finita”

Sei tu che devi parlar piano” rispose il pupazzo, “anzi per quanto mi riguarda non serve neanche che muovi la bocca, io sento i tuoi pensieri come tu senti i miei. Tra noi non serve la comunicazione vocale anche se tu lo credi, quindi sta tranquillo che non mi sente nessuno, ma sentono te, vedi perciò se non vuoi passar per pazzo di chiudere la bocca e aprire la mente”.

Lele strabuzzò gli occhi:

Così mi senti?” pensò il ragazzo

Forte e chiaro” fu la risposta che arrivò dal drago. Il ragazzo sorrise soddisfatto.

Hai visto quelli la fuori? Se mi prendono è finita, dove posso scappare?” disse telepaticamente Lele al pupazzo.

Non puoi scappare da nessuna parte, alla fine ti prenderanno.” gli rispose

Gli occhi del ragazzo erano pieni di lacrime.

Ma se mi prendono oggi, mi uccidono! Igor il loro capo non scherza ed è furente, non era mai venuto a cercarmi a scuola! Ho paura!”

E’ proprio perché hai paura che lui è qui con la sua banda” rispose il drago “Sanno” continuò “che come sempre subirai le loro angherie in silenzio, senza opporre resistenza, facendo così il loro gioco, ma questo non ti libera dal problema, se ti picchiano oggi, lo faranno anche domani e poi ancora e ancora, ogni volta che ne avranno voglia.”

Lo so” rispose il ragazzo “ è da almeno cinque anni che ogni volta che riescono a prendermi sono guai per me”

La cosa ti diverte?” pensò telepaticamente il drago

Certo che no” rispose Lele “ma più di cercare di non farmi prendere che posso fare?”

Ribellarti e affrontarli” fu la risposta decisa del pupazzo

Ribellarmi” disse Lele ridendo “ma allora tu non capisci! Se mi ribello quelli mi ammazzano!”

Non puoi saperlo se non l’hai mai fatto”, ripose placido l’animale di stoffa “devi ribellarti Lele o questa storia non cambierà mai”.

Ma anche se provassi a ribellarmi come dici tu, come posso sperare di aver la meglio? Hai visto quanti sono? E io sono solo”.

Tu non sei più solo ora” rispose il drago facendogli l’occhiolino, “mettimi nello zaino e affrontali, se le cose dovessero mettersi male ci penserò io. Lo so che ti sembrerà assurdo perché sono un tuo vecchio pupazzo di pezza, ma fidati di me ora, come facevi quando eri piccolo e mi parlavi come se fosse la cosa più naturale del mondo.”

Il ragazzo strinse a sé il drago con affetto: “Mi sei mancato” gli disse e senza aspettare risposta lo mise nello zaino.

Senza farsi vedere uscì dalla scuola. “E adesso?” pensò mentre sentiva che iniziavano a tremargli le ginocchia.

Sta tranquillo, sono qui.” Gli rispose mentalmente l’amico

Lele si muoveva circospetto, era così concentrato che quando un braccio l’afferrò per la gola da dietro, quasi gli venne un infarto.

Dove pensavi di scappare ragazzina?” gli sussurrò una voce all’orecchio. Il ragazzo si impietrì ma nella mente gli arrivò la voce che diceva:

O adesso o mai più”.

Lele cercò di non pensare alle conseguenze, chiuse gli occhi e sferrò una gomitata all’aggressore più forte che poté.

Il colpo lo colse di sorpresa, e il dolore fu così acuto che mollò la presa restando senza fiato.

Il ragazzo sentendo che la morsa al collo si era allentata, si girò di scatto prendendo l’altro per il bavero del giubbotto con due mani e spingendolo contro il muro quasi ringhiando. Gli altri della banda che erano nascosti, sentendo il ringhio, certi che il loro capo fosse l’aggressore, corsero ridendo ma quando videro la malaparata si fermarono di colpo.

Devi lasciarmi stare hai capito?” disse Lele a Igor guardandolo dritto negli occhi e senza mollare la presa. “Fino ad oggi abbiamo giocato a modo tuo, ma da oggi le regole le decido io”.

Il ragazzo non abituato a essere messo sotto, reagì cercando di dare una testata al suo nemico, ma Lele sentì la propria testa scansarsi come d’istinto.

Grazie” pensò rivolgendosi al drago, “non c’è di che” gli rispose la voce.

Questo riempì Lele di coraggio e con una forza che non credeva di avere scaraventò a terra Igor.

Allora vuoi proprio che ti ammazzi” disse Igor una volta rialzatosi, prendendo un coltello fuori dalla giacca. Lele vedendo l’arma sentì una nuova morsa di paura prendergli lo stomaco, ma la sua bocca si aprì e contro la sua volontà disse:

Ammazzami pure se ci riesci”.

Sei impazzito? Che mi fai dire?” Pensò furioso Lele rivolto al drago

Fidati di me” fu la risposta.

Igor sentendosi così affrontato si buttò addosso a Lele che senza sapere come, in un colpo solo bloccò in aria la mano con l’arma, torcendogli il braccio dietro la schiena fino a disarmarlo e a farlo cadere in ginocchio. Ora Lele avrebbe potuto fargli qualunque cosa. Il coltello caduto stava ad un centimetro dai suoi piedi.

Alzati” ordinò al capobanda. L’altro obbedì, aveva perso ogni forma di arroganza e si sentiva umiliato e stupido. Lele teneva il coltello in mano e disse:

Devi lasciarmi in pace, ne sei convinto ora?”

Il ragazzo abbassò lo sguardo e fece segno di sì con la testa.

Dillo bene in modo che anche i tuoi compagni possano sentirlo”

Sì, ho capito” disse Igor senza alzare lo sguardo.

Bene” rispose Lele soddisfatto, “Allora direi che da questo momento possiamo considerarci amici e dimenticare il passato. Ora prendi la tua banda e vattene”

Il ragazzo sempre senza alzar lo sguardo fece per andarsene, ma Lele lo richiamò:

Mi stavo dimenticando che questo è tuo” disse porgendogli il coltello.

Igor lo prese e se lo infilò nella tasca, iniziò ad andarsene e disse: “Posso dirti una cosa?”

Certo” gli rispose Lele.

Ti sei battuto con la velocità e la forza di un leone”

Di un drago” lo corresse Lele, “di un drago…” e si allontanò con lo zaino sulle spalle.

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Racconto edito da Montegrappa Edizioni isbn 978-88-95826-79-0

pag 306 finito di stampare dicembre 2016

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