Ragni – Intervista a Giovanni Tinella allevatore

 

Intervista a Giovanni Tinella allevatore di ragni.

ragni

Come si diventa appassionati di ragni, al punto da portarseli a casa anziché ucciderli, schiacciarli o nel migliore dei casi tollerarli come fa la maggior parte della gente?

Più che “portarseli a casa” io direi “lasciarli a casa”, poiché i ragni domestici (o sinantropi) sono stati i primi con cui ho avuto a che fare, i primi ad aver acceso una scintilla che solo il tempo ha avuto modo di trasformare in amore. Certo quali siano i fattori che possano spingere un bambino di soli sei anni a notare questi piccoli esserini tessitori nelle varie stanze di casa… proprio non saprei. Fatto sta che era ciò che facevo io: notarli sulle ragnatele e cercare di catturarli (ai tempi per me era una sfida difficile questa, all’inizio non arrivavo neanche a pensare di utilizzare delle esche per farli uscire dalle proprie tane).

 

Che sia stato un innamoramento antico oppure recente, quali sono le caratteristiche di questi animali che ti hanno istintivamente attratto?

Non saprei proprio, anche perché insieme ai ragni ho iniziato ad apprezzare anche Insetti ed altri Artropodi. Certo potrei darvi una risposta basandomi su ciò che apprezzo di loro attualmente, ma da bambino non saprei, certo erano… diversi!

Dove ci si procura il cibo per i ragni? Presumo che nei negozi di alimenti per animali non ne abbiano, e un allevatore di ragni come te ne avrà sicuramente di grossi e ben affamati, che non si accontentano di qualche sparuto insetto locale e casuale.

E invece avete beccato proprio un “piccolo allevatore”, non potendomi permettere, attualmente, specie alloctone per questioni di spazio e di tempo (sono uno studente universitario e non vivo a casa mia). Perciò allevo esclusivamente specie autoctone (non incluse le due più pericolose della penisola) in numero variabile (pochi allevamenti sono per così dire “storici”): per sostenere tale allevamento potrebbero bastare tranquillamente le prede che si trovano in campagna, tra cui formiche, mosche, zanzare, drosofile, falene ecc.; ma mi risulta molto comodo utilizzare, per alcune specie, le camole della farina (coleotteri della specie Tenebrio molitor) che ho in allevamento, ma che sono anche facili da reperire in commercio, per esempio presso i caccia-pesca o negozi per terraristi. Queste prede sono facili da allevare e, con circa 3 cm di lunghezza, le larve possono sfamare anche i più grossi ragni italiani, come la comunissima Zoropsis spinimana. Inoltre i coleotteri adulti sono perfetti per ragni come quelli del genere Steatoda.

femmina di Scytodes cfr univittata con uova
femmina di Scytodes cfr univittata con uova

Possiedi solo ragni delle nostre zone o anche esemplari esotici? Se si di quali vai più orgoglioso?

Vi ho risposto nella precedente domanda, ma potrei dirvi di quali ragni autoctoni vado più orgoglioso, anche se la risposta è difficile perché io li amo proprio nel loro insieme, nella diversità di forme, colori, dimensioni, aspetti etologici ecc., certo adoro le Steatoda per la loro capacità di vincere contro quasi tutti gli altri ragni. Sono fiero anche di Scytodes, noto come “sputacchina” per ovvi motivi: mi piace troppo il loro modo di immobilizzare le prede (insomma, ci siamo capiti come). E non so… una preferenza assoluta non so proprio darvela.

Alcuni ragni hanno bisogno di cure particolari, come lampade ad infrarossi, temperature e umidità controllata? Oppure locazioni particolari, come per i ragni terricoli o quelli che si nascondono negli anfratti?

Qui torna un po’ il discorso del “piccolo allevatore” quale sono: vi sono specie con esigenze particolari, ma sono soprattutto quelle alloctone e qui l’intervista andrebbe proposta ad altri allevatori più bravi e/o fortunati di me! Certo tra quelli che allevo e ho allevato vi sono specie con esigenze di spazio come la bellissima Argiope, la cui tela raggiunge qualche decina di cm di diametro; specie che necessitano di anfratti come Segestria florentina o Filistata insidiatrix; specie che necessitano di terreno come i Lycosidae (in particolare Lycosa tarantula). Molte specie italiane si adattano però anche in assenza di substrato o “oggetti d’arredamento” vari, per esempio i ragni del genere Textrix sono soliti costruire il loro tipico nido “a tunnel” in anfratti o sotto le pietre, in cattività, però si accontentano di qualunque contenitore, il quale diventa ottimale se sviluppato in altezza. Anche le Steatoda sono solite appostarsi con la propria tela dove vi siano fori in cui correre a ripararsi da eventuali aggressori, tuttavia in cattività cade la necessità di fornir loro tali ripari.

Tela di Textrix proprietaria e resti di prede
Tela di Textrix proprietaria e resti di prede

I ragni che allevi li compri da qualcuno o li raccogli in qualche escursione? C’è un qualche tipo di “arachne crossing” (scambio di ragni) fra gli appassionati del genere?

Ovviamente, allevando specie autoctone, vi confermo che si tratta solo di ragni raccolti sul territorio, naturalmente se poi riesco a stabilizzare l’allevamento e a mandare avanti le generazioni, smetto di raccogliere quella determinata specie. Gli scambi certamente esistono, io per esempio ho regalato piccoli di Scytodes sp. (senza chiedere nulla in cambio).

Quali sono le principali soddisfazioni che ti suscita questa passione?

L’estrema varietà di forme, colori, comportamenti e stili di vita che i ragni esibiscono. Mi piace il loro modo di crescere attraverso le mute e, non solo per i ragni ma molto più in generale, mi piace osservare la vita che genera vita senza mai avere fine (salvo estinzione).

I ragni possono dare qualche soddisfazione affettiva, possono dare qualche segno di interazione con l’uomo, di riconoscimento?

Magari sì, ma sulla base della mia esperienza mi spiace dovervi dire di no. Fondamentalmente sono creature che pensano abbastanza ai fatti propri, certo sanno riconoscerci come pericolo e, quindi, rispondere generalmente con la fuga (a volte anche con danze intimidatorie o attaccando con morsi o fili di seta).

Ci sono singoli individui che dimostrano di essere più “creativi” o che manifestano un comportamento più vario ed “intelligente”?

Certamente esiste una variabilità individuale, come per gran parte dei viventi, ma, che io abbia notato, non a livello di intelligenza o creatività, magari alcuni esemplari sono più reattivi di altri nella predazione o nella costruzione di tele, ma non mi viene in mente altro…

Possiedi anche ragni velenosi? Se si, costituiscono un problema? Sei mai stato punto?

Va fatta una precisazione: i ragni sono tutti velenosi, esclusi quelli della famiglia Uloboridae. La differenza risiede nella tossicità del veleno. Solo per un breve periodo di qualche giorno ho detenuto una coppia di Loxosceles rufrescens, il famigerato “ragno violino”, che ho poi abbandonato in quanto il suo allevamento è vietato dalla legge.

Ovviamente, relativamente parlando, i ragni in Italia non costituiscono un problema, semmai una soluzione.

La terza è una domanda che, sinceramente mi pongo ancora anch’io: sono mai stato punto da un ragno? Perché, mi vergogno a confessarlo ma, ahime, più d’una volta, quando stavo per essere punto, mi sono difeso istintivamente e… ricordo di averne ucciso accidentalmente uno in questo modo (certo ero pur sempre un bambino). Solo che non ricordo di aver mai avuto dei segni di puntura o accusato bruciore o altri sintomi. Forse riuscivo ad evitare il morso per pochissimo!

Ne conservi le mute o i corpi dopo morti?

Non ancora, l’ho fatto raramente con gli Insetti, ma credo che comincerò a farlo tra molto breve.

Riesci a riconoscerli uno dall’altro? Hanno un loro nome come gli altri animali domestici?

Se sono della stessa specie può essere molto difficile riconoscere esemplari giovani o di uno stesso sesso. Certo, bisogna specificare che gli esemplari della maggior parte delle specie li tengo separati, come è buona norma, in quanto tendenzialmente cannibali; quindi, per tenere d’occhio determinati esemplari, basta una sigla sulla scatola che funge da contenitore.

Non do mai nomi propri né a ragni né ad altri Artropodi, soprattutto perché allevo molti esemplari e molti hanno anche un ciclo vitale breve.

 

Copula di Pholcus phalangioides
Copula di Pholcus phalangioides

Sei in contatto con altri appassionati del ramo? Collabori con musei o altre istituzioni scientifiche?

Attualmente sono in contatto con altri appassionati, grazie ai social e ai forum, ma non prendo parte in collaborazioni con musei o altre istituzioni scientifiche, nonostante sia proprio uno dei possibili sviluppi futuri in cui spero.

Cosa dicono le persone che vivono assieme a te o gli ospiti occasionali? Nel fascino o nell’avversione per questi artropodi c’è una differenza tra maschi e femmine, secondo il classico cliché oppure no?

Le persone che vivono con me oramai sono abituate ad avere degli Aracnidi (e non solo) come coinquilini. Tra gli ospiti occasionali, ovviamente, sono le donne a provare maggiore ribrezzo/paura/schifo, ma non sono le uniche. Tuttavia, ho scoperto che molti, sia uomini che donne, si rivelano essere piuttosto interessati ai ragni. Lo scorso anno sono riuscito a far assistere ad un’intera fase di accoppiamento di Steatoda paykulliana ad un gruppetto di coetanei.

Una delle frasi che più ricorrono (e che per questo, lo ammetto, mi scoccia un po’ sentire) è: ecco“questo è quello che se ti punge/morde diventi Spiderman?”, solo perché il ragno in questione è un po’ più grosso rispetto agli standard dello spettatore.

ragni

Cosa ti hanno personalmente insegnato questi animali? Quali delle loro qualità, caratteristiche e comportamenti positivi pensi che possano aiutare noi esseri umani ad essere una specie migliore?

Cosa posso rispondere? Loro digeriscono le proprie prede esternamente, utilizzando enzimi litici, trasformandole, in gran parte dei casi, in un liquido facile da suggere: forse possono insegnarci che se mastichiamo di più digeriamo meglio!

Sul serio, per quanto rispettabilissimi rimangono animali parecchio diversi da noi, sono potenziali cannibali, solitari (non tutti), dal metabolismo lentissimo; insomma, una serie di caratteristiche che ci riguardano poco. Certo hanno molta pazienza nell’attesa delle prede, percui, potrei dirvi che possono insegnarci ad aver pazienza prima di ottenere ciò che vogliamo, ma proprio a me non piace averne!

 

Ora però mi viene in mente una cosa che potrebbe davvero renderci una specie migliore: la diversità! Certo essi, per essere così diversi, appartengono a 46264 specie (da World Spider Catalog -> www.wsc.nmbe.ch/statistics/ ); però ci insegnano che il bello sta nel diverso, nel variegato, quindi non omologhiamoci, cerchiamo di essere unici!

Consiglieresti ad altri di intraprendere questo particolare hobby?

Semplicemente a tutti, aracnofobici inclusi, questo è ovvio.

TI ringraziamo per la disponibilità e  per averci fatto imparare delle cose nuove.

 

Tutte le foto dell’articolo sono di Giovanni Tinella 

 

L’intervista è stata effettuata da Francesco Gizdic che ringraziamo

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