Zyklon B da disinfestante ad arma letale
Il “ciclone b” è un nome che potrebbe non dirvi niente perché non è così che è passato alla storia.
Questa è la traduzione italiana di quello che tutti conoscono o dovrebbero conoscere: “ZYKLON B”, arma impropria usata dai nazisti per velocizzare lo sterminio di massa nelle camere a gas dei lager.
Ë un agente tossico a base di acido cianidrico.
Quando fu sviluppato dalla “BAYER” e dalla “I.G.FARBEN” negli anni Venti veniva utilizzato esclusivamente per motivazioni sanitarie, in quanto permetteva di debellare con una certa rapidità infestazioni di pidocchi dai locali o igienizzare zone colpite da epidemie di tifo.
Esternamente lo ZYKLON B non è nient’altro che della banale polpa di legno in granuli impregnati di acido cianidrico.
Poiché come detto dell’utilizzo primario era sanitario, i produttori consapevoli della sua letale tossicità, oltre all’acido avevano aggiunto anche del gas lacrimogeno affinché si potesse rendersi conto della sua presenza e allontanarsi rapidamente.
Lo zyklon B sostanzialmente è una miscela altamente infiammabile di cristalli di silicio e acido cianidrico, meglio noto come acido prussico. La sua formula chimica è HCN. Il gas per attivarsi ha bisogno dell’ossigeno nell’aria e una temperatura di 26° C. Quando la reazione chimica tra zyklon e l’ossigeno avviene rilascia nell’aria un caratteristico odore di mandorla amara.
Fu, ironia della sorte, un chimico tedesco ebreo a sviluppare lo zyklon, tale Fritz Haber, impiegato alla Bayer.
Vediamo chi era: Fritz Haber è nato nel 1868 a Breslavia in Prussia (attuale Polonia) e poiché da sempre affascinato dalla chimica si laureò diventandone professore nel 1908 presso l’università di Karl Srhue. L’ uomo prima di ideare lo zyklon è stato in grado anche, partendo dall’azoto nell’aria, di sintetizzare l’ammoniaca sostanza che all’epoca veniva impiegata come fertilizzante.
Questo permise di non dover più ricorrere, o solo in parte, ai fertilizzanti prodotti nelle miniere del Cile.
Il versatile studioso, con lo scoppiare della Prima guerra mondiale utilizzò poi la sua scoperta nella fabbricazione di esplosivi.
Ignaro di come si sarebbero messi gli eventi nel 1920, Haber era un fervente scienziato votato alla gloria del reich di Bismark e dell’imperatore. Ma la sua devozione non durò in eterno. L’anno della svolta fu il 1933.
Quando in seguito ad un decreto si allontanarono dalla Germania tutti i funzionari ebrei, nessuno escluso neppure Haber ne Albert Einstein, che però più lungimirante aveva già lasciato la Germania, prendendo così un decreto disciplinare in cui lo si accusava di non aver difeso la patria.
Anche Haber, come altri, scappò dalla Germania. Il suo migrare lo portò prima in Inghilterra e poi a Basilea in Svizzera. Forse per lo stress o la delusione il suo cuore cessò di battere a sessantacinque anni.
Fu una fortuna per lui perché nel momento della sua morte, nel 1934, lo zyklon B, era ancora solo un pesticida e non un veleno per lo sterminio degli ebrei (come lui stesso era).
Il 3 settembre 1941, lo zyklon B, fu sperimentato per la prima volta ad Aushwitz su 900 persone: 600 prigionieri russi e 300 ebrei.
Lo zyklon venne da quel momento fornito dalla società tedesca per la “disinfestazione” da una ditta, il cui nome assai complicato, veniva comunemente chiamata “TESTA”.
Entrambe le ditte facevano capo alla già citata I.G.Farben che comprendeva, come detto, anche la Bayer. L’amministratore di questo colosso imprenditoriale era il prof. Karl Wurster. Loro detenevano il brevetto dello zyklon B sono quindi gli unici responsabili della sua produzione. Non si può in nessun modo esentare la FARBEN e il suo amministratore dalla responsabilità, sostenendo che non fossero a conoscenza dell’utilizzo improprio che ne veniva fatto, perché era la società stessa, che almeno inizialmente, forniva ai lager la sostanza, ma anche il personale addetto a maneggiarla.
Questo fino al 1942 quando l’incarico fu affidato esclusivamente alla S.S. (Schutzstaffel, organizzazione paramilitare del Partito Nazionalsocialista Tedesco) dall’istituto d’igiene di Berlino, a quel tempo diretto da Joachim Mrugowsky.
Ma il terribile zyklon B non era ancora “perfetto” per il suo utilizzo nelle camere a gas nei lager. A renderlo “imperfetto” era la presenza del gas lacrimogeno che non faceva altro che agitare le povere vittime, rendendo la loro eliminazione scomoda per la precisa macchina nazista. Fu ordinato quindi di togliere la sostanza lacrimante.
Come venisse usato lo zyklon credo sia noto a tutti, ma per completezza, ne descriviamo il “rituale”.
Le persone ignare del loro destino venivano condotte in quelle che apparentemente erano locali docce con il pretesto di far loro una pulizia. Precedentemente si erano spogliati lasciando i loro vestiti ordinatamente appoggiati nello “spogliatoio” affinché, gli veni detto, che non avrebbero avuto problemi poi nel ritrovarli.
La sostanza veniva fatta cadere nei locali da un abbaio del tetto.
Spesso dei soldati guardavano le macabre conseguenze da uno spioncino della porta.
L’acido cianidrico, ad una concentrazione di 200 mg per metro cubo d’aria, bastava ad uccidere una persona in dieci minuti. La morte avveniva in modo violento tra convulsioni ed emorragie.
L’istinto di sopravvivenza portava i mal capitati a raccogliersi tutti verso la porta, alla ricerca di ossigeno, camminando uno su l’altro ed altre atrocità simili.
La morte avveniva nel 100% dei casi.
Da documenti rinvenuti queste sono le quantità di zyklon B ordinate per Aushwitz:
- 1942 – 2211 Kg.
- 1943 – 5000 Kg.
- 1944 – 500 Kg.
Chi vuole farsi due conti segnaliamo che indicativamente erano sufficienti 70 mg. di sostanza per uccidere una persona.
Il zyklon B che arricchì la Bayer e la I.G.Farben, portando alla morte milioni di persone, vide gli amministratori delle fabbriche in questione come imputati al processo di Norimberga, dove solo Fritz Ter Meer fu condannato a sette anni con l’accusa di riduzione in schiavitù dei suoi dipendenti.
Segnaliamo, per la cronaca, che tra le tante vittime dello zyklon si annoverano anche alcuni parenti di Haber, ideatore ignaro del potente agente chimico.
Esistono ancora e sono visibili nei vari musei dell’Olocausto, i vasetti di zyklon B a futura memoria, per non dimenticare.
Sandra Pauletto