Voivod – Nothingface – I Voivod si addentrano definitivamente nel prog.

Voivod – Nothingface

Anno: 1989

Paese di provenienza: Canada

Genere: metal progressivo

Membri: Snake – voce; Piggy – chitarra; Away – batteria; Blacky – basso

Casa discografica: MCA Records

  1. The Unknown Knows
  2. Nothingface
  3. Astronomy Domine
  4. Missing Sequences
  5. X – Ray Mirror
  6. Inner Combustion
  7. Pre – Ignition
  8. Into My Hypercube
  9. Sub – Effect

Il passaggio su MCA Records rappresenta per i Voivod una maggior definizione sonora. Se infatti in Dimension Hatröss si avvertiva una certa sporcizia punk sotto le finezze prog, con Nothingface la produzione è nettamente più pulita ed esalta alla perfezione i meandri intricati delle nuove composizioni. Questo si riscontra subito in pezzi deliziosi come la prima The Unknown Knows, condita da un ritornello molto rock e da trame mutevoli e sagge che ormai avvicinano i Voivod più ai Pink Floyd piuttosto che ai Megadeth. Un vero pregevole enigma il finale di questa traccia in sfumato che da quasi un’idea di incompiutezza, messa a tacere da un chiaro bisogno di sperimentare e giocare con la scaletta.

La particolarità di questo disco risiede in episodi davvero bizzarri come la stessa Nothingface, articolata e ipnotica come uno dei lavori più acidi di Frank Zappa. E in un’atmosfera così ambiziosa non sorprende sentire spuntare una cover di una certa qualità! Alla terza traccia incontriamo infatti Astronomy Domine proprio dei Pink Floyd, segno inequivocabile del sentiero intrapreso dai canadesi. Niente di personalissimo sia chiaro, la reinterpretazione ricalca fedelmente l’originale, ma in questo caso riconoscere l’obbiettivo e le abilità dei Voivod è sufficiente. Allo stesso tempo ci avviciniamo anche al momento più brillante di Nothingface. Missing Sequences, nonostante le evoluzioni stilistiche, parla totalmente la lingua dei Voivod. Linee vocali ispirate e strane, accelerazioni e partiture ritmiche quasi jazz. Cervellotica quanto basta ma estremamente interessante anche la seguente X – Ray Mirror, fulgido ibrido metal prog.

Nonostante i buoni propositi e l’evidente classe musicale raggiunta dai Voivod, bisogna anche riconoscere la minor fruibilità della proposta, che in un album come questo si nota a tratti, nemmeno troppo brevi, nella mancanza di vivacità. Pezzi come Inner Combustion o Pre – Ignition mancano infatti della carica che rendeva unici brani sempre trasversali come Tribal Convictions. Abbandonare l’energia del metal privilegiando l’eleganza del progressive è una scelta di tutto rispetto ma una cosa in cui i Voivod peccano a mio avviso in questa fase è proprio una scarsa attenzione nel mantenere alta la tensione; cosa a cui probabilmente non erano molto interessati. Ma Sub – Effect arriva martellante e malata per chiudere baracca e burattini in grande stile, lasciando comunque un bel ricordo di Nothingface. Prosegue dunque la crescita dei Voivod, sempre più alterata e unica, nel bene e nel male.

Voto: 7

Zanini Marco

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