Ural – Party With The Wolves – Efficace e complesso. Tra i migliori in Italia.

Ural – Party With The Wolves

 Ural-Party With The Wolves(2016)

Anno: 2016

Provenienza: Italia

Genere: crossover thrash

Membri: Stefano Cipriano Moliner – basso, chitarra, voce; Filippo Torno – batteria e voce

Casa discografica: Earthquake Terror Noise

  1. Elettroshock

2. Party With The Wolves

3. Wrong Execution

4. Cranial Trauma

5. The Day After

6. Circle Pit

7. Amen

8. Black Out

9. The Endless Story Of Outer Spaces Attack

 

Gli Ural sono un gruppo crossover thrash di Tavagnasco, in provincia di Torino. Iniziano il loro percorso nell’underground nel 2010 e resistono fino ad oggi grazie all’impegno profuso dai due membri storici: il bassista Stefano Cipriano Moliner e il batterista Filippo Torno. Prima dell’avvento di questo primo disco sulla lunga distanza, i nostri hanno rilasciato un demo e un EP, Ural e Wasteland, rispettivamente del 2011 e 2013.

Contemporaneamente gli Ural si sono ritagliati un piccolo spazio nel circuito di concerti metal e hardcore sfoggiando il loro crossover thrash fortemente influenzato dalla vecchia scuola degli anni ’80, condito però da una buona dose di personalità.

L’abbandono di Danilo Lerose ha costretto Stefano ad imbracciare anche la chitarra per comporre le tracce di Party With The Wolves, tuttavia il suono degli Ural è rimasto fedele alle origini e i due superstiti hanno proseguito il progetto con la giusta testardaggine. Per le esibizioni dal vivo i nostri sono comunque riusciti ad arruolare Alex Gervasoni come chitarrista.

Party With The Wolves colpisce subito, con una copertina innegabilmente retrò, disegnata a mano da Valentina Testa,che lascia intuire le intenzioni sonore dei torinesi.

Una copiosa scarica elettrica avvia il disco che incuriosisce con Elettroshock, a metà tra un intro ed una rapidissima esibizione hardcoreggiante. Neanche un minuto complessivo ma le coordinate sono già chiare: riff malati, tecnici e ipnotici e una voce che mi ricorda vagamente quella di Steve Reynolds dei Demolition Hammer. A posteriori Elettroshock è un’efficace anticipazione del delirio che gli seguirà.

La traccia che da’ il titolo al disco prosegue il tragitto su binari claustrofobici, come se l’ascoltatore rimanesse imprigionato nella spirale schizoide e grottesca di una montagna russa impazzita. La resa sonora non è perfetta, soprattutto nei riff più grattati, che necessiterebbero di maggiore potenza per essere più coinvolgenti. Emerge comunque un particolare molto interessante, un alone sinistro e spiccatamente maligno.

Wrong Execution chiarisce un’altra peculiarità degli Ural, cioè l’anarchia strutturale, l’abitudine che condividono maggiormente con le influenze hardcore. Questo li libera dagli schemi e,nonostante i pezzi durino tutti 2 minuti e rotti, riescono a incastonare nevrotiche esplosioni di metal veloce e sincopato. Non tralasciando mai un’impronta personale i territori in cui ci si aggira sono quelli di Jester Beast e Prong. Wrong Execution con la sua semplicità colpisce positivamente, soprattutto nel riff ipnotico di chitarra, da applausi e nell’efficace e cerebrale finale: ”NO MORE” ripetuto come un lavaggio del cervello lobotomizzante.

Nella musica degli Ural sono presenti tutti i caratteri uditivi che tradurrebbero un disagio sociale, infatti le tematiche dei testi vanno dalla morte della nostra società, alla critica politica e alla guerra, insieme ad alcuni riferimenti alla fantascienza.

Cranial Trauma rimette momentaneamente in discussione l’impasto sonoro facendo sfociare una partenza spudoratamente anni ’80 super metal e super veloce, in un riff grasso e pesante anni ’70. Anche se questa contaminazione non è espressa a dovere, il tentativo è sicuramente apprezzabile; dimostrazione che gli Ural non si fermano di fronte alle apparenze.

Come descrivere il combo crossover thrash di Tavagnasco? Mortiferi, serrati e malvagi. A tratti spaventano. E’ il caso di The Day After che sembra l’accompagnamento musicale di un assassino seriale.

In Party With The Wolves in effetti la musicalità sembra trovare sempre una giustificazione visiva. E quale modo migliore per descrivere la concentricità dei riff a spirale se non intitolando una canzone Circle Pit? Una composizione corta ma complessa e mai scontata. Peccato non possa usufruire dell’accompagnamento di una seconda chitarra. Il muro sonoro in questo caso risulta insufficiente. La sostanza comunque c’è tutta.

Amen fa’ tornare alla mente quel capolavoro di Killing Technology dei Voivod. Nei riff dissonanti di Stefano rivivono i loro fantasmi. Un episodio estremamente riuscito che vede salire un’atmosfera strangolante, senza via d’uscita, adatta per un manicomio. Qui non c’è spazio per la melodia o i compromessi, si parla di crossover thrash spietato che incombe sulla mente e si perde nei suoi labirinti.

Black Out e Endless Story Of Outer Spaces Attack chiudono Party With The Wolves in maniera devo dire non eccelsa. Risultano le due canzoni meno brillanti e coinvolgenti del lotto. A tratti mi hanno annoiato per il loro impianto un po’ sgangherato. Esclusi questi due episodi comunque il lavoro degli Ural è di livello e denotano una notevole crescita tecnica ed attitudinale. Party With The Wolves ha un incedere davvero cattivo e particolare e per un gruppo di questo tipo non è sempre una cosa scontata. Certo,lo vedo più come un punto di partenza, anche perché è il primo disco,ma soprattutto perché ci sono ancora margini di miglioramento. Li aspetto con un lavoro non simile, ma con altre intuizioni capaci di stravolgere la tradizione. Per ora gli Ural hanno imboccato il sentiero giusto!

Voto:8

Zanini Marco

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