Ugo Pierri: Il mangiatore di carta recensione di F. Gizdic

Ugo Pierri: Il mangiatore di carta recensione di F. GizdicCento pagine da divorare

 

Ugo Pierri

Gabbiani in piazza e tempio mariano, rive di Trieste e inchios

tro di china. Pittura, colori e vernice. Una vernice alla sala comunale. Una galleria di varia fauna cittadina, tra strani personaggi in cerca d’autore e strani autori in cerca di personaggi. Un romanziere terremotato, aspiranti poeti ed aspiratori di sigarette, artisti della domenica e artisti di tutta la settimana. Un antipatico capoufficio e un intagliatore che lavora per il teatro. Maschere e burattini, come i corpi e i volti che si affacciano alla porte di questo piccolo locale, che per un attimo, forse mai esistito, assume il ruolo di ombelico del mondo. Ad ognuno la sua arte, ad ognuno la sua parte. Ad ognuno i suoi attrezzi del mestiere: a chi tavolozza e pennello, a chi bottiglia e bicchiere, come lo zio baccante e tabaccante esperto nell’arte dell’ubriacatura. Poi dal cilindro magico spunteranno fuori anche una moglie, un gallerista esoterico e un custode ipertiroideo. E ovviamente il critico ufficiale, con tanto di scarpe corazzate con suole Vibram, sicuro indice di professionalità. E un occhialuto e poetico bancario, dagli assegni allo sportello ai sogni nel cassetto.
Al centro di tutto, re per un giorno, seduto sul suo trono di gioie e di spine, il protagonista. Calciatore fallito, sofferente di balbuzie, divoratore di trementina e colori ad olio, mangiatore di carta da trent’anni in un ufficio, si dibatte tra le farragini del suo organismo somatizzante, tra i suoi amatiodiati acciacchi che nel loro piccolo riescono ad assumere una dignità quasi cosmica. La sua presenza disincantata e inquieta, tra tachipirine e benzodiazepine, ci accompagna in questa storia senza storia, dove nomi, oggetti, frammenti di ricordi e situazioni si accavallano in ordine sparso, lasciando trasparire il ritratto miope di un microcosmo personale, ossessivamente incentrato sul particolare, irrimediabilmente confuso nell’insieme. Sarà compito del lettore raccogliere gli indizi e ricostruire pazientemente la realtà. Una realtà scomparsa, forse assassinata in un delitto perfetto, nel quale il colpevole si è volatilizzato. Ma il colpo di scena finale potrebbe essere che non c’è alcun colpevole, alcun delitto, alcuna realtà. Un processo in contumacia, dove tutti vengono assolti, e che i giudici concludono lanciando nell’aula aeroplani di carta.
L’unica cosa sensata a questo punto sarebbe quella di accompagnare a casa il povero zio ubriacone, come fa appunto il nostro protagonista.

Ugo Pierri, Il mangiatore di carta, edizioni I quaderni di acquamarina, pubblicato dall’associazione culturale Acquamarina di Trieste

Francesco Gizdic
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