Torino obiettivo finale di Rocco Ballacchino

TorinoTorino obiettivo finale

Fratelli Frilli editori 2016 pagg 215

Torino.

Il libro si apre con la scoperta dei corpi nudi di due uomini, nel pressi della Garritta del Diavolo all’interno della Muraglia Piemontese, da parte di una guida turistica. Intervengono le forze dell’ordine.

Tutto questo però è solo una meteora, che riapparirà quasi alla fine dei giochi, quando ormai il lettore aveva accantonato i due cadaveri, per occuparsi dell’entrata in scena dei veri protagonisti: il Commissario Crema e Mario Bernardini.

Tra loro non c’è reciproca stima a causa di vecchi rancori, ma pagina dopo pagina nel loro rapporto ci sarà un’evoluzione.

Mario, noto e anziano critico cinematografico, mette la pulce nell’orecchio al Commissario Crema in relazione ad un caso creduto risolto. L’omicidio della signora Mercadante. Il commissario ascolta i ragionamenti dell’uomo restando inizialmente scettico, ma deve piegarsi all’evidenza, così come lo stesso magistrato Giulia Bonamico, al cui fascino il nostro Crema non è indifferente.

Nel libro seguiamo le indagini che si svolgono nei giorni dell’attentato di Parigi al Bataclan, del quale fa cenno l’autore Rocco Ballacchino. In più punti durante il romanzo, l’autore per mezzo dei suoi protagonisti fa diverse riflessioni sullo stato attuale dei clandestini, e sul tenore di vita in generale nel mondo, in seguito al clima di tensione creato dai vari attentati.

Nel seguire la pista del caso riaperto dell’omicidio della signora Mercadante, il nostro commissario finirà in un intreccio ben più grande di lui.

Pezzo dopo pezzo, il puzzle andrà formandosi, e anche i due sventurati cadaveri ritrovati inizialmente, troveranno posto nella soluzione del caso, che vedrà il protagonista non solo scovare l’assassino, ma anche vestire i panni dell’eroe.

La struttura del libro è molto discorsiva, quasi una trasposizione di reali dialoghi, l’effetto è reso anche attraverso l’uso di un linguaggio in qualche modo colorito.

Ma ora approfondiamo il libro rivolgendo qualche domanda direttamente all’autore:

Buongiorno, possiamo darci del tu?

Certo, mai darei del lei un gufo. Potrebbe arrabbiarsi…

Considerando i fatti molto recenti citati nel libro, quanto tempo ci metti mediamente per scrivere un romanzo?

Mediamente sei mesi e mi piace, come hai notato, scriverlo “in tempo reale” descrivendo i fatti che accadono intorno a me.

Hai un “cassetto delle idee” dove tieni le ispirazioni per poi utilizzarle al momento opportuno, oppure ogni libro nasce “sul momento?”

Lavoro sempre su un tema di fondo su cui costruisco la trama gialla. In Obiettivo Finale è il terrorismo, in Trappola a Porta Nuova i rappoti virtuali, in Scena del crimine il cinema e in Trama imperfetta, il modo del cinema, solo per fare alcuni esampi.

Torino è uno dei vertici del triangolo magico, assieme a Praga e Lione. Visto che molti dei tuoi romanzi si svolgono a Torino, hai mai pensato di sfruttare questa tematica?

No, perchè penso sia più che altro una grossa bufala mediatica e poi perchè già inflazionata da altri autori.

Anche internet e la sua variegata popolazione entra a far parte del tuo romanzo. Tu che rapporto hai con i Social? Ti è mai capitato di ricevere minacce o simili da qualcuno che si nascondeva dietro ad uno strano nickname come nel tuo libro?

I social racchiudono tutto il bello e il brutto del mondo, ne sono uno specchio fedele. Vanno maneggiati con cura anche se sono molto utili per la promozione di un autore, soprattutto se la sua proposta editoriale è valida. Per fortuna non mi è ancora capitato anche se evito, su Facebook, i profili contraffatti in maniera palese. Vorrei sempre sapere con chi sto avendo a che fare. È una questione di trasparenza.

“In Torino Obiettivo finale” per ben due volte la polizia archivia, e crede di aver risolto un caso con estrema leggerezza. Credi che effettivamente la giustizia italiana soffra di questa superficialità?

Per me è stata solamente un’esigenza narrativa. Penso che l’errore faccia parte di qualsiasi professione anche se a volte alcune sentenze di delitti “famosi” di questi anni mi hanno lasciato perplesso. Ma questa è solo la mia modesta opinione. È importante continuare a credere nella giustizia, come valore condiviso.

L’immigrazione clandestina e la vita a cui sono costretti gli immigrati compare a sprazzi nel tuo libro. Come vive Torino questo fenomeno?

Due protagonisti maschili, quali dei due ti assomiglia di più?

Lo vive tra mille difficoltà perchè è la sfida più complessa di una società che non sta trovando una soluzione credibile a un problema di così vaste proporzioni. Io assomiglio di più, e non solo per la pancia, al commissario Crema, ma sogno una prossima vita da Benardini, dedicata al cinema.

E per concludere, esiste un libro poco famoso che hai letto e ti è piaciuto?

Il mare odia gli spigoli, di Marco G. Dibenedetto (Golem Edizioni), è un giallo che ho molto apprezzato perchè riesce a raccontare un omicidio da più punti di vista e a trattare il tema dell’omofobia con sagacia psicologica nonostante sia “solo” un noir. Poi l’ispettore Rubatto va conosciuto.

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