Terremoto di parole – Silloge di Giulia Illuminati- Sillabe di Sale editore

“Terremoto di parole” è una silloge scritta da Giulia Illuminati, pubblicata dalla casa editrice Sillabe di Sale nel 2020. Nella prefazione c’è un riferimento all’amore e alla speranza; inoltre troviamo una dedica al cantautore Fabrizio De André attraverso una sua citazione. La silloge consta di 103 pagine.

“Muoiono e sono /bambini/non soldati”, ecco che la giovane poetessa Illuminati ci conduce al mondo dell’ingiustizia, dell’oppressione dei deboli e degli indifesi: i bambini sono l’humus da cui può nascere la speranza per il mondo attuale e futuro.

“Fiori sfioriti/ricoprono lividi eterni/ con le loro sgargianti sfumature”, si noti come l’allitterazione, la ripetizione di alcune lettere riesce a donare più enfasi all’azione violenta che perpetuano alcuni uomini sulle donne, siano esse compagne, mogli o figlie: notiamo inoltre l’antitesi racchiusa in “sgargianti sfumature”.

Nella silloge  Terremoto di parole, la poesia “Auschwitz” denota un’umanità straripante, ecco che si intravede una bambina ancora viva, i giusti annientati, i cancelli, i fuochi devastanti che bruciano ( sono forse i forni crematori o le anime dei defunti, uccisi così brutalmente): tutto si appresta a diventare un luogo di ricordo crudele e nella memoria quasi così fatiscente per l’eccessiva violenza, come in un paradosso. Le urla mute (due parole in completa antitesi) e i silenzi assordanti (un’altra antitesi) fanno riflettere che il silenzio non sempre tace, anzi, dentro l’anima, vorrebbe far esplodere coraggio e passione per gli ideali. Così questo luogo, tanto brulicante di ossessione e morte, diventa logos a cui rifarsi, un emblema di ingiustizia che diventerà giustizia e un ricordo pressante che, anche se spietato, ci dà uno spunto per non dimenticare mai quello che è successo nel passato, nel cuore dell’Europa di Mozart, di Beethoven, nella Germania dei grandi filosofi.

La poetessa che rincorre l’amore e la giustizia, che lotta per l’uguaglianza, al di là della razza, dell’orientamento sessuale, della religione, si scontra però con chi propone la standardizzazione delle idee, dei costumi, delle scelte. Si ripropone la dicotomia fra il mondo che vorremmo, giusto e personale, con quello reale, sporco e deludente: tutto ciò non deve essere un deterrente per non continuare a sperare in una giustizia o in una condizione d’essere più “civile, morale ed umana”.

Nella poesia “Amore mio” ecco che viene proposto la lontananza per la donna amata, per l’amore forse non pienamente capito e corrisposto, un sentimento nato nelle difficoltà: viene anche trattata la sensualità, come fa uno scultore che plasma appunto la donna amata, attraverso il contatto con le mani che toccano e addirittura “dirigono”. C’è un riferimento alla Bibbia, forse implicito: Eva viene creata dalla costola d’uomo, anche lì la donna viene plasmata dallo scultore (la divinità) attraverso il corpo di un altro essere vivente, Adamo.

La poetessa Illuminati conosce molto bene la mitologia greca e infatti parla di Euridice nella poesia “Euridice”, attraverso le sembianze della donna amata. Euridice, per un piccolo errore, forse d’insicurezza, è ritornata al mondo degli Inferi. Orfeo non può niente contro il volere degli dei, deve solo accettare il destino fatale. Forse solo accettando la vita, si può affrontare con coraggio le conseguenze; solo razionalizzando gli eventi intermezzandoli al sentimento, si può conoscere veramente il mondo, e la scrittrice, scrivendo in prima persona, conosce la passione e l’amore, pur non facendosi annientare da essi.

C’è un rimando al tema della violenza degli uomini sulle donne, come se la poetessa Illuminati volesse farsi carico di quei problemi sociali che pervadono la realtà che si vive di giorno in giorno.  L’omicidio è un “suicidio mascherato” perché quando un uomo ne uccide un altro, uccide una parte d’umanità in cui egli rientra. Uccide quindi anche se stesso, commettendo un omicidio.

Gli uomini sono fonte di violenza (“Nel mostruoso viso”) e di annichilimento, di terrore e di angoscia, e si beffano di aver provocato dolore (“L’uomo ride nella sua angusta cella”). La risata, che è motivo di gioia, diventa motivo di un sarcasmo pungente e dolente, un rimando a un evento doloroso.

Ho apprezzato molto questa silloge per i temi giusti e solidali, l’originalità e l’uso ampio degli aggettivi nelle strofe. Ho ascoltato il grido della poetessa Illuminati nel voler essere una persona libera, scevra da ingiustizie di ogni tipo. Ho apprezzato molto anche la sincerità e il sentimento verso l’umanità intera.

Consiglio la lettura di  questa Terremoto di parole per chi pensa che tutto l’amore sia universale, rivolto verso ogni creatura, e per chi ha sofferto per amore con coraggio e determinazione. Mi è piaciuto il riferimento colto della mitologia, soprattutto della poetessa Saffo, di Euridice, di Orfeo; perché solo conoscendo il passato, la storia più vicina a noi e quella più lontana, si può comprendere veramente il presente.

Eloisa Ticozzi

Intervista alla poetessa Giulia Illuminati autrice de Terremoto di parole – Sillabe di sale editore

 

Buongiorno, grazie essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?

Buongiorno e grazie per questa opportunità. Certamente, dammi pure del tu

Perché scrivere delle poesie?

  • La poesia coincide con l’espressione stessa della vita.  Dunque, poetare  si prospetta come motivo d’essere e d’espressione del quotidiano. Perché Scrivere? Per lo stesso motivo per cui si vive.

Qual è l’argomento che più si presta a essere tema centrale di un testo poetico?

  • Come dicevo prima: la vita stessa che ruota intorno ad attimi opposti, capaci di raccontare secoli interi di parole. A partire dal dolore più grande,  in grado di corrodere l’animo più saldo o dalla gioia estemporanea di una nascita, sino a giungere al primo amore che fugge verso strade parallele. Insomma: la vita è maestra e dona al poeta penna e inchiostro, per scrivere una storia.

Esiste un poeta a cui ti ispiri?

  • I poeti più grandi si sono nascosti fra le righe ed è a loro a cui rivolgo il mio canto poetico e uno sguardo di ammirazione Fabrizio De Andrè si delinea come un forte urlo di ispirazione ed é a lui, maestro di un’ epoca di rivoluzionari che ancora si trascinano per emergere, a cui rivolgo tutta la mia ammirazione.

Hai mai pensato di musicare le tue poesie?

  • Eccome! Da innegabile sognatrice quale sono, ho immaginato queache verso intonato dalla voce di Fabrizio De Andrè!

Hai in mente di scrivere una nuova silloge o altri tipi di testi ora che hai pubblicato Terremoto di parole?

  • La poesia non smette mai di vivere e di pretendere di essere scritta. Al momento, mi dedico al suo richiamo, senza pretese. Quando capirò che l’ennesima raccolta sarà completa, probabilmente penserò ad una seconda pubblicazione.

Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.

  • *Grazie a voi per questa opportunità. A presto!

Sandra Pauletto

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