Struttura della Santa Inquisizione approfondimento di Sandra Pauletto

Struttura della Santa Inquisizione approfondimento di Sandra Pauletto

 

santa inquisizioneTutti noi abbiamo sentito mille volte parlare della santa inquisizione, attorno la quale ruotano immagini mai gratificanti, ma solo pochi di noi hanno approfondito realmente come la santa inquisizione fosse strutturata al suo interno.

Sull’argomento sono stati scritti diversi libri, noi cercheremo di riportare tutto quello che di fondamentale a riguardo si possa dire, con la consapevolezza che il rischio di non essere esaustivi al cento per cento c’è. Data questa importante premessa possiamo iniziare.

Inquisizione deriva dal latino: “inquisizio” vocabolo che significa: “esame, ricerca, indagine”, quindi in teoria (ma solo in teoria) si tratterebbe di un indagine santa. Il processo veniva svolto davanti al tribunale della Santa Inquisizione, si basava sulla formulazione di un’accusa da parte della autorità giudiziaria, ossia, il tribunale dell’inquisizione.

Senza il bisogno di denunce o testimoni. Divenendo nel tempo l’organo supremo per contrastare l’avanzata dell’eresia. Il processo come abbiamo accennato, non era paragonabile a quello tradizionale giuridico romano con il quale venivano condannati i reati comuni non religiosi.

Le modifiche vennero autorizzate da Papa Innocenzo III (Gavignano, 22 febbraio 1161 – Perugia, 16 luglio 1216) attraverso una lettera da lui firmata il cui termine corretto è decretale, passata alla storia con il nome di “si ad versus vos” redatta nel 1205 d.C., sì sancii che nel processo della Santa Inquisizione non sono previsti:

 

  • Pubblico
  • Avvocato difensore

 

Mentre:

 

  • Vengono verbalizzate tutte le dichiarazioni dell’imputato
  • La confessione dell’imputato o la dichiarazione di due testimoni vale come accusa

 

Durante l’iter processuale l’imputato è trattenuto in cella. Non c’è una tempistica prestabilita per la durata del processo, il tutto è a discrezione del giudice. Quando viene accertato il reato di eresia (sempre visto che l’imputato viene torturato fino a quando non confessa) viene offerta la possibilità di abiurare, ossia sottoscrivere una dichiarazione in cui si rinnega sotto giuramento quanto si era professato e creduto. Abiurare significava salvarsi la pelle, come dimostra l’abiuro più famoso: Galileo Galilei, mentre perseverare nelle propria linea significava la morte, come dimostra la triste fine del maestro Giordano Bruno, ovviamente in secoli diversi.

Vediamo com’era strutturato il tribunale dell’inquisizione.

Era il Papa a scegliere l’inquisitore generale, ossia colui che stava al vertice dell’inquisizione. Egli rispondeva direttamente al pontefice e solo quest’ultimo poteva rimuoverlo dall’incarico.

La sua “missione” era quella di vigilare e preservare l’ortodossia, ovvero, accertarsi che qualsiasi pratica religiosa fosse conforme ai principi della religione cristiana. Erano quindi nel mirino dell’inquisizione un’ampia categoria di persone, potenziali eretici:

 

  • Pagani convertiti solo in apparenza
  • Maghi, astrologi e fattucchiere
  • Streghe, adoratori del diavolo

 

Questi erano gli individui più esposti, ma non dormivano sogni tranquilli neanche tutti coloro che, anche solo a parole, si opponevano al volere della Chiesa, o chi da essa si allontanava diventando così un apostata.

Nella cerchia c’erano anche i sacerdoti che secondo l’inquisizione si erano macchiati di gravi reati, ma di questi le statistiche sono minori se non esistenti.

L’inquisitore aveva pieni poteri di vita e di morte, il suo unico limite era territoriale perché ogni territorio aveva il suo inquisitore.

L’inquisitore generale aveva sotto di lui il consiglio della suprema inquisizione, che aveva il compito di mantenere i collegamenti tra i singoli tribunali presenti nei vari distretti. Il consiglio della suprema inquisizione era composto da più teologi che giuristi, almeno fino al XVI° secolo, quando l’equilibrio si capovolse.

A fianco dei teologi e giuristi c’erano anche semplici volontari, ossia comuni cittadini, ferventi cattolici, smaniosi di dare la caccia agli eretici.

L’accusa di eresia partiva dalle motivazioni più assurde e banali. C’era stato nel tempo una tempesta che aveva rovinato il raccolto di un sacerdote, non essendo contemplato che Dio avesse potuto mandare una calamità sulla terra di un suo timorato, doveva trattarsi chiaramente della mano di una strega o del diavolo.

Quando l’incidente veniva denunciato alle autorità ecclesiastiche prendeva il via il cosiddetto “tempus gratiae” che consisteva in un sermone in cui si invitava chiunque fosse a conoscenza di segnalare la presenza di streghe o eretici nella zona.

Il tempus gratiae durava trentuno giorni (un mese). C’erano due risultati possibili:

 

  • Qualcuno si costituiva spontaneamente
  • Testimoni accusavano una terza persona

 

La pena minore veniva afflitta a chi spontaneamente si presentava alla Santa Inquisizione. Il malcapitato era costretto “solo” a penitenza e digiuni. Ben peggiori le sorti di chi veniva accusato. Questo veniva arrestato, se non riusciva a scappare in tempo, quelli che ci riuscivano venivano dichiarati eretici in contumacia.

Chi veniva arrestato doveva presentarsi davanti all’inquisitore locale o da un suo delegato e al consiglio delle suprema inquisizione. Tecnicamente quando l’eresia veniva riconosciuta (ovvero sempre), pare che il malcapitato fosse affidato alla giustizia laica, al quale veniva afflitta la pena capitale. Mossa alquanto scaltra, sostanzialmente quindi, delegavano ad altri il lavoro “sporco”. Fino al Trecento quando l’inquisizione divenne una componente effettiva dell’organizzazione giuridica e amministrativa della Chiesa.

Più passava il tempo e più il tribunale diventava inflessibile e burocratizzato, al punto che sorsero i manuali per gli inquisitori, dove venivano riportate le norme e le indicazioni per una “giusta” procedura processuale.

I reati di cui si occupavano si dividevano in due grandi categorie:

 

  • Reati del pensare (atteggiamenti eretici attraverso testi o rituali)
  • Reati del sentire (in cui rientrano tutti i peccati alla libidine o al sesso

 

Nella roulette del processo erano tre le possibili condanne:

 

  • Abiura e penitenze di vario genere (non troppo simpatiche)
  • Multa pecuniaria o confisca totale di qualsiasi bene che vaniva incamerato dalla Chiesa
  • Detenzione e condanna a morte

 

C’è chi sostiene che il numero delle condanne a morte fossero inferiori alle altre due e che la famigerata fama dell’inquisizione sia frutto della condotta violenta di alcuni inquisitori poi passati alla storia, uno su tutti: Tomas De Torquemada (Castiglia, 14 ottobre 1420 – Ávila 16 settembre 1498), ma onestamente io ci credo poco.

 

A De Torquemada viene attribuita la fondazione dell’identità spagnola, fortemente legata all’ortodossia cattolica.

L’attività di inquisitore è decisamente cospicua, a lui sono attribuiti nel corso del suo mandato, una media di venti processi al giorno per un totale di cento mila.

Non tutta l’inquisizione era uguale. Quella italiana (di Roma) si concentrava principalmente sulla stregoneria, accettando addirittura l’esistenza del volo delle streghe, del sabba e del loro patto satanico.

Figura di spicco è il Papa Paolo III° (Canino, 29 febbraio 1468 – Roma, 10 novembre 1549) che nel 1542 istituisce: “la sacra congregazione della romana e universale inquisizione” meglio nota, forse, come congregazione del santo uffizio dando origine alla nuova inquisizione romana.

Qui c’era una commissione di sei cardinali denominati “commissarios et inquisitores generales” che si occupavano in particolare di arginare il diffondersi delle dottrine eterodosse ed eretiche.

La figura del papa Paolo III° è importante perché fu lui che nel 1540 d.C. autorizzò la fondazione della compagnia di Gesù (ovvero i gesuiti il cui ordine fu fondato da Ignazio di Loyola).

Inquisizione spagnola si occupava principalmente degli oppositori religiosi ovvero i credenti a tutto quello che non fosse il cristianesimo: ebrei, musulmani e altri miscredenti.

Abbiamo i dati relativi a ciò che accadde dopo il 1492 d.C.: gli ebrei furono obbligati a convertirsi pena l’espulsione. Già allora, quasi tutti, come fecero secoli dopo con il nazismo, rimasero fedeli alla propria religione preferendo l’esilio.

Dei musulmani invece abbiamo risultati relative al secolo successivo quando molti di loro furono costretti a battezzarsi. Chi cambiava credo diventando cristiano veniva chiamato “conversos”. La conversione però non fu sufficiente a garantire loro la tranquillità, infatti quando la Spagna annesse il Portogallo nel 1580 vennero perseguitati.

L’inquisizione spagnola e portoghese (1478 – 1821) era chiamata suprema. Per loro, a differenza dell’Italia gli inquisitori venivano eletti dai sovrani con il beneplacito del Papa.

La sua struttura era molto articolata:

 

  • Procurador fiscal, che doveva trasformare le denunce in accuse
  • I consultores, consulenti/aiutanti dell’inquisitore
  • I calificadores, ovvero teologi e scienziati che giudicavano le dichiarazioni degli eretici

 

C’era anche un apparato burocratico composto da quattro “secretarios”:

 

  • Notarios de secuestras, che aveva il compito di fare l’elenco dei beni dell’eretico
  • Notarios del secreto, verbalizzava le dichiarazioni dei reo confessi o dei testimoni
  • Lo escribano general, colui che registrava gli atti e le sentenze
  • Alguacil, era un ufficiale che si occupava di condurre in carcere gl’imputati
  • Alcalde, aveva il “finto” compito di occuparsi del prigioniero

 

Come per l’inquisizione romana anche quella spagnola prevedeva l’ammissione delle proprie colpe con conseguente sgravio di pena. Chi si dichiarava eretico e se ne pentiva pubblicamente doveva compiere: “autodafé” ossia l’atto di fede: i pentiti venivano vestiti con un saio senza cappuccio e sulla testa dovevano portare un alto copricapo conico. Venivano sottoposti a molteplici atti di sottomissione. Fortunatamente, venne il giorno che il popolo si organizzò per tentare a mettere fine a questa follia, almeno nel territorio italiano.

Il pretesto fu la morte del papa Paolo IV° (Capriglia Irpina, 28 giugno 1476 – Roma, 18 agosto 1559). Un insurrezione popolare portò all’assalto della sede del tribunale dell’inquisizione.

Tutti i registri furono bruciati (peccato quante cose potuto sapere) e i prigionieri in attesa di processo vennero liberati. Fu per l’ordine repressivo l’ordine della fine che possiamo decretare definitivamente conclusa grazie alla formazione degli stati costituzionali sorti alla fine della Rivoluzione francese.

C’è da dire che prima dell’insurrezione vera e propria c’erano state qua e la atti di reazione e a farne le spese furono gl’inquisitori stessi. Tra i più noti segnaliamo l’omicidio da parte della popolazione (nessuno fu colto sul fatto) degli inquisitori:

 

  • Pietro d’Arruffia, ucciso nel 1365 nel convento di San Francesco a Susa
  • Antonio Pavonio, ucciso nel 1374 mentre stava uscendo dalla chiesa di Bricherasio in provincia di Torino
  • Giovanni Lopez Cisneros, ucciso nel 1675, della sua morte si conosce anche l’artefice Diego La Matina di Ricalmuto. Di questo omicidio Leonardo Sciascia scrisse il romanzo: “Morte dell’inquisitore” del 1967

 

Oltre alla caccia delle streghe, eretici e agl’infedeli, l’inquisizione si occupò anche di mettere dei libri all’indice, ma di questo ne parleremo un’altra volta.

Sandra Pauletto

2 Risposte a “Struttura della Santa Inquisizione approfondimento di Sandra Pauletto”

  1. Ottima ed istruttiva relazione: argomento interessantissimo ed intrigante. Io mi sto occupando, in questi giorni di “reclusione” a causa del covid 19 e per le misure prese dall’attuale Governo Draghi, dell’Inquisizione in Europa, in Italia con particolare attenzione del Tribunale dell’Inquisizione in Sardegna e degli atti ad esso relativi.

    1. Grazie mille per il commento, anche la parte nel dettaglio della Sardegna deve essere molto interessante. Sei isolano?

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