Silloge: Lacerti di anima di Silvia Lisena con intervista di Eloisa Ticozzi

Silloge edita da Sillabe di sale: Lacerti di anima – Silvia Lisena –  con intervista di Eloisa Ticozzi

“Lacerti di anima” è una silloge scritta da Silvia Lisena, pubblicata da Sillabe di Sale Editore nel 2020. La silloge consta di 60 pagine. La poetessa Lisena dedica questa silloge a coloro che sono alla ricerca, ma non esplicitando cosa si intende, si può dedurre la ricerca della verità e della giustizia, dell’amore e dell’amicizia, temi a lei molto cari. Nell’introduzione vengono spiegate le ragioni per cui si scrive. Si scrive per se stessi ma anche per condividere pensieri e sentimenti con il mondo: ecco il bisogno della socialità, del dover appartenere a qualcosa, la ricerca di un’identità, in particolare nell’essere umano. Per la poetessa Lisena avveniva una certa somatizzazione per quanto scriveva (in passato): effettivamente il corpo forma un essere vivente insieme all’anima, ed entrambi sono forti di una loro robustezza insieme perché legati e uniti secondo una legge universale e misteriosa. La poetessa Lisena ha potuto vincere la timidezza tramite la poesia e la scrittura. La silloge è suddivisa in vari capitoli in base all’anno: 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019, 2020.

“Mi hai prosciugata/come una pianta dopo un lungo periodo di siccità”, così scrive l’autrice Lisena che, dopo un amore sfortunato, usando questa similitudine, spiega il dolore. Ma non è un dolore effimero, fine a se stesso, che contempla il suo stesso stato: si tratta di una sofferenza da cui la poetessa Lisena  rinasce e appare fortificata.  In realtà la sua anima e la sua vitalità, sono ancora lì nel suo corpo, pronte a combattere, a sfidare vita e morte, tribolazioni e gioie del mondo.

La poesia “Fragile me” parla della fragilità, di quanto il genere umano in particolare (con quello animale e vegetale) sia sofferente, esposto alle durezze di vita, a meditare sull’esistenza di Dio, della morte, dei grandi significati. Ma forse questa poesia, arrivando all’individuale e analizzando più in profondità, tratta della delicatezza della poetessa Lisena. Io non la chiamerei “fragilità”, ma più propriamente delicatezza di sentimenti, di perdono, di forza. La sua è una energia da cui attingere a favore di ogni disabilità e contro ogni disuguaglianza, ma non solo: è un urlo di potenza e di verità, di giustizia e di pace interiore.

“Succede che ad un tratto mi ritrovo/ ad avere un paio d’ali”, certamente, la creatività con cui poter immaginare scenari magnifici, contemplare le meraviglie dell’universo, formare un’oasi pitagorica con le parole. Così nasce la meraviglia per ciò che noi non conosciamo, un’epifania che noi non ci attendiamo.

La poesia “La fine dei tempi” misura la sensibilità della poetessa Lisena con la morte. Ma la morte è una rinascita, in altra forma, in altra dimensione: fa parte di ogni ciclo vitale, anche quando è ingiusta e violenta. Ma ogni essere vivente possiede quella forza vivace, quella sorgente da cui scaturiscono parole meravigliose e surreali a volte, ma sempre forti di una certa verità e autenticità che appartengono all’anima.

La poetessa Lisena si definisce “imperita navigatrice” fra le onde del dolore, dell’indifferenza, del razzismo.  Forse questo è un mondo a volte crudele, a volta egoista, ma è il nostro mondo, e tutti insieme cercheremo di modificarlo, di creare una Terra Promessa, una terra di ampio respiro e di ampio raggio. L’autrice Lisena sente la consapevolezza di appartenere al genere umano, anzi al genere delle creature viventi, in un mondo in cui ogni creatura ha la sua ragione d’essere e la propria avventura di vita e di morte.

La poesia “Coronavirus” è molto attuale in quanto tratta della pandemia. Una pandemia che ha creato disagi e morti, ma non solo, fonderà forse una nuova disciplina, una nuova autorevolezza, nel considerare il sacrificio del personale sanitario come qualcosa di fondato sul bene e sull’inviolabilità. Ecco che lo sforzo di ognuno di noi si rende importante e collettivo. Tutto diventa imprescindibile, una parola, un gesto gentile, un’attenzione a un anziano o a un malato. Niente può essere più individuale ed egoista, tutto deve appartenere alla polis, come la intendevano i greci: una condivisione di sentimenti, di anime unificate, di filosofia, di letteratura.

Ho apprezzato il coraggio dell’autrice Lisena, la capacità di ricordarsi come creatura fragile e delicata, il rinnovamento con l’amicizia e la famiglia e l’attenzione verso i fatti sociali e mondiali. In particolare “Epifania primaverile” descrive la primavera come una stagione in cui si risvegliano i sentimenti e i sensi, dove tutto rinasce a nuova vita e la morte lentamente lascia il passo all’eros, inteso universalmente come forza rigeneratrice. Consiglio questa silloge a chi lotta giorno per giorno contro l’ingiustizia, a chi è ancora puro nonostante la vita che tradisce, nonostante il carico di dolore che viene inflitto. L’autrice intende la poesia coma una presenza salvifica, di effetto immediato, forse un valore identitario che conduce all’intimità, all’interiorità, e qualcosa che rigenerando dall’anima, riesce a sublimare il dolore e la materia.

 

Eloisa Ticozzi

 

 

 

INTERVISTA A SILVANA LISENA – SILLOGE “LACERTI DI ANIMA” – SILLABE DI SALE EDITORE.

Dopo aver recensito “Lacerti di anima”, silloge di Silvia Lisena, edito da Sillabe di Sale Editore, abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con la poetessa.
1 – Buongiorno, grazie essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?
Certo, assolutamente sì!
2 – Come nasce l’idea per il titolo: Lacerti di anima?
Il titolo era quello attribuito alla raccolta di poesie “non ufficiale”, quando ancora erano private e non destinate alla pubblicazione. Raccontavano ognuna un’esperienza da me vissuta, per questo le consideravo “lacerti”, che è un termine un po’ più raffinato di “pezzi” e più originale di “frammenti”.
3 – La tua silloge raccoglie poesie che hai scritto nel corso del tempo. Con quale criterio hai scelto quelle da inserire nel volume?
Il 2014 segna la mia “rinascita”. A gennaio ho rischiato di morire per una polmonite e, una volta scampato il pericolo, a giugno ho organizzato un evento in un Festival e a novembre sono entrata in un gruppo di attivismo. Da lì è partita la mia rinascita, o almeno la consapevolezza che la vita ha up and downs ma che dev’essere vissuta a pieno sempre e comunque.
4 – La tua poesia è molto introspettiva che effetto ti fa pensare che gli altri leggano nella tua anima?
Non essendo stato pensato per la pubblicazione, il fatto che gli altri entrino così a fondo nella mia vita mi fa un certo effetto. Tuttavia dicono di ritrovarsi in ciò che scrivo, quindi questo in un certo senso mi dimostra che “essermi scoperta” così tanto ne è valsa la pena.
5 – Come vive un poeta nel nuovo e caotico mondo sempre più virtuale?
Forse appare come una pecora nera, almeno apparentemente… ma io sono dell’idea che se si scardina il preconcetto per cui la poesia è legata solo all’impianto retorico dei grandi autori della letteratura dimostrando che esiste anche la poesia libera, ecco che tutti possono leggere la poesia perché a questo punto ciò che conta è il contenuto che può veicolare messaggi universali.
6 – C’è un argomento che escludi di poter trattare nelle tue poesie?
Non credo, perché si basano sulle mie emozioni che a loro volta sono legate a qualsiasi tipologia di esperienza io viva.
7 – Dopo Lacerti di anima, stai già lavorando a un nuovo progetto?
Sì, questa volta in prosa. Non posso anticipare nulla ma sarà un argomento abbastanza scottante e intenso che susciterà non pochi spunti di riflessione.

Silvia Lisena

 

 

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